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GENOA, ITALY - JANUARY 13: Ivan Juric, head coach of Torino, looks on prior to kick-off in the Serie A TIM match between Genoa CFC and Torino FC at Stadio Luigi Ferraris on January 13, 2024 in Genoa, Italy. (Photo by Simone Arveda/Getty Images)
Da sempre in serie A i buoni risultati a fine stagione si costruiscono sopratutto su difese solide che concedono poco agli avversari. Questo dato fa ben sperare per il cammino del Toro. La difesa vista a Genova, e più in generale nelle ultime giornate, è di un livello a cui non eravamo più abituati. Attorno alla stella fissa di Buongiorno, Juric è riuscito a costruire un comparto solido che ha resistito anche all'assenza di una chiave di volta come Schuurs e che non ha patito il ricorso a un centrocampista adattato come Tameze per rimediare agli acciacchi di Zima e Djidji. La terza difesa meno battuta del campionato (insieme al Bologna) ha permesso di mantenere un ruolino di marcia che fa ancora sperare in qualcosa di più di un piazzamento a metà classifica.
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Non aver subito gol in dieci delle venti gare disputate è un record in continuo aggiornamento e certifica la compattezza di tutto il comparto, guidato da un Buongiorno stellare e da un Rodriguez impeccabile, che sembra vivere una seconda giovinezza sportiva. Una nota di merito va anche a Milinkovic-Savic, che dopo il derby ha saputo ritrovare la strada del lavoro e del sacrificio, migliorando alcuni aspetti tecnici e fisici che ne limitavano le prestazioni. Sia chiaro: per caratteristiche e talento non potrà mai essere una certezza alla Sirigu, nè offrire quel guizzo in più sulle palle impossibili; pero' le ultime partite in cui ha abbinato affidabilità tra i pali e nelle uscite e capacità di impostazione di gioco con i piedi, spiegano perchè Juric abbia voluto insistere su di lui. La partita con il Genoa ha mostrato ancora una volta che, a fronte di un'eccellente fase difensiva, il Toro continua a soffrire in attacco, dove la manovra si fa più farraginosa e i pericoli per la porta avversaria sono spesso minimi. Gli appena diciotto gol segnati relegano il Torino tra le quattro squadre più asfittiche della serie A, e la partita di Marassi, con zero tiri nello specchio, certifica un problema strutturale.
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Lungi dall'essere due aspetti distinti tra loro, maggiore solidità difensiva e crescente mancanza di incisività sotto porta sono direttamente collegate. Mantenere un comparto arretrato a cinque (tre centrali e due terzini alti) passando all'attacco a due punte ha si' permesso di occupare meglio gli spazi sulle fasce in fase difensiva, ma allo stesso tempo ha aggravato la scollatura tra centrocampo/fasce e attacco, riducendo i già scarsi rifornimenti per le punte. Se nel modulo precedente le due mezzali erano il riferimento in avanti e tenevano alto il baricentro, nel modulo attuale l'unico giocatore votato a cucire il gioco dalla trequarti in su è Vlasic, che pero' deve agire in zone di campo presidiate dagli avversari e fare i conti con marcature sempre più asfissianti. Insomma, la nuova strada tracciata da Juric sta dando i suoi frutti, ma non è esente da pecche.
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Credo che dobbiamo abituarci ad un Toro più prudente e meno votato all'attacco. Comprensibile che molti tifosi storcano il naso davanti ad una squadra tosta e rocciosa ma capace di offrire poco gioco e poche emozioni, soprattutto contro compagini messe a specchio o schierate in assetto ultra-difensivo. Le critiche per essersi accontentati del ''punticino'' a Genova non sono certo mancate. Se pero' l'obiettivo è quello di provare ad inserirsi nella volata per l'Europa, credo che la scelta conservativa del mister sia quella giusta. Punti come quello di Marassi sono proprio quelli che ci sono mancati lo scorso anno per andare in Conference. Giusto quindi privilegiare un approccio in cui a partite arrembanti in casa come quella con il Napoli, si da' continuità giocando partite sporche e badando al sodo su campi difficili. In fondo, nella classifica di fine stagione non ci sarà differenza tra ''punti'' e ''punticini''.
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