Il Titanic è un gigante ma, incredibilmente, non tutti lo hanno individuato in questi giorni, pur battendoci il naso contro.
columnist
Quando sul Titanic si giocava a pallone
Gli italiani sì, lo hanno visto apparire mercoledì in tv il Titanic formato calcio, in tutta la sua imponenza e drammaticità.
Nelle ultime partite giocate in Europa non c’è italiano – soprattutto tifoso, italiano – che non abbia riconosciuto il ponte del transatlantico europeo dove si suonava per il piacere di chi si ostinava a ballare nonostante l’iceberg avesse da tempo fermato la corsa di tutti.
PSG–Borussia Dortmund si gioca a porte chiuse, con i tifosi assiepati a migliaia appena oltre quelle porte.
Liverpool–Atletico Madrid che le porte delle precauzioni non ha pensato neanche per un attimo di chiuderle, forse l’aggregazione in un momento così poco opportuno già faceva parte del progetto anglosassone di immunizzazione, inaccettabile dal punto di vista umano, successivamente dichiarato e poi ritrattato.
Il calcio è un esempio di comportamento a livello mondiale, crea miti e mode. Rimarranno a lungo impressi negli occhi gli abbracci dei giocatori sul campo e nelle panchine di prima classe, quando l’Italia già gridava da qualche giorno, dalla stiva: stiamo affondando!
E non che l’Italia sia stata così lungimirante, mai avrebbe potuto fermare il campionato prima di aver disputato Juve-Inter, mai.
Comunque, zuppo nell’acqua gelida, finalmente anche il calcio lancia scialuppe di salvataggio: gli europei 2020 pensati come gioco itinerante nelle meravigliose capitali hanno ceduto il passo di fronte alla necessità di salvaguardare le persone dal contagio. Ci stiamo abituando allo slittamento delle scadenze, e ora sappiamo che Europa 2020 si giocherà nel 2021, anche gli anni si spostano. Nel prossimo decreto d’urgenza si chiede da più parti di far slittare Pasqua a Ferragosto, vedremo.
Si ferma la Champions, l’Europa League, i Campionati nazionali. Si fermano i bambini in tutti i campetti tra i palazzi in città e tra prati in periferia. L’unico luogo in cui attualmente si pratica il pallone è il salotto: un po’ i calci dei bambini che finalmente eliminano polverosi soprammobili, dalla gondola in vetro alla boccia del Colosseo sotto la neve, e un po’ l’immancabile joystick tra le mani e Fifa alla tv.
E mentre qualcuno non rinuncia alla classica battuta sul fatto che il Toro ha finalmente trovato la ricetta magica per non perdere più, non giocare, altri fanno spazio all’immaginazione solidale, a forma di pallone.
Non sappiamo se il Campionato si concluderà con il fermo immagine di oggi, se vedremo playoff o una prosecuzione, si apre però un nuovo tipo di Campionato che si gioca su campi tutti da inventare, dando corsa alla fantasia.
Così alcuni ultras granata si dichiarano disponibili a recapitare la spesa a case delle persone che più di altre devono essere protette; ci sono giocatori che da youtube lanciano campagne di raccolta fondi pro-sanità, giocatori che si allenano, cucinano, fanno le pulizie, abbracciano il cane, tutto rigorosamente in versione casalinga, perché il messaggio è che a casa bisogna restare; il Parma racconta favole ai tifosi più piccini mettendo a disposizione le voci narranti dei loro beniamini, i calciatori.
Questo, è il Campionato che il Toro oggi può giocarsi, mettiamoci al servizio dei bisogni che crea questa nuova situazione e non perdiamo l’occasione di confermarci una grande SQUADRA.
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