Nel segno del Toro

Libonatti e la porta avversaria… ristretta!

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Nel segno del Toro / Torna la rubrica di Stefano Budicin: "Libonatti si reca davanti alla porta avversaria e domanda scherzosamente al custode del campo di verificare la misura precisa dell'estensione delle porte e le dimensioni esatte dei pali"
Stefano Budicin

Non so se molti di voi siano a conoscenza di un fatto assai singolare. Durante la partita Torino-Padova, tenutasi al Filadelfia durante il campionato 1927-28, Libonatti si rese protagonista di un gesto simpatico e curioso. Ma prima un po' di retroscena.

Julio Libonatti nasce a Rosario, in Argentina, il 5 luglio del 1901. Figlio di genitori italiani, può beneficiare della cittadinanza italiana sulla base di un accordo internazionale che permette ai figli di immigrati italiani nati in Argentina di acquisire gli stessi diritti che avrebbero se fossero nati nella penisola. Fin dall'infanzia Libonatti si fa notare per le sue grandi doti calcistiche. Capace di muoversi sul campo come un giocoliere, viene soprannominato dai compagni El Potrillo. Il suo tiro è preciso e forte come una cannonata. E non passa molto prima che il Conte Marone venga a conoscenza della sua figura e decida di scommettere su di lui. 

Libonatti, stando alle parole del celebre giornalista Ettore Berrà "era un tipo tracagnotto, l'occhio furbo, un naso rispettabile che fiutava il goal a trenta metri di distanza. Non disponeva di una grande leva di gambe, ma le cosce erano un ammasso poderoso di muscoli. Libonatti era un centravanti di manovra, giuocava arretrato rispetto alle mezze-ali, era un organizzatore, un distributore del giuoco. Non sarebbe mai potuto diventare un centravanti di punta, non era un uomo che andasse allo sbaraglio, era invece un calcolatore, un osservatore attento, frugava con l'occhio acuto nel tessuto della difesa opposta per scoprirne le falle. Il suo tiro era secco, generalmente un tiro corto ma preciso, sul portiere spiazzato".

Ma veniamo all'aneddoto di cui ho dato cenno a inizio articolo. È il 13 novembre 1927, e il Toro sta disputando una partita contro il Padova. I granata sono aggressivi e inarrestabili. Il loro gioco non concede sviste o errori e il punteggio finale è un degno 3-1. Per l'occasione si rendono protagonisti di un record: per cinque volte colpiscono i legni della porta avversaria.  Dirà Vittorio Pozzo della partita: "Il Torino ha colto una vittoria che, se il caso e la sfortuna non si fossero trovati sulla via dei granata in ripetute occasioni, avrebbe potuto prendere l'aspetto numerico di una quantità di punti almeno doppia o anche tripla di quelli segnati. Ben cinque volte infatti il palo salvò la rete degli ospiti dalla capitolazione, mentre gli avanti torinesi trovarono il modo di mancar l'obiettivo in un paio di situazioni verificatesi addirittura a porta vuota". 

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Niente di cui lagnarsi, verrebbe da dire, se non fosse che a fine gara, Libonatti si reca davanti alla porta avversaria e domanda scherzosamente al custode del campo di verificare la misura precisa dell'estensione delle porte e le dimensioni esatte dei pali. Perché solo dando per vero il fatto che la porta si sia ristretta si potrebbe accettare il fatto che per ben cinque volte i tiri siano finiti sui legni. Ed è proprio Libonatti il franco tiratore più sfortunato della giornata.

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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