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PRIMA CHE SIA TROPPO TARDY

L’asticella

Enrico Tardy
Enrico Tardy Columnist 
Torna "Prima che sia troppo Tardy", la rubrica a cura di Enrico Tardy

Tra asticelle un po' più su e più giù, spie, un po' di sfiga, numeri vari, il torello chiude le due gare con le romane con zero punti. Il gioco espresso è stato nel complesso discreto, ma per andare in Europa, in aggiunte alle disgrazie altrui, occorre di più, non è sufficiente dichiarare l'ambizione di volerci andare.

Ad oggi abbiamo un punto in meno dello scorso campionato con numeri molto simili. Contro la Roma un giocatore sopra la media seppur in fase calante ha fatto la differenza: un rigore, un tiro dalla distanza, uno scambio rapido con conclusione da dentro l'area. Forse le spie della Roma con più occhio che orecchio avevano individuato il nostro punto debole...

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Nel mezzo un Toro che al di là dei dati statistici che lasciano il tempo che trovano, ha segnato due reti all'Olimpico e non sfruttato due occasioncine con Ricci e Lazaro. Manca uno step tecnico e di personalità, gli unici leader coinvolgenti sono Zapata e Buongiorno, altri non ne vedo.

Rinfrescatina sulle ultime quattro gare di Vanja: gol di Pinamonti (errore), salvataggio Masina sulla linea contro il Lecce per errore nella presa, gol contro la Lazio (errore), gol contro la Roma (errore). Il tutto condito da una trentina di lanci improduttivi. Ribadisco, lui non ha colpe, è la società che insiste su uno che ha poco o nulla del portiere.

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È vero che contro la Lazio siamo stati sfortunati, ma è anche innegabile che insistiamo nel proporre calciatori nella migliore delle ipotesi non pronti a giocare in Serie A tipo Sazonov, ora abbiamo acquistato l'ennesimo pallino del direttore sportivo, Kabic, che almeno giocava nella Stella Rossa

e non nella Spal dunque di miglior livello, staremo a vedere. Da Vojvoda a Seck passando per Ilkhan non si va da nessuna parte, men che meno in una

competizione europea.

 

Mi rendo conto che diciamo sempre le stesse cose, forse enfatizzando i limiti per la frustrazione, ma siamo dove il campo ha detto che dobbiamo essere, a guardare da vicino il di dietro di quelle che andranno in coppa.