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TURIN, ITALY - OCTOBER 09: Mattia Destro of Empoli FC scores their side's first goal whilst under pressure from Nikola Vlasic of Torino FC during the Serie A match between Torino FC and Empoli FC at Stadio Olimpico di Torino on October 09, 2022 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
Empoli-Torino, trentanove incontri tra A, B e Coppa Italia, e soltanto due vittorie granata di cui una sola nella massima serie.
Insomma, storicamente, il Castellani come una trappola, l’Empoli vera bestia nera del Toro con il segno X ad essere il più ricorrente.
Sabato sera, nel match che chiude gli anticipi, un pareggio sarebbe salutato come un addio alle residue speranze granata di agganciare il treno europeo mentre per l’Empoli sarebbe un brodino tiepido, non troppo corroborante, nella lotta per non retrocedere.
Ancora una volta sarà un match particolare per Davide Nicola, cuore granata doc, allenatore capace di salvare il Toro nel 2021 al termine di un campionato a dir poco tribolato.
Salvezza a parte, anzi, miracolo a parte, a Davide Nicola non si può che voler del gran bene a partire da quella rete di testa nella bolgia di un Delle Alpi vestito a festa in una caldissima notte di giugno di quasi vent’anni fa contro il Mantova.
Dicevamo della ricorrenza del segno X uscito ben quindici volte sulla ruota di Empoli.
Per raccontare di un evento felice in terra toscana dovremmo raccontare forzatamente la vittoria per 1-3 con tripletta dell’Uomo che non saluta, ex capitano di tante battaglie, colpito da una perdita di memoria (e anche di riconoscenza).
Ma non parliamo di una partita che peraltro servì a poco e niente se non alle statistiche, ma che resta come la prima e unica vittoria in serie A del Toro contro gli azzurri. Era il 2022.
In quella occasione Etrit Berisha, che adesso veste i colori dell’Empoli, la combinò grossa sul tiro del polacco Zurkowski, un bel peperino che farebbe comodo a molti reparti centrali della massima divisione.
La papera dell’albanese costò l’iniziale svantaggio ribaltato poi dalla tripletta del succitato ex capitano.
Non mi va nemmeno di parlare di M’Baye Niang, enigmatico attaccante esterno che il Toro acquistò su suggerimento di Sinisa Mihajlovic e che rese più o meno quanto una Duna di seconda mano.
Ex di giornata, Niang fu l’incompreso della stagione 2017/18, giocatore con potenziale incredibile ma dal carattere alquanto bizzoso, venne ceduto al Rennes al termine di una annata da quattro gol e diverse giaculatorie. Quelle dei tifosi granata.
E poi c’è Mattia Destro, bimbo prodigio che non ha mantenuto tutte le promesse, ma che a trentatré anni suonati può vantare quasi trecentocinquanta presenze e cento gol, tra A, Coppa Italia e Champions di cui tre, tutti decisivi, al Toro.
L’ultimo in ordine cronologico, una rovesciata, proprio con la maglia dell’Empoli, qui a Torino, in una piovosa domenica di ottobre del 2022 con la complicità di Djidji e di Vanja, sorpresi entrambi dal gesto tecnico del centravanti figlio d’arte.
Pertanto, il rischio di scrivere di qualche sonora sconfitta o di qualche delusione, porterebbe il lettore a sottolineare quanto la rubrica in questione sia portatrice di sventure o come ebbe a dire un commentatore social: “Speriamo che i nostri non leggano quest’articolo, potrebbe deprimerli.”
Eh sì, perché normalmente quando scrivo questi articoli cerco proprio le storie più deprimenti, sperando che i nostri, nel buio delle loro stanzine, la sera, prima di coricarsi, leggano delle sventure e delle malefatte che venti o trent’anni addietro, pedatori che vestivano la stessa maglia erano riusciti a combinare.
Certe volte penso semplicemente che ci sia poco o niente che non sia già stato raccontato, e spero che i miei pensieri possano essere un passatempo per chi ha la pazienza di leggerli e di sopportare anche storie che non sempre hanno un lieto fine.
Del resto, se a Empoli abbiamo sempre preso schiaffoni, la colpa è forse mia?
Chiedo.
Di questa sfida che appare come uno degli innumerevoli bivi delle nostre stagioni più o meno recenti, mi torna in mente una sua edizione particolarmente beffarda.
Stagione 2002/2003.
Una stagione così sfigata non la potrebbe raccontare nemmeno Paolino Paperino in una delle sue peggiori avventure con la sorte.
Basterebbe scrivere l’annata per definire il concetto di disastro sportivo, peggior annata di sempre in A, ultimo posto e retrocessione.
Come fai a non ricordare, in un derby che il Toro chiuderà in otto, le finte di Fattori a tu per tu con Buffon praticamente sdraiato manco fosse in spiaggia a Forte dei marmi a prendere il sole?
Eravamo uno a zero per loro e poteva essere il pareggio più epico di sempre.
Sarà ricordato come la cosa più inspiegabile di sempre, tipo Triangolo delle Bermuda.
Come dimenticare gli incidenti al Delle Alpi che sospendono il match contro il Milan e ci costringono a peregrinare tra Parma e Reggio Emilia per le ultime cinque partite di campionato?
Ma soprattutto, come puoi non ricordare quella volta in cui, offendemmo la fortuna in maniera talmente sfacciata dal venire puniti proprio sul più bello in quel di Empoli?
Gennaio 2003, Empoli-Torino 1-1
Minuto 90. Il risultato è sullo zero a zero.
Tutto sembra apparecchiato per il più classico dei pareggi che accontentano un po’ tutti, nonostante l’ineffabile Paparesta ci abbia negato un rigore solare per fallo di mano di Lucchini su tiro di “un po’ Gento, un po’ Meroni, un po’ Best” cit. - al secolo - Federico Magallanes.
Contrariamente al solito, il Toro di Ulivieri non aveva demeritato e con una partita attenta, onesta e più che degna (ma non troppo coraggiosa), nella ripresa era riuscito a impensierire la difesa empolese.
Non erano stati fuochi d’artificio perché Lucarelli (impalpabile) e Sommese non avevano creato particolari problemi a Berti, ma avevamo sfiorato il vantaggio Castellini prima e poi (quasi) con Balzaretti, anticipato di un soffio da Buscé proprio sul più bello.
Ma al minuto 91, il miracolo.
Ferrante stoppa e addomestica un pallone e centra basso di sinistro.
La palla attraversa l’area empolese e Cribari nel tentativo di spazzare, trafigge il suo compagno di squadra Berti.
Uno a zero per il Toro a un minuto e mezzo dalla fine della partita.
Un regalo di valore inestimabile in un’annata dove niente sta andando per il verso giusto.
Ma a questo punto, se mai ce ne fosse bisogno, il segno, inequivocabile che la stagione sia nata sotto una stella sbagliata si palesa in tutta la sua cattiveria beffarda e virulenta.
Mancano venticinque secondi alla fine della partita.
Calcio di punizione dalla trequarti granata per il Toro.
Sul punto di battuta va Stefano Fattori.
Basterebbe un rilancio lungo magari verso l’esterno del campo, sicuramente il più lontano possibile per far sì che il triplice fischio finale arrivi e saluti una vittoria finalmente segnata dalla buona sorte.
Invece Fattori calcia all'indietro per Bucci. L’estremo granata rilancia centralmente di piede e i toscani ricostruiscono alla disperata.
Lancio di Cribari, testa di Cappellini, sinistro dal limite di Rocchi e 1-1 al 47'35", con la difesa del Toro stralunata, incredula, attonita e Ulivieri furioso con i colpevoli del delitto appena compiuto.
Due punti sfumati all’ultimo respiro mentre spirava l'ultima raffica di un vento gelido che aveva sferzato il Castellani dall'inizio alla fine del match.
Una doccia gelata, una mazzata che, a livello psicologico, peserà come un macigno e che farà capire, persino al più ottimista dei tifosi, che quella sarà davvero l'annata più disgraziata di sempre.
Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri solo la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.
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