PAROLA AL MISTER

Rampanti: “Toro, non so se questa rosa possa arrivare tra le prime dieci”

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Serino analizza così i temi di casa Toro dopo il pareggio contro il Cagliari
Gianluca Sartori Direttore 

Il Torino pareggia a Cagliari e prosegue nel suo trend di certo poco entusiasmante per quanto riguarda le partite in trasferta: solo cinque punti, con quattro gol realizzati. I granata si fanno acciuffare dalla rovesciata di Joao Pedro e rimandano ancora una volta l’appuntamento con la vittoria fuori casa. Di questo ed altro parliamo con Serino Rampanti nel nuovo appuntamento con “Parola al mister”.

Serino, come ti spieghi la differenza di rendimento tra casa e trasferta?

“Probabilmente manca un po’ di personalità nelle gare fuori casa. I giocatori forse sono più sereni e carichi quando giocano davanti ai (pochi) tifosi che vengono a vedere le gare a Torino. Sì, penso che manchino dei leader. Teniamo presente, tuttavia, che incidono le assenze. Il Torino difficilmente può concedere insieme le assenze di Singo, Mandragora, Belotti, Djidi, Ansaldi… E i sostituti non sono all’altezza”.

Ti riferisci a Baselli e Zaza, entrati nel secondo tempo a Cagliari?

“Sì, ma credo che non ce la si possa prendere più di tanto con loro, perché quando non giochi mai è difficile avere un ottimo impatto fin da subito. L’allenamento è una cosa, la partita un’altra. Non si può pretendere che chi non gioca mai faccia subito la differenza. Non è colpa di nessuno, semplicemente l’allenatore, considerata la situazione da cui veniva la squadra, ha ritenuto di mettere ai margini determinati giocatori per dare una svolta. Sta di fatto che a causa delle tante assenze è stato costretto a ripescare questi elementi e la squadra ha ingranato la marcia all’indietro a Cagliari: nel secondo tempo i sardi hanno dominato per mezz’ora abbondante, il pareggio di certo non è stato rubato”.

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Il Torino è calato dopo l’uscita dal campo di Pobega. Pensi che sia così determinante questo giocatore?

“Si tratta di un ottimo incontrista, che ha peso, e dà robustezza alla mediana. Se esce lui, la squadra ne risente anche perché non c’è Mandragora. La sua assenza è stata importante, come lo è e lo sarà quella di Belotti. Sanabria mi sembra calato molto ultimamente. Su di lui faccio un ragionamento: ha girato diverse squadre e spesso ha fatto molto bene all’inizio, per poi calare col passare dei mesi, forse perché tende a perdere entusiasmo e motivazioni. C’è poi Zaza, che ha fatto 3-4 partite buone in oltre tre anni di Toro. Avrebbe potuto sicuramente fare meglio a Cagliari. Ma ripeto che giocando e non giocando è difficile fare la differenza. Guardate anche com’era impacciato una volta entrato Pavoletti, che non ha il posto garantito”.

In generale, quale è il limite principale di questo Torino?

“Il tipo di gioco è troppo dispendioso. L’ho già fatto notare in precedenza. Non si può andare sempre a mille all’ora per novanta minuti. A tratti bisogna pressare alti e giocare veloci, ma a tratti bisogna gestire il pallone e il gioco e forse il Toro non ha i giocatori adatti per farlo. Inoltre, la rosa non è abbastanza ampia, alcuni ricambi non sono all’altezza e per questo non si riesce a fare il salto di qualità”.

Ti aspetti dunque che la società faccia qualche mossa a gennaio?

“Me lo aspetto se l’intenzione è quella di arrivare nella parte sinistra della classifica, traguardo che non sono sicuro sia nelle corde della squadra attuale. L’allenatore ha dato un’identità e un gioco, ma può arrivare fino a un certo punto se non ha alternative affidabili in tutti i reparti. A gennaio, però, la società sarà attesa da un compito difficile. Sarà tale quello di trovare sistemazione a determinati giocatori che sono fuori dai piani. Inoltre, a gennaio non è mai facile trovare innesti che alzino davvero il livello. Però, se l’obiettivo è quello di ambire a qualcosa di più del piazzamento attuale, qualcosa va fatto”.

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