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columnist
Chi ha un cuore granata non ha potuto non parteggiare, e non dico tifare che è troppo, per l'Altetico Madrid nella finale di Champions League, riedizione del derby col Real di due anni prima. La squadra di Simone è uscita nuovamente sconfitta, stavolta ai rigori, non riuscendo a sfatare la maledizione che la vuole incapace di ergersi sul tetto d'Europa, perdendo così la sua terza finale di Champions su tre giocate. Arrivare due volte in finale in tre anni è un grandissimo traguardo che qualunque tifoso del Toro firmerebbe col sangue pur di vedere, ma come lo vivrebbe se in entrambe le occasioni si trovasse di fronte la Juve ed in entrambe le occasioni ne uscisse beffato? E' ciò che è successo ai tifosi dell'Atletico che si sono ritrovati a vivere non solo l'ansia di una finale, ma anche il pathos del derby misto alla cocente delusione di due trionfi sfumati per un gol al 93' in un caso ed un palo interno nell'altro.
Indubbio ci sia molto Toro nelle sfortune di questo Atletico Madrid. La lotteria dei rigori col palo colpito da Juanfran mi ha ricordato quella di Reggio Emilia dello spareggio promozione col Perugia: quante analogie col palo di Dorigo… Per non parlare della Coppa Italia sfumata ad un paio di minuti dalla fine dei supplementari nella finale di ritorno del 1988 quando un eurogol di Salsano vanificò la rimonta fatta nei tempi regolamentari. Di sicuro "meglio" dell'Altetico è riuscito a fare il Toro a cavallo degli anni Settanta/Ottanta quando raggiunse e perse tre finali di Coppa Italia consecutive (tre!) due contro la Roma (entrambe ai rigori!), una contro l'Inter. Un record negativo che credo non abbia eguali.
Ma in realtà il parallelo tra Atletico e Toro non sta solo nelle presunte o reali "sfighe" delle due squadre. Molti tifosi granata avranno, infatti, avuto modo di poter apprezzare nella squadra di Simeone un modo di giocare ed un atteggiamento veramente "da Toro". L'Atletico era sulla carta inferiore al Real, ma in campo questa differenza tecnica non si è quasi mai vista, ed anzi, se c'era una squadra che meritava di vincere quella era proprio l'Altetico. Ecco, guardando quella partita, al netto di quei tre quattro grandi giocatori in forza ai Colchoneros, il mio pensiero è andato a Sinisa Mihajlovic e alla speranza che l'allenatore serbo, il cui carattere è simile a quello del Cholo Simeone, possa infondere nei giocatori che avrà a disposizione da luglio molta di quella grinta e di quella determinazione che ho visto nei colchoneros. Se L'Altetico è stato abbastanza Toro per le sfortune europee, non mi dispiacerebbe invece da settembre vedere un Toro più Atletico. E se noi cantiamo ancora fiduciosi che un giorno "Torneremo ad Amsterdam", loro immagino invece volerebbero in qualunque altra città per un’altra finale. A patto, però, che non sia contro il Real…
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