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columnist
Sabato aperitivo. È il giorno prima della partita, le ore delle grandi verità.
Prendi posto davanti al bancone col tuo crodino in mano e scegliendo la sedia ha già detto come la pensi: a destra il Toro che spinge, a sinistra il Toro che tira.
Il Toro che spinge, è quello che da anni aspettava il Mihajlovic di turno: gioco aggressivo, proiettato in avanti, palla lunga, sempre. Grrrr, attacchiamo e mostriamogli i denti. Calcio da incursori. Nessuna sottomissione psicologica.
Ma per un Toro che spinge, ce n’è un altro che tira. I granata seduti a sinistra del teleschermo pensano che il Milan – una squadra che ha dimostrato la sua mediocrità – poteva essere affrontato con meno supponenza, buttando un occhio ai suoi due contropiedisti, pronti a ripartire. Stessa cosa con l’Atalanta: se vinci, fai il bravo e non strafare, tieniti la palla.
Perché una cosa è senz’altro vera: se la palla ce l’hai tu, magari un po’ sbadigli, ma l’altro non segna.
Vero anche che Ventura non era Guardiola, più che tiki taka, ci succhiavamo una tic tac.
Sicuro è, che contro il Pescara, quando siamo rimasti in nove, in campo c’eravamo tutti, granata che spingono e granata che tirano.
Insomma, attacchi o stai sulla difensiva? Forse dipende un po’ da come interpreti la tua vita.
Comunque sia, che tu sia un Toro che spinge, che tu sia un Toro che tira, la prossima domenica, all’ora di pranzo, invece delle lasagne dovrai prenderti un caffè ed entrare allo stadio, pronto a tifare.
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