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Presidente, è arrivato il momento di passare la mano
Non vorrei sparare sulla Croce Rossa, ma credo che siamo arrivati veramente al punto di non ritorno per il ciclo di Mazzarri sulla panchina del Toro. Ciò che abbiamo visto a Roma è il frutto di una squadra allo sbando, che non è scesa in campo con la voglia di vincere, ma che ha dato quasi l'impressione di volersi disfare del proprio allenatore. Il mister ha dato l'impressione di non avere più in mano la squadra. Ci sono troppi giocatori evidentemente scontenti e il mister è stato lasciato solo a gestire le problematiche della rosa. Quindi dopo un anno e mezzo con Mihajlovic e un anno e mezzo con Mazzarri ci ritroviamo ad avere il tecnico in bilico. In caso di esonero resterebbe da capire quale possa essere l'allenatore per il successivo anno e mezzo. Certo, perché vorrebbe dire aver crocifisso in pubblica piazza un altro allenatore addossandogli tutte le colpe.
Magari l'esonero di Mazzarri potrebbe dare una scossa, ma non sarebbe la cura ai mali che da anni affliggono il Toro. L'unica vera soluzione è che il presidente Cairo metta in vendita una volta per tutte la società. Sarebbe meglio per tutti salutarsi e restare amici come prima, piuttosto che continuare a gestire il Toro come ha fatto in questi 14 anni di “zeru tituli”. Sì certo, il Toro è un club finanziariamente sano, ma questo non basta a fare di lui un buon presidente. Se un padre di famiglia porta il pane a casa, ma non si cura del benessere dei suoi familiari sotto altri punti di vista, non è un buon padre di famiglia. Le famiglie cercano di migliorare il loro status, i figli devono crescere sani, studiare e trovare un buon lavoro... ergo la famiglia deve migliorare sempre. Stessa cosa un club di Serie A. Il calcio è uno sport che punta alle vittorie dei trofei, non a mantenersi in vita per disputare la stagione successiva. Frequentando i campionati dilettantistici mi confronto spesso con società che applicano questa logica ponendo attenzione a non compiere il passo più lungo della gamba per non sparire, ma nelle piccolissime realtà locali questo ragionamento ha un senso, soprattutto perché in questi contesti il calcio ha una valenza sociale. In Serie A invece non ha alcun senso gestire una squadra per vivacchiare, perché nessuno è obbligato a farlo.
https://www.toronews.net/columnist/toro-e-giunta-lora-della-continuita/
Il punto di non ritorno dove siamo giunti è la logica conseguenza di una squadra gestita in maniera approssimativa soprattutto negli ultimi dieci mesi. Partito Petrachi, di certo non il miglior dirigente sulla faccia della terra, il Torino ha perso l'unica figura di riferimento oltre al presidente. Possibile che ci tocca rimpiangere l'ex direttore sportivo? Nel post gara il presidente Cairo ha incontrato Mazzarri nella pancia dell'Olimpico di Roma, prima di dichiarare pubblicamente che Mazzarri è l'unico a non essere in discussione. Peccato che il tecnico, scurissimo in volto all'uscita dall'Olimpico assieme al presidente, ripreso dai colleghi di alanews.it mi faccia personalmente presagire tutt'altro.
Personalmente non comprendo l'atteggiamento della tifoseria. L'infelice citazione di Chiellini da parte di Mazzarri, elevato a giocatore a cui ispirarsi, ha spinto la Maratona ad un comunicato duro nei confronti del tecnico. Ma com'è possibile che non ci sia stata una sola presa di posizione della curva, né un comunicato della stessa, per sottolineare l'inesistente mercato della società, la mancata e adeguata sostituzione di Petrachi, la squadra e il mister lasciati allo sbando nei preliminari di Europa League senza lo straccio di un singolo rinforzo e non abbia preso posizione contro la serie sterminata di dichiarazioni presidenziali al limite della presa in giro, tipo la presunta difficoltà nel rinforzare la rosa? Avrei trovato molto più logico un duro comunicato contro il management autolesionistico, piuttosto che per una gaffe (seppur grave) del tecnico.
https://www.toronews.net/columnist/occhi-sgranata/presidente-a-quando-un-mea-culpa/
L'unica cosa positiva dei momenti bui è che si può sempre risalire. Noto con piacere, e me ne rammarico per il ritardo, come alcuni giornalisti, più autorevoli del sottoscritto, inizino a chiedere a Cairo un punto di svolta. Domani sera ci sarà il derby della Mole, con molti biglietti ancora invenduti. L'era Cairo era cominciata con gli oltre 30.000 del Delle Alpi contro l'Albinoleffe e i quasi 60.000 nella vittoria dei playoff contro il Mantova. Oggi con Cairo non riusciamo a riempire uno stadio da 27.000 posti in un derby. Si domandi il presidente come mai sia stato capace di perdersi per strada la fiducia e la fede di oltre il 50% dei tifosi, in una partita così importante come il derby. Sull'esito della gara non ci resta che affidarci oggi, nella festa degli Ognissanti, alla divina provvidenza, sperando che lo spirito degli eroi di Superga svegli Belotti e compagni dalla crisi nera in cui sono sprofondati.
Una settimana fa, presidente Cairo, la esortavo a fare mea culpa e a prendersi le sue responsabilità. Oggi, anche se i granata dovessero vincere la stracittadina di domani, la esorto a vendere la società. Potremmo finire in mani peggiori, ma forse anche migliori. Tutto è possibile, ma presidente, glielo chiedo a nome mio e di chi la pensa come me, venda, ci saluti, ci lasci andare in pace, ci restituisca il piacere di tifare, di soffrire e di sognare per il Toro.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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