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A partire dagli anni Settanta si comincia a vedere uno stile di gioco nuovo e rivoluzionario. Il modo di giocare è caratterizzato da un dinamismo inedito per l'epoca: non si danno requie agli avversari, li si frena, li si assale, facendo loro sentire il fiato sul collo per tutta la durata della partita. La definizione del gioco non potrebbe essere più calzante: pressing. Infatti si ha proprio l'impressione che questo nuovo stile sia pensato per esercitare una pressione costante sullo schieramento avversario. Nato dalle tattiche di Ajax e della Nazionale olandese, il pressing si diffuse rapidamente in tutto il mondo.
In Italia, uno dei primi allenatori che si dichiararono convinti assertori della nuova strategia fu Gigi Radice. Al punto che arriverà a dire:
"Al Torino siamo stati i primi in Italia a fare pressing, a fare molto movimento anche e soprattutto senza palla, a provare sempre lo scambio rapido in velocità, il dai e vai. Insomma, una squadra innovativa, moderna che volevo si ispirasse alla scuola calcistica olandese e tutto questo ci venne riconosciuto non solo dalla critica, ma dai risultati".
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Quando Pianelli mette sotto le sue ali la conduzione del Torino, Radice è deciso a promuovere la nuova tattica di gioco. E per farlo trae spunto anche da altre discipline sportive. Una tra tutte? Il basket. In quel contesto il pressing è routine. Nel calcio dev'essere altrettanto. Perché ciò avvenga è necessario che i giocatori siano in grado di coprire tutti i ruoli: devono saper difendere e attaccare, tirare, ripiegare, avanzare. Devono soprattutto mettere pressione, impedire ogni lancio o slancio tenendo un controllo quasi maniacale di tutti gli spazi a loro disposizione. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, che i granata accolgono con entusiasmo. La squadra è del resto composta da giocatori esemplarmente duttili. Graziani, pur giocando con il numero nove, sa districarsi anche tra le fila dei difensori. Zaccarelli è uno stratega di tutte le zone di metà campo. Patrizio e Claudio Sala non hanno problemi a passare da una parte all'altra del campo. Idem Santin e Salvadori. Radice si trova quindi una squadra dal potenziale di pressing illimitato. E capisce che per farlo maturare deve approcciare il gioco con un'altra mentalità, pensando la partita in diverso modo.
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Detto fatto: alla sua prima stagione granata Radice conquista il tricolore. Il gioco del pressing ha dato i frutti sperati e conquista il cuore di tifosi e giocatori di tutta la penisola. Sebbene il Toro l’anno successivo non riesca a replicare il successo del campionato ‘75-’76, lo stile di gioco viene portato a un livello superiore e dimostra come il calcio sia uno sport in continua evoluzione e a fare la differenza è sempre la connessione che si viene a creare all’interno della squadra.
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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