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Ogni maledetta domenica. E sabato. E lunedì. E…

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Il Granata della porta accanto / Torna la rubrica di Alessandro Costantino: "Ricordi quando ci fermammo per il primo spot televisivo? Quello fu l'inizio della fine”
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Mi è capitato di rivedere di recente quel capolavoro (per chi apprezza il genere molto raramente ben riuscito di film a tema sport) di Oliver Stone che è “Ogni maledetta domenica”, pellicola di una ventina di anni fa sul mondo del football americano. Il protagonista è Al Pacino che fa la parte di un vecchio allenatore schiacciato fra la nostalgia per i tempi dove il football era uno sport più “ruspante” e i cambiamenti moderni verso un’estremizzazione del business a tutti i costi. Quando il film uscì, in Italia era da poco iniziata l'epoca delle pay tv e dell'incremento esponenziale del valore dei diritti tv, cioè il momento storico che, assieme alla Legge Bosman, ha cambiato definitivamente il nostro calcio.

C'è una scena in cui Al Pacino dice ad uno dei suoi vice allenatori nonché suo vecchio compagno di squadra: “Il gioco è puro ed è tutto. Ricordi quando ci fermammo per il primo spot televisivo? Quello fu l'inizio della fine”. Non è questione di essere nostalgici, ma le parole di Al Pacino possono essere adattate tranquillamente al calcio per come lo avevamo conosciuto ed amato da sempre: il 29 agosto 1993 Lazio-Foggia è la partita che segna il punto di non ritorno per il nostro calcio, essendo il primo match trasmesso a pagamento da una televisione italiana. Venticinque anni dopo aver venduto l'anima al diavolo, il mondo italico del pallone non fa che continuare a seguire quella strada senza aver minimamente pensato se potesse essercene un'altra. Dopo aver accantonato gli amatissimi numeri dall’1 all’11, aver tappezzato le magliette di mille patch per favorire gli sponsor ed aver permesso alle telecamere di entrare dappertutto tranne che nelle toilette, anche la trasformazione ufficiale in campionato “spezzatino” sarà bella che servita dall'inizio di questa stagione.

“Ogni maledetta domenica si vince o si perde, ma quello che fa la differenza è farlo da uomini” diceva Al Pacino in uno dei discorsi più accorati ai suoi giocatori nello spogliatoio. Da noi neanche più l'espressione “ogni maledetta domenica” si potrà più usare perché si giocherà di sabato, di lunedì e probabilmente pure di venerdì qualche volta. Ormai il gioco è in mano alle tv in tutto e per tutto. La voce diritti televisivi incide mediamente per due terzi sui ricavi delle squadre italiane, un dato al quale è superfluo aggiungere altro. E così il calendario appena uscito (tra l'altro una volta si faceva in FIGC ora sia fa direttamente a Sky) sancisce ben poco delle giornate di campionato se non l'accoppiamento dei singoli incontri: data e ora saranno a discrezione degli anticipi e posticipi dettati dalle tv.

Ma come fa il tifoso che ha fatto l'abbonamento allo stadio ad organizzarsi per tempo? E come fanno quelli che abitano lontano e vogliono organizzarsi il viaggio per tempo per andare a vedere la propria squadra del cuore magari una/due volte all'anno? Non possono perché fino a quando non sono definiti orari e date precise vivranno nell'incertezza di sapere se potranno o meno recarsi allo stadio e con un aggravio di costi se costretti a prenotarsi viaggi senza congruo anticipo. Una cosa che non aiuta a migliorare il tasso di riempimento degli stadi, sempre che ciò interessi davvero… Per non parlare delle clausole di garanzia, cioè la possibilità per le società di vietate l'ingresso a persone “non desiderate”.

Un'aberrazione che permetterà a soggetti privati (i club) di dare una sorta di Daspo “privato” ai propri tifosi. Uno strumento che, se usato male, farà esattamente l'opposto di ciò che dice chi lo ha introdotto: reintrodurre la dimensione sociale del gioco del calcio. Un po' troppo anche per l’Al Pacino di “Ogni maledetta domenica” che su questo tema non avrebbe, purtroppo, nessuna frase ad effetto da regalarci.

 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

 

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