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Il Torino perde la terza gara nelle ultime quattro contro il Cagliari: Walter Mazzarri si prende una gustosa rivincita vincendo per 2-1 nello stadio dove allenò e allunga verso la salvezza, mentre il Torino di Juric si interroga su quanto accaduto. Di questo ed altro si parla con Serino Rampanti nel nuovo appuntamento con “Parola al Mister”.
Serino, dove affonda le radici la sconfitta del Torino contro il Cagliari?
“La ragione principale deve ricercarsi a mio avviso sul piano tattico. Premetto che nei miei interventi su Toro News non ho mai voluto addentrarmi più di tanto in analisi tecnico-tattiche, parlando invece di rendimento generale della squadra o di singoli giocatori, oppure di dinamiche relative all’ambiente. Non mi piace atteggiarmi a professore di calcio, ci provano già in tanti. Detto questo, stavolta faccio uno strappo alla regola perché sono stato invitato a farlo da alcune persone che ci seguono”.
Quali sono, quindi, queste ragioni tattiche che hanno fatto la differenza?
“Mazzarri a mio avviso ha vinto la partita grazie a tre mosse tattiche che hanno fatto la differenza. La prima: il Cagliari ha giocato come fa sempre il Torino. Ormai molti avversari hanno preso le misure ai granata ed anche per questo le squadre di Juric spesso calano nel girone di ritorno: il Toro ha un gioco monotematico e trovare le contromisure giuste sta diventando troppo facile. Hai notato una cosa? Il Cagliari non ha mai iniziato l’azione dal basso, rilanciando sempre lungo verso la metà campo dei granata, e ha impostato la partita sulla lotta sulle seconde palle. La seconda mossa: non è stato schierato dal primo minuto alcun attaccante centrale. Joao Pedro e Pereiro tendevano ad allargarsi, un po’ per impedire a Djidji e Rodriguez di contribuire alla fase offensiva, un po’ per togliere punti di riferimento a Bremer, che infatti ha spesso dovuto salire fino a centrocampo per trovare un uomo da marcare uscendo dalla sua zona di comfort. La terza mossa? L’ingresso di Pavoletti che è riuscito a far salire la squadra nel momento di maggior pressione del Torino. Un cambio assolutamente determinante da parte di Mazzarri”.
Dunque Torino-Cagliari è stata soprattutto la vittoria di Mazzarri su Juric?
“Diciamo che Mazzarri si è preso una gustosa rivincita. Sono sempre stato un suo estimatore, sia dell’uomo che dell’allenatore, e il tempo gli sta dando ragione: guardate quanti punti ha fatto il suo Cagliari nel girone di ritorno. Nella fase finale della sua esperienza al Torino si è preso colpe non sue, pagando situazioni in cui lui non c’entrava e lasciando sul piatto 600mila euro al momento di risolvere il contratto col Torino. D’altronde è un tecnico di grande esperienza e non si poteva pensare che di colpo fosse diventato un incapace. Gli è successo un po’ quello che sta succedendo a Vanja Milinkovic-Savic oggi, che per l’ambiente sta diventando il perfetto capro espiatorio con cui prendersela per ogni problema”.
Assolvi quindi Vanja?
“Direi che non ha avuto responsabilità nella sconfitta contro il Cagliari. Detto questo, si vede che non è sereno, che sta percependo il fatto che l’ambiente non ha fiducia in lui. Infatti da settimane ti dico che Juric farebbe bene, secondo me, a dargli un turno di riposo. Vanja stia sereno per qualche giornata, venga tolto dall’attenzione generale e il suo rendimento ne trarrà beneficio”.
Come può uscire il Torino da questa crisi di risultati?
“Vedi, secondo me uno dei problemi è che nel gioco del Torino non esiste la fase di amministrazione del gioco e della palla. All’interno dei novanta minuti devi anche saper recuperare le forze e ragionare allentando il ritmo. Il gioco del Torino invece è una continua frenesia. E non puoi giocare sempre così perché poi le pause, i blackout, arrivano quando non li vuoi. Secondo me molti giocatori ora stanno rifiatando fisiologicamente. In primavera torneranno a far vedere buone cose ma comunque resta il fatto che non sarà facile ottenere risultati, perché ormai gli avversari hanno capito cosa fare contro il Torino”.
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