Sul mio bell’alberello del Toro quest’anno ero indecisa a quale giocatore tributare il posto d’onore, quello sotto la stella, pieno di luci. Alla fine ho deciso per quello che mi ha sorpresa di più, quello che proprio non mi aspettavo di trovare sull’albero granata, N’Koulou.
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N’Koulou Toro, leone indomabile
Monaco, Marsiglia, Lione, Coppa d’Africa, Olimpiadi, Nazionale, ed eccolo al Toro. Leone indomabile del Camerun trasformatosi con grande naturalezza, fin dalla prime giocate in granata, appena qualche giorno dopo il suo arrivo a Torino, in un Toro indomabile.
N’Koulou che ha destato ironia per il cognome, da subito storpiato nella pronuncia, ma che dalla prima partita di Coppa, ad agosto, ha saputo imporre lo spessore del suo nome per intero, decisamente altisonante: Nicolas Alexis Julio N'Koulou N'Doubena
Nel 2015 il Napoli era pronto a investire 20 milioni di euro per portarselo a casa. Quest’anno il Torino lo ha preso a prestito per cinquecentomila euro e lo riscatterà a fine stagione per 3 milioni e mezzo. Una cifra lontanissima dal costo sostenuto dal Milan per l’acquisto di Bonucci o dalla Juve per Howedes.
Ottimo investimento Nicolas, soprattutto perché giocatore di intensa personalità. Serio negli allenamenti, nelle prestazioni in campo e nei commenti davanti ai microfoni. Prima della sfida contro la Roma gli viene chiesto se tema lo scontro con Dzeko, blasonato da una recente doppietta in Champions League. Nicolas risponde: "Non ho pressione, lui è un grande attaccante, ma alla fine si tratta solo di una partita di calcio. Ci batteremo. Ma non è importante lo scontro tra noi due, ma la prova della squadra. Abbiamo bisogno dei tre punti e faremo di tutto per vincere". Già, si tratta solo di una partita di calcio. Concetto semplice, che però sfugge lontano chilometri dai commenti di altri calciatori affetti da esaltazione cronica. Alla fine ha ragione Nicolas, a un giocatore è richiesta solo la serietà nella prestazione. Alla pace nel mondo ci penserà qualcun altro.
N’Koulou si merita un posto d’onore sull’albero granata 2017 perché scivola e chiude, ci protegge con stile, senza mai farsi sanzionare per azioni scorrette. Contro l’Atalanta è stata la sua testa a intercettare il pallone catapultato in area da Ljajic, e a indirizzarlo dove Berisha non poteva prenderlo, rete. Proprio come aveva fatto in Coppa d’Africa, segnando contro l’Egitto. Urla, applausi e cori granata per Nicolas, quelli del gol, certo, ma pieni anche delle tante volte che ci ha fatto sorridere di soddisfazione nel vederlo fermare gli attaccanti, chiudendo a chiave la nostra porta. Azioni meno eclatanti, ma ugualmente fondamentali. Una volta lo faceva Glik.
Il 33 di N’Koulou è un numero da giocare al Lotto granata, da agosto non c’è stata partita senza che il 33 abbia corso in campo. Solo il 33, si è visto sempre.
Sull’alberello del Toro, vicino a N’Koulou ho appeso la pallina di Sirigu, sotto quella di Ansaldi, a destra Iago e Lyanco, più su Burdisso e Vanja, un po’ più su ancora, Edera. E intorno, tutti gli altri. Ho un bell’alberello granata, spero solo che si illumini un po’ di più.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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