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Nessuna sconsolazione

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Sotto le granate / Il pensiero della nostra Maria Grazia Nemour nella sua rubrica settimanale
Maria Grazia Nemour

“Pareggio, turna?” mi ha chiesto un amico domenica, alludendo alla partita di sabato del Toro contro la Samp, “Sarai sconsolata”

Ci ho pensato un attimo e gli ho risposto, no, neanche un po’.

Non ho bisogno di cercare consolazione quando la mia squadra gioca da Toro, ci prova, traballa quando a provarci sono gli altri ma poi ci riprova fino alla fine. Uno a uno. Un pareggio giocato in dieci granata, di cui uno col naso rotto. Già, Rocchi fa il purista con Acquah e lo caccia fuori dal campo per entrate non appropriate, ma è misericordioso con Quagliarella, che quando spacca le ossa a De Silvestri neanche si accerta delle sue condizioni e ne approfitta per attaccare, perché contro il Toro rimasto in nove si gioca decisamente meglio. E vabbè, Quaglia non si era accorto di aver esagerato, il sangue che colava dal naso sulla maglia di De Silvestri non gli ha generato alcun dubbio. E all’arbitro neanche.

Rocchi: è questa l’Italia che va ai mondiali.

Ho detestato Miha ogni volta che si è fatto espellere dalla panchina perché anteporre i propri umori all’interesse della squadra lo trovo ingiustificabile, ma sabato con Mazzarri non è successo. Ho dei pregiudizi? Sì, direi proprio di sì.  Mi rappresenta, l’indignazione di Mazzarri nei confronti di Rocchi che non fischia neanche il fallo davanti alla scorrettezza fisica ed etica di Quagliarella, mentre l’irruenza estemporanea di Miha non c’è mai riuscita a rappresentarmi.

Dunque no, non sono sconsolata neanche per l’avvicendamento in panchina. Piuttosto un tantino preoccupata per il mio Toro che si trova con i soldati scelti per servire la strategia di un generale che non c’è più, ecco sì, questo sì. Ma fiduciosa che i soldati non siano mercenari, che si metteranno a disposizione in tutto e per tutto per la battaglia del Toro. Al comando, un uomo che valuta prima di agire, che dà più importanza alle persone che ai moduli.

E poi si può anche non vincere, fondamentale è sentirsi rappresentati da quello che si è visto in campo.

Aveva la faccia di Iago Falque il mio Toro, sabato. Un Toro dalla corporatura non esplosiva ma ben bilanciata. Non un fenomeno conteso da ogni squadra, ma il talento di chi gioca con continuità nonostante spesso venga sottovalutato. Nel Toro si fa giustamente un gran parlare di Belotti e Niang, ma nove delle reti nel forziere sono appese al piede di Iago, e non si tirano dietro tante parole. Sabato Iago l’ha cercata a lungo la doppia cifra, trovando comunque il momento e il luogo per il passaggio perfetto, quello che diventa il gol di Acquah.

Non sono sconsolata perché il mio Toro coltiva il giardino: l’under 17 è solo sul tetto della classifica e per vedere la Juve si deve sporgere cinque punti più sotto; nell’under 14 deve guardar giù di sei punti per avvistare strisce.

Davanti alle strisce che dovremo affrontare noi, che siano quelle dell’Udinese o della Juve, nessuna sconsolazione, se in campo scenderà la squadra granata che gioca da Toro.

 

MARIA GRAZIA NEMOUR – Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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