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prima che sia troppo tardy

Sguardo al passato

tardy
Torna un nuovo appuntamento con la rubrica "Prima che sia troppo tardy", a cura di Enrico Tardy
Enrico Tardy
Enrico Tardy Columnist 

Contro una Salernitana frizzante per il tempo dei saluti con un amico e poco più, il Torello ha disputato una gara a ritmi movioleschi, con poca aggressività e poca determinazione. Da undici finali, alla zona grigia, al non vediamo l'ora si concluda tutto, il passo non sarebbe breve, ma l'impressione è questa. Troppi uomini sono al di sotto della

sufficienza per condizione e per motivazioni, quale tifoso non posso non constatarlo, mentre lascio agli esperti interpretarne le ragioni. Ieri abbiamo apprezzato un Radonjic propositivo ed il bel gol del pareggio, per il resto tanti retropassaggi, titubanze nelle scelte, apatia. Gli esterni non arrivano praticamente mai sul fondo, in area ci vanno in pochi e dal limite non mi pare calciamo nell'angolino alto dove la nonna nasconde il barattolino della marmellata come dice Nicola Roggero. Il gol è stato comunque bellissimo grazie al tocco illuminante del russo fino a quel

momento immobile come una bottiglia di vodka sul tavolo. Piaccia o no, quel passaggio di qualità, nel Torello attuale, può farlo solo lui, Aleksej. Ho l'impressione che questa squadra abbia perduto l'identità originaria alla luce dei nuovi acquisti e non sappia più che tipo di calcio proporre ritrovandosi ad essere un ibrido tra il Torello muscolare dello scorso anno e quello di questa stagione sulla carta meno fisico e più tecnico. I fischi dei tifosi non sono per il decimo o dodicesimo posto, ma semplicemente perché dopo aver concesso al Napoli le due ore di allenamento gratuite, abbiamo giocato senza nerbo contro una Rometta e ieri sarebbe stata l'occasione, contro

una compagine di medio livello, di partire con aggressività per portare a casa i 3 punti ed invece nulla di tutto ciò è accaduto. Chi guarda al passato mentre la vita scorre lancia segnali di sconfitta e rassegnazione proprio come il giocatore di azzardo che conta le fiches mentre sta giocando, occorre rivolgere lo sguardo avanti ed instillare la

"fame" e l'entusiasmo verso possibilità ancora realizzabili. Diversamente si trasmettono idee da "posto fisso" senza slancio e voglia di migliorare. Il tecnico dice e fa ciò che sa e può, è anche il gioco dei ruoli. Ha i suoi limiti, come ne hanno i tifosi, valuto i tecnici alla luce della rosa a disposizione ed ai risultati ottenuti, il resto è fuffa. Ieri, come tifoso presente allo stadio, ero sedato da una partita noiosa e pur senza fischiare me ne sono tornato a casa stufo per la terza partita in casa al cloroformio. Juric ha difeso la squadra, io il mio diritto di diritto di dire che abbiamo giocato male o meglio senza slancio e "voglia". Non per questo ritengo Juric il capro espiatorio della situazione.

È anche lui sul carro dei criticabili, ma con nettezza dico che con un Semplici od un Gotti non lotteremmo per altri traguardi. Non mi piace quell'atteggiamento di esaltazione o meglio infatuazione soprattutto per gli atteggiamenti

più scenografici che efficaci, preferisco un concreto pragmatismo, dunque a fine anno si tireranno le somme. Quel che conta ora, dal punto di vista tecnico, è non giocare otto gare senza idee e cuore, sarebbe imperdonabile e rovinerebbe il buon lavoro eseguito ed i rapporti con tutti.

Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimento.

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