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columnist
Inutile fare giri di parole e prendersi in giro: la favoletta che nelle competizioni europee si tifa per le italiane non vale per i tifosi del Toro quando gioca la Juve in coppa. Sfido chiunque a sostenere il contrario. Penso che giovedì sera nessun tifoso granata si sia strappato i capelli per l'eliminazione dei gobbi, ed, anzi, immagino che a molti, me compreso, abbia fatto davvero piacere che il Benfica sia approdato alla finale di Europa League.
D'altronde la gloriosa società di Lisbona, contro cui il Grande Torino giocò l'ultima sua partita (perdendola 4-3, un dettaglio beffardo che spesso viene omesso, ma che rende l'idea di quanto il destino sia sempre stato cinico e baro nei confronti del Toro...), ha omaggiato gli Invincibili in molti modi. In maniera ufficiale salendo a Superga con una rappresentanza societaria per una sosta alla lapide dei caduti, in maniera informale attraverso i suoi tifosi dapprima con lo striscione esposto nella gara di andata contro la Juve a Lisbona e poi con una visita a Superga ed al Filadelfia ed infine in maniera indiretta con una grande prestazione da "cuore granata" impedendo alla Juve di "appropriarsi" della finale in casa. Mai messaggio dalla Maratona fu più diretto e sincero: Obrigado Benfiquistas!
E già perchè quest'anno la settimana che porta all'anniversario del 4 maggio è stata parecchio movimentata. C'è stata la questione del mancato spostamento della partita col Chievo, le tensioni con la Lega, il ritorno di Benfica-Juve, l'ansia per il match coi clivensi che risulta determinante per continuare a sperare in una qualificazione ai preliminari dell'Europa League, l'accordo tra SCR e la Fondazione Filadelfia. Insomma, un bel tourbillon di notizie, di emozioni, di speranze.
E poi una notizia che a me personalmente ha fatto davvero piacere: il presidente Cairo ha deciso di affittare un volo charter per far tornare la squadra da Verona subito dopo la partita col Chievo, giusto in tempo per poter partecipare alle celebrazioni alla Basilica di Superga. Il che permetterà a capitan Glik, primo straniero a farlo, di leggere i nomi dei 31 caduti di fronte alla lapide e di perpetrare così una delle più solide e toccanti tradizioni del mondo granata. Ora, molti di voi non ci vedranno niente di strano nell'utilizzare dei soldi (immagino un bel po' di soldi...) per predisporre un rientro così rapido, eppure conoscendo lo stile di Cairo (e non aggiungo altro...) a me sembra un gesto "nuovo" quello fatto dal presidente. Sarà l'euforia della stagione esaltante che vive la squadra paragonabile forse solo alla cavalcata del primo anno di gestione del patron alessandrino, sarà che in effetti a furia di batter capocciate qualcosa ha "imparato", ma vedere il fu Papa Urbano rivestirsi di quei panni che per testardaggine o sciaguratezza è stato costretto a dismettere con filotti di stagioni una più disgraziata dell'altra, mi fa sorgere il dubbio che magari il vento sia cambiato sul serio nella Torino granata.
Un Cairo più "granatizzato" è in fondo quello che tanta parte della tifoseria gli ha chiesto negli anni più bui della sua presidenza. Spesso in passato in parecchie sue mosse non si capiva perché, al di là di scelte giuste o sbagliate, non provasse, anche sbagliando, a fare qualcosa di veramente granata piuttosto che limitarsi al copione da cumenda milanese. A me sarebbe piaciuto che mi dicesse e poi lo traducesse in fatti: "Non compro Tizio o non rinnovo Caio perchè destino quei soldi al vivaio o al Filadelfia". Cose così, che lì per lì mi avrebbero comunque fatto arrabbiare, ma per le quali mi sarei fatto una ragione sapendo che però dall'altro lato si facevano crescere dei giovani o si trovavano delle risorse per il Fila. Vedere, oggi, germogli di questo granatismo rinascere in Cairo mi sembra una buona notizia: per noi, per lui e soprattutto per il Toro.
E se si facesse prendere la mano e davvero costruisse una squadra forte per l'anno prossimo?
Intanto aspettando un'amichevole col Benfica, mi godo la faccia di Conte e l'attesa di Chievo-Torino che sarà sicuramente una dura battaglia: l'ultima di tante, la prima di altrettante. E' la storia del Toro, ed è bella così. Unica nel suo genere, toccante come poche. Obrigado Toro!
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