Lo aspettavo Rincon, e in questa stagione è finalmente arrivato.
columnist
Oh generale, mio generale
Ho un debole per i Venezuelani. La parola Vinotinto l’ho sempre trovata evocativa di passione, piacere e di…Toro.
Qualche anno fa scommisi sui piedi di Josef Martinez, che in alcune occasioni avevo visto alati. Lo aspettavo a ogni partita, tesserata numero uno e unica del suo fan club, ma poi non è mai veramente arrivato Martinez. Saperlo capocannoniere negli USA mi ha fatto comunque piacere.
Il Venezuela è un paese difficile dove nascere e crescere. Geograficamente faticoso tra vulcani e montagne, socialmente variegato, politicamente ruvido. Mai come in questi giorni, il Venezuela gioca sfide su cui scommette il futuro. Ricco di risorse, povero di diritti. Lì, chi emerge giocando al meglio il suo talento, non può che essere compatto per non disperdere energie difficili da recuperare, forte e determinato per affrontare quello che arriva a muso duro. Proprio come Rincon. El General che scende in campo senza lasciare in panchina la sua espressione accigliata, quella di chi combatte con lo spirito prima che con le gambe.
Non è affatto scontato che un venezuelano prenda un aereo da San Cristobal e atterri in Europa per giocare a pallone. Cinque anni in Bundesliga con i colori dell’Amburgo e poi la serie A. Da Genova fino a Torino. Dalle Ande alle Alpi. Il primo venezuelano della storia della Juventus, quello che mentre i suoi compagni alzano la Coppa Italia al cielo, fa sventolare la bandiera del Venezuela. Orgoglio di chi è andato lontano ma ama il posto da dove è partito, che gli somiglia e ne forma il gioco. Quello che la fascia da capitano della Vinotinto l’ha ereditata da Arango e magari la passerà a Herrera, che chiamano il nuovo Rincon. Quando arriva a Torino, il suo successo, nelle dichiarazioni, è per i connazionali: è il Venezuela che spera, fatica e vince. L’allenamento di un uomo è sempre fisico e mentale, si gioca con entrambi.
Dal 2017 il capitano della Vinotinto indossa il granata del Toro. Numero 88, dice di amare l’otto Rincon, che in effetti lo rispecchia fisicamente in qualche modo. 80 i falli commessi lo scorso anno, anche se i contrasti vinti sono stati sola la metà. Ma mai come nelle ultime partite – complice, forse, la posizione a lui più congeniale, il gioco organizzato di Mazzarri, la forma acquisita giocando – è stato generale del centrocampo. Efficace nel proteggere col corpo la palla, anche se poi non è sempre pulito nel gestirla. Quando non riesce la qualità, non manca comunque la quantità. Duro a contrastare e chiudere, sa detonare in attacco, tre reti in questo campionato.
Alla bellissima moglie Karina Mendoza Leon, in un’intervista viene chiesto di definirlo con una sola parola e lei sceglie: umile. Davvero una qualità significativa per un calciatore che in mezzo al campo apre e chiude la squadra. Salva e indirizza.
Rincon, el General del Toro. Dopo la bella sudata a zero gradi contro l’Inter ha detto “Ora continuiamo così”. E sa che il popolo granata l’ha preso in parola: ora continuiamo così, General.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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