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lasciarci le penne

Quanta cura ci vuole per amare un tifoso del Toro…

Mole Antoneliana Torino 4 Maggio 2022
Torna un nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica a cura di Marco Bernardi

La cura, Franco Battiato dall'album L'imboscata (1996), PolyGram

Poche parole sono più abusate di "capolavoro". Nell'imperante delirio comunicativo per cui tutto è oltre, tutto è bello, tutto è estremo, anche questo termine che dovrebbe riferirsi all'eccezione, alla perla rara scovata faticosamente, diventa un riempitivo per la bocca, che impregna ed impegna sempre meno.

Ma per il brano di questa settimana non ci sono altre definizioni: La cura è un capolavoro, una di quelle canzoni che, al primo ascolto, sembra impossibile che prima non ci fosse: un miracolo sospeso in un equilibrio etereo, come la voce di Battiato. Le parole risalgono dalle profondità dell'animo dell'artista, uomo dalla grande anima, che decide di parlarci dell'amore.

L'amore travolge ed è più forte di tutto il resto, è come se avesse la bacchetta magica: supera lo spazio e la luce, guarisce da tutte le malattie e non fa invecchiare, perché solo nella cura di un altro essere speciale sta il segreto della vita. Canzone sul prendersi cura, sul tollerare l'umana fragilità della persona amata, un testo colmo di vibrazioni poetiche (tesserò i tuoi capelli come trame di un canto), che si inserisce di diritto tra le vette più alte della canzone italiana.

Le persone delle quali abbiamo cura sono anche quelle che tollerano i nostri di difetti, le nostre debolezze: sono quelle che subiscono le nostre passioni. E noi granata lo sappiamo bene. Sopportare un tifoso granata dev'essere un bel fardello, con le sue frustrazioni, i suoi lividi emotivi derivati dalle scoppole del fato crudele che si accanisce contro i nostri colori.

Penso a mia moglie e mi dico che, per lei, dividere il suo essere speciale con il Toro dev'essere una bella gatta da pelare... tollerare il carico da undici che metto fuori tutte le settimane, fatto di sbalzi d'umore, per dirla ancora con Battiato, che fanno volare in alto sulle ali di brevi entusiasmi, per poi precipitare giù, negli abissi delle frequenti batoste e delle continue, strabordanti incazzature.

Quanta pazienza ci vuole, quanta abnegazione. E uno si chiede che cosa avrà mai fatto di grande per meritarsi l'amore, probabilmente qualcosa di molto buono in una vita precedente, chissà. Accudiamo i nostri esseri speciali, perché è grazie alla loro cura che la vita riceve i raggi del sole e diventa ancora più bella.

Tra poche ore sarà il 24 giugno e il cielo di Torino, per festeggiare il patrono San Giovanni Battista e i giorni clou del solstizio d'estate, all'imbrunire si riempirà di fuochi. Dedicarli alle persone che amiamo e condividerli con loro sarà la festa più bella.

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