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La conta

Enrico Tardy
Enrico Tardy Columnist 
Rubriche / Torna l'appuntamento con Prima che sia troppo Tardy: "Siamo arrivati al momento della conta".

Siamo arrivati al momento della conta. La gara con l'Inter ha detto le solite cose sul Toro di quest'anno: disattenzioni difensive, gol regalati, pochi calciatori in grado di saltare l'uomo, molti con un rendimento scadente. La contestazione ha toccato tutti: presidente, allenatore, calciatori. Chi tra loro ha a cuore il Toro? Fuori di retorica, al di là della professionalità, chi ha voglia di rimanere in questa squadra e si trova bene qui? Abbiamo un Presidente che sicuramente non ha un rapporto di affetto verso questa società, i suoi comportamenti e il suo agire negli anni sarebbero stati differenti.

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E non parlo di denari, ma di organizzazione societaria, di stadio, di Fila e mille altre cose, tutto già detto cento volte. L'allenatore sta facendo male, come quasi tutti gli allenatori della presidenza Cairo, Ventura escluso (nel suo ciclo ha ottenuto i risultati richiesti e permesso attraverso la valorizzazione dei calciatori di migliorare la squadra). A fine anno andrà via dunque possiamo appellarci alla sua serietà non alla progettualità. I calciatori sono allo sbando e si vede. Purtroppo abbiamo ancora un mare di partite ed è per questa ragione che occorre schierare solo chi abbia effettivamente intenzione di rimanere. Inutile vedere ciondolare per il campo calciatori senza sangue nelle vene. Il tanto criticato Baselli, va bene non è Gattuso, d'accordo è gracilino , ma è uno che con tutti i suoi limiti non è criticabile per impegno e dico impegno. Così come Bremer, ad esempio. Certo, anche lui non è un fenomeno, ma noi oggi abbiamo bisogno di gente che abbia voglia di giocare nel Toro, non che pensi ad altre squadre o si creda un fenomeno.

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Il nostro campionato sarà ancor di più di lotta e sofferenza, dunque chi non vede futuro da noi può accomodarsi in panca o altrove. Dentro Rincon, Ansaldi, Belotti, Sirigu, De Silvestri e chi alza la mano. E il presidente si faccia qualche domanda visto che in 14 anni ha cambiato almeno venti allenatori senza dare un orizzonte a questa società. Ah no...è vero, adesso abbiamo un team satellite albanese. Ho speso tanto dice Cairo, peggio ancora, è un'aggravante, una conferma che la società non funziona, visto che ti trovi sempre al medesimo punto. Vincere nel calcio d'oggi è difficilissimo, per questa ragione occorre puntare su tradizione, appartenenza, esclusività. Diversamente il Toro sarà, anzi è, solo un brand per recuperare i soldi di Sky ed un po' di pubblicità.

Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.

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