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columnist
Che meravigliosa settimana! Da tempo non vivevamo giorni cosi belli: mercoledì la Primavera ha vinto la Supercoppa battendo l’Inter ai rigori (con annesso il godimento serale della debacle strisciata a Madrid) e domenica, dopo anni di occasioni decisive fallite, abbiamo sconfitto l’Atalanta in una delle più belle partite della stagione. Lunedì scorso dicevamo di quanto sia importante, a questo punto della stagione, firmare un armistizio tra guelfi e ghibellini del mondo granata. Oggi lo ribadiamo con voce ancora più convinta. E’ il momento decisivo; se riusciremo a capitalizzare al massimo le prossime tre partite, potremo davvero sperare di tornare in Europa e rivivere serate come quella di Bilbao.
La vera prova di maturità è domenica contro il Chievo. E lo sarà la domenica dopo a Frosinone. E lo sarà di nuovo il sabato successivo contro il Bologna; soltanto dopo questo terzetto di partite potremo dire se qualcosa sta cambiando sotto il cielo granata. Le atroci illusioni degli ultimi anni impongono prudenza, ma alcuni segnali fanno sperare in una inversione di tendenza: una squadra che fa dell’agonismo e dell’intensità i suoi punti di forza; una difesa tra le più forti d’Europa; giocatori capaci di buttare il cuore oltre l’ostacolo come Sirigu, Izzo, Moretti, Rincon, Belotti; un entusiasmo che sta tornando a crescere anche tra i tifosi più scettici. Oggi vorrei parlare dello stato d’animo, di quanto sia importante la disposizione mentale per ottenere grandi risultati. Domenica scorsa ne abbiamo avuto una prova lampante osservando Iago Falque: prima del gol un giocatore depresso, spaesato, impreciso; dopo il gol un diavolo che zompava da una parte all’altra del campo illuminando la squadra con classe e fantasia. Capita così in campo come nella vita. Sei sereno e di buon umore? Qualsiasi cosa tu decida di fare funzionerà: sarai a tuo agio al lavoro, brillante con gli amici, reattivo e scattante sul campo di calcio. Sei giù? In ufficio sarai uno stoccafisso, con gli amici una palla al piede e in campo esprimerai il trenta per cento del tuo potenziale. Dallo stato d’animo dipendono i tuoi pensieri, il tuo modo di interpretare la realtà e, in ultima analisi, le tue azioni. La storia dello sport ci insegna che, dal punto di vista mentale, la differenza più significativa tra un fuoriclasse e un giocatore “normale” sta nella capacità del primo di porsi nello stato d’animo ideale prima di ogni prestazione. Certo, sono pochi gli atleti baciati da Dio che, nonostante i problemi personali, sanno immediatamente disporsi nello stato d’animo giusto appena entrano in scena (penso ad esempio a due leggende come Fausto Coppi e Valentino Mazzola); per tutti gli altri lo stato d’animo dipende da una serie di fattori: l’ambiente, la motivazione interna (la capacità di trovare dentro di sé il desiderio e il piacere di eccellere) e alcuni strumenti di allenamento mentale come il dialogo interno, l’atteggiamento del corpo e il focus (cioè la capacità di mantenere per l’intera durata della contesa il mirino su ciò che si desidera fare, l’ immersione totale nel “qui e ora”).
Tornando al Toro e alla settimana appena trascorsa, possiamo dire che è il momento di entusiasmare per entusiasmarci. Come? Beh, dando ognuno il proprio contributo per battere il Chievo affinché l’incantesimo non si spezzi: società e mister “tenendo sul pezzo” in modo feroce la squadra; i giocatori affrontando i veronesi come si trattasse della finale di Champions League; noi tifosi incitando i ragazzi per novanta minuti e riempiendo lo stadio (Maratona e Primavera a 10 euro, per le donne ingresso a 1 euro. Se non riempiamo lo stadio domenica prossima, è il momento di un bell’esame di coscienza anche da parte nostra).
Vincere aiuta a vincere; entusiasmarsi aiuta ad entusiasmare (gli undici in campo, quelli in panchina, il mister); ottenere risultati importanti alimenta l’autostima; l’autostima alimenta la capacità di andare oltre i propri limiti. E’ il momento, tutti insieme, di provare a mettere da parte le polemiche e attivare quel circuito virtuoso che da troppi anni manca al mondo granata.
Il successo dei ragazzi di Coppitelli (quest’anno in lizza per vincere tutto), Izzo e la sua faccia tremendista, Moretti e Belotti abbracciati a passeggiare sul campo a fine partita per salutare anche gli ultimi tifosi rimasti allo stadio, ci hanno ricordato che siamo la massima espressione poetica del calcio italiano. A livello giovanile, nessuna squadra ha vinto come noi: 9 scudetti Primavera, 8 Coppe Italia, 2 Supercoppe, 6 tornei internazionali di Viareggio. Nessun vivaio ha fornito tanti giocatori al calcio italiano come quello granata. Non solo stelle, non solo Maroso, Rosato, Pulici, Agroppi, Zaccarelli, Francini, Dossena, Dino Baggio, Lentini, Cravero, Fuser, Christian Vieri e i tanti altri che sono assurti ai massimi onori calcistici (58 giocatori nati al Filadelfia hanno raggiunto la Nazionale), ma decine di calciatori che il settore giovanile granata ha offerto ai campionati di Serie A e B. E chissà che ora non si riparta con i vari Edera, Bonifazi, Parigini, Millico. Il nostro è un mito a due facce; il Grande Torino e i giovani; teniamocelo stretto, continuiamo ad alimentarlo.
Marco Cassardo, esperto in psicologia dello sport e mental coach professionista. E’ l’autore di “Belli e dannati”, best seller della letteratura granata.
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