È mai capitato nell’ampia e tormentata biografia del Toro di trovarsi di fronte ad atteggiamenti arbitrali poco professionali? La risposta è sì, ovviamente. Ciò che però innesca una reazione di sorpresa è legato al fatto che tali atteggiamenti si resero manifesti in una stagione precisa: quella cioè del ‘70-’71.
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Quale famoso arbitro si inimicò un giorno i tifosi granata?
Passiamo alla scena del crimine. È il 28 febbraio 1971 e il Toro sta affrontando il Lanerossi Vicenza. Ad arbitrare è Concetto Lo Bello, il cui cognome mal si attaglia al suo modo di prendere decisioni durante la partita. Il suo comportamento, infatti, è smaccatamente anti-granata. Stando alle testimonianze di allora, l'arbitro si era detto deciso a rendere la giornata dei giocatori un vero e proprio inferno. Due granata vengono espulsi dal campo, Cereser e Fossati. E per non farsi mancare nulla, al 69’, l’arbitro fischia un rigore ingiusto a favore del Vicenza. La partita si conclude con il Toro che perde per 3 a 2. I tifosi granata non ci stanno. Scesi dagli spalti si precipitano negli spogliatoi e inseguono Lo Bello fino all'aeroporto. Tra di loro si stagliano le figure di Giorgio Navone, figlio del vicepresidente granata, e Attilio Romero, che in futuro diventerà presidente del club. È curioso il modo in cui Lo Bello scelse di dirigere il match in quella giornata. Il comportamento di cui si rese responsabile è una macchia che adonta la reputazione da lui faticosamente costruita in decenni di onoratissima carriera. Del resto stiamo parlando di un arbitro che detiene il maggior numero di partite arbitrate in Serie A (328) e che fu insignito del Premio Giovanni Mauro. Gianni Brera lo definì splendidamente: Un po’ Dionisio, tiranno di Siracusa, un po’ Abd el Karim, pirata saraceno. Alto, possente, i capelli neri ondulati, non crespi, il naso forte, gli occhi vivi, sempre capaci di accendersi d' una luce non proprio bonaria, i baffetti sottili a proteggere una bocca larga e sensuale, tracciata di netto sopra un mento quadrato e volitivo. Nato per comandare, lo individui sicuro protagonista quando ormai ti sei sbilanciato in un giudizio fin troppo perentorio: hai scritto infatti di lui che è il migliore arbitro del mondo.
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Durante la stagione ‘70-’71 vi furono altre occasioni in cui fu facile notare lavori arbitrali decisamente al di sotto dei criteri di imparzialità imposti da una simile professione. Ad esempio l’arbitraggio di Michelotti, che durante la partita Torino-Lazio, conclusasi con un pareggio, fece spallucce allorché Giuseppe Wilson infortunò Pulici ed espulse Poletti senza apparente motivo. Capita anche ai migliori di commettere a volte pietosi errori di giudizio. Ma tenendo a mente il caso di Lo Bello viene proprio da domandarsi: qual è il confine che separa tra loro un errore inconsapevole e un gesto compiuto in malafede?
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
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