- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
columnist
Il Toro viene da tre vittorie consecutive. Non era mai accaduto in questa stagione, la più altalenante che io ricordi. Ma la cosa curiosa è che con Ljajic in campo, da quando è entrato nel secondo tempo di Cagliari, lui ha giocato 217 minuti nei quali il Toro ha segnato nove gol, lui è andato a rete due volte e ha sfornato assist a profusione cambiando letteralmente il rendimento del reparto avanzato del Torino e di Andrea Belotti. Capisco l’atteggiamento indolente del giocatore che deve essere gestito quando sbaglia, ma credo che ci sia stato un certo ostracismo quasi esagerato nei suoi confronti. Soprattutto quando le cose andavano male e il Torino costruiva davvero poco, ci sarebbe stato bisogno di meno impuntature di Mazzarri e, al contrario, maggior pragmatismo. Se avesse giocato nelle partite precedenti non avremmo avuto mai questo rendimento di Ljajic? Forse sì o forse no. Quel che è certo è che con Mazzarri e con quelle quattro sconfitte il Toro si è davvero complicato la vita. Infatti i granata restano gli ultimi della colonna di sinistra, un decimo posto che resta comunque troppo poco per le ambizioni e di inizio campionato.
Intanto il presidente Cairo continua a celebrare dati numerici che lasciano davvero il brevissimo tempo che trovano. Dire che il Toro alla trentunesima giornata ha il record di punti in serie A sotto la sua presidenza è un’enfatizzazione di un non-risultato. Sì perché se il Toro ha fatto il record di punti, ma occupa il decimo posto, significa che il livello della Serie A è suddiviso letteralmente in due tronconi e difatti le prime inseguitrici dei granata, Bologna e Genoa, sono a -10. Dunque decantare questi 45 punti come primato ottenuto a questo punto della stagione è un modo per buttare, a mio modo di vedere, del fumo negli occhi ai tifosi che, per fortuna, non hanno l’anello al naso. Se penso a tutti i punti persi quest’anno come contro nei due match contro il Verona o contro la Spal o contro il Crotone, a questo punto il Toro poteva stare a 54 punti e allora sì che sarebbe stato anche corretto da parte del presidente sottolineare il primato ottenuto alla trentunesima giornata. Quanti rimpianti e quante operazioni di mercato si sarebbero potute fare se ci fosse stata la seria volontà di rinforzare il Toro nella mediana. Bastava davvero poco per poter essere nelle zone alte della classifica.
Ad ogni modo il Toro, inteso come squadra e non come società, sembra essere riapparso e la vittoria di domenica fatta di ardore, tenacia, audacia e anche fortuna, ha permesso ai granata di battere dopo 24 anni l’Inter in casa propria. Una vittoria importantissima che rilancia qualche speranza, dà fiducia, ma che fa aumentare il rammarico. Una nota di merito per la prestazione di domenica voglio dedicarla a Lorenzo De Silvestri, troppo spesso bistrattato anche dal sottoscritto, ma che in campo ha messo una voglia tale che non si era mai vista in campo. In verità la voglia è stata messa in campo da tutta la squadra, ma lui mi ha colpito molto per l’atteggiamento. Emiliano Mondonico, nel commentare la vittoria della Coppa Italia del 1993 dopo la pazzesca finale andata e ritorno contro la Roma, alla domanda su cosa avesse pensato sul risultato di 5 a 2 per la Roma nel match di ritorno, il Mondo rispose: “In campo c’era la nostra voglia contro la loro. Ma quando è il Toro a mettere in campo la voglia, non arriva mai secondo.”
Questa è la frase di Mondonico che deve essere impressa nella testa dei calciatori per concludere degnamente questo campionato.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA