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Rampanti: “Sinner, facci un piacere: presta al Toro un po’ della tua mentalità”
Il pareggio per 1-1 contro il Monza interrompe la striscia di sconfitte ma certo non allontana il momento negativo del Torino, in un pomeriggio caratterizzato da un’altra forte contestazione nei confronti del patron Urbano Cairo. Di questo parliamo con Serino Rampanti, nella nuova puntata di “Parola al mister”.
Serino, prima di tutto cosa pensi della contestazione a Cairo? “Cairo ha sempre dimostrato di farsi scivolare tutto addosso e di non farsi spaventare, a differenza di altri presidenti, che hanno resistito poco alle proteste per poi dimettersi o cedere il club. Lui, invece, continua imperterrito. Mi diceva un amico che lo conosce meglio di me, anzi, che le proteste lo caricano ancora di più. E quindi non so proprio se mollerà la presa, ho forti dubbi in merito”.
Invece, per quanto riguarda Torino-Monza, che partita è stata? “L’ho vista dal vivo e posso dire che, intanto, bisogna inquadrare la situazione che sta vivendo la squadra. Avendo il sottoscritto giocato per un po’ di anni, so che esistono periodi buoni e meno buoni. Durante questi ultimi, in certi giocatori, viene fuori un certo timore di sbagliare e quindi coloro che hanno poca personalità non si fanno vedere per ricevere palla in campo, si nascondono per paura di sbagliare. Se proprio hanno la palla tra i piedi, non rischiano mai niente. Vanno sempre sul sicuro, fanno il passaggio di fianco o all’indietro. Questo è l’atteggiamento dei giocatori mediocri, senza personalità. Altri, invece, si prendono la briga di giocare, rischiare, inserirsi. Questo invece è l’atteggiamento dei giocatori veri. Se la maggioranza della rosa è composta dalla prima categoria, allora hai un problema. Devono invece prendere il sopravvento i secondi. Nel Torino attuale, stentano a mettersi in luce coloro che dovrebbero essere più propositivi. Proprio per questo, essere stati raggiunti subito dopo il vantaggio è stata una mazzata: giocando sull’1-0, alcuni magari sarebbero stati più invogliati a rischiare qualche giocata in più. L’evoluzione invece c’è stata quando è entrato il ragazzino”.
Parli di Njie? “Certo. Lui, a differenza di altri, non ha retropensieri e gioca liberamente. Dovrebbero riuscire a raggiungere questa forma mentis anche gli altri. Peccato che sia entrato solo nel finale. In gare come queste, ha molto peso la psicologia, lo stato mentale dei giocatori, che in questo momento sentono tutto, sia quello che succede in campo, sia quello che accade fuori. Il grande giocatore passa sopra a tutte queste cose, quello che ha dei limiti no, e di questi ultimi nel Torino ce ne sono troppi. Accade lo stesso quando un giocatore di una squadra di medio cabotaggio passa in una squadra grande e magari non riesce ad esprimersi perché sente troppo la pressione. La forza mentale, nello sport, è la componente mentale preponderante. Sinner domina il tennis proprio per questo: mentalmente, è una spanna sopra a tutti. Avesse un momento libero, ora che è in vacanza, non sarebbe male passasse al Filadelfia a insegnare come si affrontano le pressioni, accompagnato dall’amico Sonego…”.
Chi nel Toro ha dimostrato forza mentale contro il Monza e chi no? “Ricci non mi è dispiaciuto, si vede che è stato punzecchiato a dovere dall’allenatore, ho visto qualche verticalizzazione in più. Ho visto invece troppo poco dai due attaccanti (ma Adams ha l’attenuante di esser rientrato da un infortunio) e da Vlasic, che non ha ancora trovato una vera collocazione tattica. Da mezzala tende a defilarsi verso l’esterno e in mezzo così si creano troppi spazi. Ho letto che Vanoli ha detto di aspettarsi qualche spunto in più da Lazaro. Purtroppo, anche lui si è illuso dopo le prime buone prestazioni dell’austriaco. Noi che lo vediamo da qualche anno sappiamo invece che il suo rendimento è stato quasi sempre insufficiente. Continuano quindi a venire a galla i difetti di questa squadra. E stavolta per me anche Vanja, che ho sempre difeso, ha delle pesanti responsabilità. Il portiere, per come la vedo io, non deve prendere gol di testa nell’area piccola, che deve essere roba di sua pertinenza: doveva uscire prima. Deve assolutamente avere più coraggio, soprattutto essendo alto più di due metri. Penso sia stato un errore drammatico per uno come lui”.
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