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NAPLES, ITALY - DECEMBER 23: Piotr Zielinski of Napoli during the Serie A match between SSC Napoli and Torino FC at Stadio Diego Armando Maradona on December 23, 2020 in Naples, Italy. (Photo by SSC NAPOLI/SSC NAPOLI via Getty Images)
Toro News è lieto di presentare la rubrica del prof. Marcello Tirrito, stimato preparatore professionista che ha da poco terminato la sua esperienza lavorativa nel settore giovanile del Torino FC. Settimanalmente, Marcello analizzerà le vicende del Torino dal punto di vista della preparazione atletica e della tenuta fisica, offrendoci così un angolo visuale in più per interpretare la realtà.
Napoli-Torino è stata una gara che ha riflesso un momento di “buio”, sportivamente parlando, che il Toro, sta attraversando. Per buio non intendo solo il bisogno di vittorie, ma una probabile difficoltà generale di orientamento alla gara. Provo ad interpretare cosa ho visto nella sfida di Napoli, sempre solo da un punto di vista atletico.
Cercando di non farmi influenzare troppo da senni imprecisi; ho notato rare “fasi di ripartenze” ripetute nel tempo, che dal profilo atletico rappresentano una valida forma di alta intensità, incrementabile grazie all’influenza di un allenamento intensivo diretto ad un immediato ed efficace cambiamento della capacità di corsa; più un atleta è allenato, più tardi si stancherà.
Quindi potrebbe essere sensato ed allo stesso tempo assurdo che la performance sia la manifestazione più rilevante e continua in ogni gara.
Nel precedente articolo ho preso in consegna la resistenza alla fatica, ovvero quella qualità condizionale (che può essere oggetto di miglioramento o peggioramento della corsa) che ogni atleta può magnificamente esprimere per avere un margine di efficienza in più rispetto agli avversari.
Questa qualità, in parole povere significa non concedere mai un centimetro all’altra squadra.
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Eventualmente nelle prossime uscite, sarò più preciso in merito.
Non vorrei mai pensare che esistano addetti ai lavori che credono tutt’oggi, che occorra completare in allenamento distanze lunghe, i famosi 1.000 metri e derivati; essi potranno essere utili agli atleti se facessero un altro sport come la maratona; ma non in gara, non nel calcio; ecco questa è una tipica falsificazione della realtà.
In questa maniera rendiamo semplicemente i giocatori più lenti, meno pronti alle innumerevoli azioni di gioco di varia intensità e durata; nel calcio notiamo tantissime azioni e gesti motori di varie forme (scatti, frenate, scontri fisici, ecc.)
Per avere un giocatore/atleta completo e che intorno alla fine della gara non presenti episodi di crampi, (come già capitato in questa gara), dovremmo pensare di spostare l’allenamento verso lavori di alta potenza fin dal settore giovanile.
L’idea è di creare profili atletici di riguardo e capacità di prestazione elevati e notevoli miglioramenti del margine infortuni, che purtroppo tormenta ancora il nostro Toro.
Qualcosa a cui pensare….
Preparatore atletico professionista torinese e allenatore di calcio con patentino Uefa B con un’esperienza ventennale da personal trainer, specializzato in riatletizzazione e allenamenti funzionali, ho lavorato fino al giugno 2020 nel settore giovanile del Torino FC.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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