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Toro News è lieto di presentare la rubrica del prof. Marcello Tirrito, stimato preparatore professionista che ha da poco terminato la sua esperienza lavorativa nel settore giovanile del Torino FC. Settimanalmente, Marcello analizzerà le vicende del Torino dal punto di vista della preparazione atletica e della tenuta fisica, offrendoci così un angolo visuale in più per interpretare la realtà.
Per il Torino quello di Bergamo è stato il quarto pareggio consecutivo, ma a differenza degli altri ha l’oro in bocca. Sì, esattamente, per il morale è come una bellissima vittoria. Una classica rimonta da Toro, che fa ricordare un derby di qualche anno fa. Bene, la cura Nicola sta iniziando a funzionare, almeno dal punto di vista della condizione mentale della squadra. Ma ora sviluppiamo insieme qualche concetto relativo alla performance fisica.
Partiamo dal totale dei minuti giocati contro l’Atalanta, che corrispondono a 96’22”, effettivi 42’31”. Riportando i dati della Lega Serie A, il Toro ha percorso in campo 109,24 km di media, superando di poco le prestazioni in termini di distanza percorsa e tipologia di corsa (corsa lenta, corsa, accelerazioni) della squadra di Gasperini.
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A mio avviso, si nota che la squadra complessivamente sta reagendo. La qualità della corsa sta lentamente salendo, permettendo alla squadra di giocare più alta ed evitando così di subire eccessivamente il gioco avversario. Forse questo è anche dovuto all’arrivo di Mandragora, mediano vero che al Toro mancava da anni, tuttavia un solo giocatore non può far rendere una squadra intera e la rimonta non è stata certo frutto dell'impegno di un solo elemento. La strada sembra essere quella giusta. Aspettiamo le prossime partite per la conferma, ma, sicuramente, questa prova è un toccasana, soprattutto per la mente. Senza entrare nello specifico, è la mente che controlla il corpo.
Mi spiego meglio, il calciatore è una persona il cui rendimento passa attraverso la capacità di conoscenza del proprio corpo per il compito che deve svolgere: dettare i tempi per il passaggio (vedi per esempio Baselli); scandire i fraseggi, collegare i reparti (vedi Rincon), eccetera. Dunque, il risultato è figlio di un’eterogenea unione di due fattori: la mentalità e la motivazione. Se le intenzioni sono supportate dal fisico, ecco che si crea un connubio ottimale che porta l'atleta in uno stato di “comfort", dove, anziché avere paura di sbagliare, si avrà “voglia di fare le cose fatte bene” e si riesce a farle bene!
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Ora, portare l’atleta in questo stato di “comfort” psicofisico è anche un dovere della preparazione atletica. Curare le carenze di ognuno, attraverso un lavoro individualizzato, permette di migliorare i nostri atleti in gesti sempre più personalizzati, ottenendo grandi risultati in poco tempo. La specializzazione è un processo che dovrebbe iniziare nel settore giovanile, dalla categoria Allievi circa. Questo processo, rappresentabile come una sorta di “catena di montaggio”, serve per costruire giovani forti e robusti, soprattutto con specialità tecnico/tattiche eccellenti. E’ questo processo che permette di acquisire tanti nuovi talenti atleticamente e calcisticamente pronti ad affrontare il palcoscenico dei grandi.
Tuttavia, il cambiamento è generato dalla consapevolezza ed è un processo lento. Ora, tuttavia, priorità ai grandi!
Preparatore atletico professionista torinese e allenatore di calcio con patentino Uefa B con un’esperienza ventennale da personal trainer, specializzato in riatletizzazione e allenamenti funzionali, ho lavorato fino al giugno 2020 nel settore giovanile del Torino FC.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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