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Non sono troppo eccessive le critiche al Toro e a Bianchi?

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
“Del Toro mi ricordo maggiormente i brutti momenti perchè ti insegnavano sempre qualcosa, in particolare a reagire alle avversità”. Non più tardi di sabato scorso, nel giorno del suo compleanno, Emiliano Mondonico...

Del Toro mi ricordo maggiormente i brutti momenti perchè ti insegnavano sempre qualcosa, in particolare a reagire alle avversità”. Non più tardi di sabato scorso, nel giorno del suo compleanno, Emiliano Mondonico rispondeva così alla domanda su quali momenti della sua esperienza in granata gli erano rimasti più impressi nella mente e nel cuore. Un saggio, il Mondo, di quella saggezza contadina che ai giorni nostri si va lentamente perdendo e che ti fa pensare che è davvero un peccato. E' bastato, infatti, un quarto d'ora da incubo in quel di Parma per scatenare in buona parte della tifoseria granata la psicosi del ''tutto è perduto'', neanche fossimo al posto del Palermo.   Sia chiaro, a tutti, me compreso, girano le scatole per una sconfitta di proporzioni atomiche a fronte di una partita che per 75 minuti è stata largamente nelle nostre mani. Diciamo anche che può far ''incazzare di brutto'' (per usare un francesismo) perdere in questa maniera sbracando così ignobilmente, ma a mente fredda non si può non pensare alle parole del Mondo per rendersi conto che, ancora una volta, è il momento di compattarsi, sostenere la squadra e sbarazzarsi definitivamente di quel pessimismo cosmico che trasforma ogni sconfitta in una tragedia dai risvolti necessariamente drammatici. Giusto fare delle critiche. Sacrosanto, in vero, stante la recidiva di quest'atteggiamento molle e senz'anima già visto col Parma all'andata (sarà la nostra bestia nera??), nel secondo tempo del derby, contro il Milan ed in misura diversa un paio di settimane fa a Cagliari. Doveroso segnalare che le statistiche dicono che siamo la squadra che peggio sfrutta il portarsi in vantaggio. Coraggioso far notare a mister Ventura la sua non impeccabile gestione dei cambi: spesso in ritardo sul dovuto, lasciando che i giocatori siano completamente spremuti prima di sostituirli e contemporaneamente non dando abbastanza minuti ai subentranti per incidere sulla partita. La cosa più grave, a mio avviso, è la sua incapacità, da alcuni definita supponenza e da altri coerenza, di fare cambi pragmatici (del tipo un difensore per un attaccante o similari) per difendere con le unghie e con i denti un prezioso risultato che si sta concretizzando.   Fatto quindi esercizio di critica inquadrando le cose su cui si deve lavorare e si può migliorare sia a livello di gioco che a livello mentale per rendere più liscio possibile il raggiungimento della fatidica quota 40, ho trovato fuori luogo e sinceramente poco “granata” lo scagliarsi di tanti tifosi contro Bianchi, principale colpevole a detta loro della sconfitta di Parma (in verità in compagnia di Masiello con il quale divideva  la pesantezza della maggior parte delle invettive) per aver sbagliato i gol che potevano chiudere l'incontro a favore del Toro. So che l'argomento Bianchi è ormai talmente delicato, perchè avvelenato da faziosità e pregiudizi di vario genere sia pro che contro, da rendere difficile parlarne oggettivamente e, soprattutto, serenamente, ma ci proverò lo stesso.   Innanzitutto, mi soffermerei sulle statistiche, cioè sui freddi numeri per smantellare un grosso equivoco di fondo: il rapporto tra lo stipendio di Bianchi e il numero di partite giocate e di gol fatti è assolutamente in linea con quello dei primi 20-25 giocatori della classifica marcatori. Chiunque abbia voglia di dare un'occhiata alla classifica marcatori della serie A, si renderà conto che a parte Sau, il ragazzino Aicardi e forse Denis tutti coloro che hanno segnato più reti di Rolando guadagnano comunque più di lui. Per non parlare di quelli che guadagnano molto di più, tipo Borriello, e di gol ne hanno fatti di meno. E' un fatto. Come è un fatto che il “fenomeno” Amauri, con stipendio superiore a quello di Bianchi, prima di domenica avesse segnato appena 6 gol (e infatti il Parma aveva vissuto di rendita più che altro sull'inaspettato exploit in zona gol dell'altro Sansone). Ora, da tutto ciò non si può che inevitabilmente concludere che l'erba del vicino non è sempre la più verde, che gli attaccanti che segnano regolarmente costano cari, molto più di un Bianchi, e che non è solo una questione di attaccanti se le squadre girano al meglio (infatti la gobba non ha nessuno in doppia cifra ad oggi...). Criticare Bianchi, ma in realtà il discorso vale anche per tutti gli altri attaccanti del Toro, per i gol falliti è corretto fino ad un certo punto: uno perchè non esiste un attaccante per bravo che sia che non sbagli anche la più facile delle reti (mi vengono in mente certi errori di Milito o le ultime imbarazzanti prestazioni di Cavani...) e secondo perchè il gioco di Ventura non aiuta i centravanti a vedere la porta mentre tende a far fare “bella figura” maggiormente agli esterni in questo senso. E sempre considerato che il calcio non è una scienza esatta, non è detto che un altro attaccante, sulla carta più forte di Bianchi, possa fare meglio di lui al Toro in relazione allo schema della squadra, al resto dei compagni e alle pressioni ambientali (vedi ipercriticismo di certa stampa e di certi tifosi...). Mancano dieci giornate alla fine del campionato e nelle prossime sette partite giocheremo contro 6 delle prime 7 squadre della classifica: tutte eccetto l'Inter. Impegni durissimi, ma dai quali è necessario uscire con dei punti pesanti. Ricordiamoci le parole del Mondo, evitiamo di pensare allo stipendio di Bianchi e sosteniamo i ragazzi provando a lasciare al bar i pregiudizi verso questo o quel giocatore. Tanto i conti, anche quelli dei gol fatti, si fanno sempre alla fine.   Alessandro Costantino Twitter: AleCostantino74