Il Torino pareggia a Cagliari e prosegue nel suo trend di certo poco entusiasmante per quanto riguarda le partite in trasferta: solo cinque punti, con quattro gol realizzati. I granata si fanno acciuffare dalla rovesciata di Joao Pedro e rimandano ancora una volta l’appuntamento con la vittoria fuori casa. Di questo ed altro parliamo con Serino Rampanti nel nuovo appuntamento con “Parola al mister”.
PAROLA AL MISTER
Rampanti: “Toro, non so se questa rosa possa arrivare tra le prime dieci”
Serino, come ti spieghi la differenza di rendimento tra casa e trasferta?
“Probabilmente manca un po’ di personalità nelle gare fuori casa. I giocatori forse sono più sereni e carichi quando giocano davanti ai (pochi) tifosi che vengono a vedere le gare a Torino. Sì, penso che manchino dei leader. Teniamo presente, tuttavia, che incidono le assenze. Il Torino difficilmente può concedere insieme le assenze di Singo, Mandragora, Belotti, Djidi, Ansaldi… E i sostituti non sono all’altezza”.
Ti riferisci a Baselli e Zaza, entrati nel secondo tempo a Cagliari?
“Sì, ma credo che non ce la si possa prendere più di tanto con loro, perché quando non giochi mai è difficile avere un ottimo impatto fin da subito. L’allenamento è una cosa, la partita un’altra. Non si può pretendere che chi non gioca mai faccia subito la differenza. Non è colpa di nessuno, semplicemente l’allenatore, considerata la situazione da cui veniva la squadra, ha ritenuto di mettere ai margini determinati giocatori per dare una svolta. Sta di fatto che a causa delle tante assenze è stato costretto a ripescare questi elementi e la squadra ha ingranato la marcia all’indietro a Cagliari: nel secondo tempo i sardi hanno dominato per mezz’ora abbondante, il pareggio di certo non è stato rubato”.
Il Torino è calato dopo l’uscita dal campo di Pobega. Pensi che sia così determinante questo giocatore?
“Si tratta di un ottimo incontrista, che ha peso, e dà robustezza alla mediana. Se esce lui, la squadra ne risente anche perché non c’è Mandragora. La sua assenza è stata importante, come lo è e lo sarà quella di Belotti. Sanabria mi sembra calato molto ultimamente. Su di lui faccio un ragionamento: ha girato diverse squadre e spesso ha fatto molto bene all’inizio, per poi calare col passare dei mesi, forse perché tende a perdere entusiasmo e motivazioni. C’è poi Zaza, che ha fatto 3-4 partite buone in oltre tre anni di Toro. Avrebbe potuto sicuramente fare meglio a Cagliari. Ma ripeto che giocando e non giocando è difficile fare la differenza. Guardate anche com’era impacciato una volta entrato Pavoletti, che non ha il posto garantito”.
In generale, quale è il limite principale di questo Torino?
“Il tipo di gioco è troppo dispendioso. L’ho già fatto notare in precedenza. Non si può andare sempre a mille all’ora per novanta minuti. A tratti bisogna pressare alti e giocare veloci, ma a tratti bisogna gestire il pallone e il gioco e forse il Toro non ha i giocatori adatti per farlo. Inoltre, la rosa non è abbastanza ampia, alcuni ricambi non sono all’altezza e per questo non si riesce a fare il salto di qualità”.
Ti aspetti dunque che la società faccia qualche mossa a gennaio?
“Me lo aspetto se l’intenzione è quella di arrivare nella parte sinistra della classifica, traguardo che non sono sicuro sia nelle corde della squadra attuale. L’allenatore ha dato un’identità e un gioco, ma può arrivare fino a un certo punto se non ha alternative affidabili in tutti i reparti. A gennaio, però, la società sarà attesa da un compito difficile. Sarà tale quello di trovare sistemazione a determinati giocatori che sono fuori dai piani. Inoltre, a gennaio non è mai facile trovare innesti che alzino davvero il livello. Però, se l’obiettivo è quello di ambire a qualcosa di più del piazzamento attuale, qualcosa va fatto”.
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