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columnist
In un calciomercato sconvolto dall'affare Cristiano Ronaldo/Juve, il Torino piazza il suo primo colpo prendendo Izzo dal Genoa per la non proprio modica cifra di 10 milioni di euro. Non sta a me dire se il difensore napoletano vale quella cifra e merita il ragguardevole stipendio di 1,2 milioni di euro a stagione che lo colloca nel lotto dei giocatori più pagati della squadra granata. Ciò che invece mi preme fare è inquadrare come si muove il Torino all'ombra del colpo che, se verrà ufficializzato, sancirà la fine di ogni possibile competizione all'interno del nostro campionato di serie A. Ronaldo alla Juve è come far correre il Tour de France a Froome in motorino. Ma è proprio quando la sostenibilità di una equa sfida viene meno che occorrerebbe sapersi distinguere con un atteggiamento alternativo che sappia uscire dagli schemi mainstream dove non c'è possibilità di competere. Cosa fa quindi in questo senso il Torino?
Di sicuro cercare profilli ancora non noti ma dalle ottime potenzialità come furono Lyanco e Milinkovic Savic l'anno scorso e come potrebbero esserlo Verissimo o Bremer quest'anno è una buona strategia sebbene non originalissima: una strada battuta da molti che non rende “unico” chi la percorre perché non definisce un vero e proprio “marchio di fabbrica” (l'Udinese ci si stava avvicinando a metterci una sorta di copyright). Un secondo filone sul quale insistere potrebbe, invece, essere quello di puntare molto sui giovani che escono dal proprio vivaio, come ad esempio in questi anni sta facendo con profitto l'Atalanta, ma come, in realtà, storicamente ha sempre fatto anche il Toro per larga parte della sua lunga storia.
Qui, sugli ex Primavera intendo, sembra che la strategia societaria sia però meno determinata ed incisiva. La Primavera lavora bene da almeno un lustro, ma quasi nessuno dei suoi prospetti si è ancora affermato definitivamente non solo nel Toro, ma neppure nel calcio professionistico di alto livello. Si potrebbe liquidare la cosa concludendo che allora i giocatori usciti dal vivaio del Toro non sono, o non sono stati, all'altezza di affermarsi in serie A perché probabilmente non avevano, o non hanno, sufficiente qualità e personalità per farlo. In parte è così sicuramente. In parte però dipende anche da quanto la società crede in questi ragazzi e quanto spazio è disposta a concedergli per maturare adeguatamente. Il calcio è pieno di giocatori giovani sbolognati che poi si affermano altrove: Darmian, Benassi o Verdi sono casi emblematici che, in un senso o nell'altro, hanno avuto a che fare col Toro. L'attualità però ci porta a riflettere sui vari Barreca, Bonifazi ed Edera (tralasciando i vari Giraudo, Segre, Cucchietti, ecc.), perché i primi due sono in odore di cessione, mentre l'ultimo sembra l'unico con chance di restare. Il terzino sinistro di San Francesco al Campo sembrava essere esploso due stagioni fa con Miha, salvo, complice anche una fastidiosa pubalgia, rientrare nell'anonimato nella stagione passata.
Il Monaco potrebbe investire una decina di milioni per accaparrarselo, ma la domanda è: vale davvero la pena venderlo? Qui il discorso si può dividere in due sotto filoni: da un lato l'aspetto romantico per cui a parità di valore preferisco tenermi un giovane cresciuto in casa, dall'altro l'aspetto economico puro, cioè il fatto che i giovani del vivaio sono plusvalenze totali non avendo costo di acquisto. Izzo è più forte di Bonifazi? In questo momento probabilmente si, nell'arco di due o tre stagioni il rapporto potrebbe, però, capovolgersi. E allora è meglio spendere dieci milioni per Izzo e mandare via (non importa se anche solo in prestito) Bonifazi, oppure varrebbe la pena di puntare sull'elemento ex Primavera e dargli due anni di tempo per diventare come, se non più forte, di Izzo? La società (e credo l'allenatore) ha già fatto la sua scelta, io, personalmente, avrei fatto l'opposto, magari spendendo quei soldi, e anche qualcosa in più, per un centrocampista forte che manca come il pane. Arrivare ottavi o dodicesimi cambia poco, tanto vale far giocare i nostri ragazzi se hanno dimostrato potenzialmente di valere la media serie A. Ansaldi è più forte di Barreca, ma il futuro è dalla parte del terzino sinistro cresciuto in casa. Anche in questo caso la società ha già fatto la sua scelta (e a onor del vero anche il giocatore ha optato per la cessione) per cui un altro prodotto del vivaio non si affermerà con la maglia granata addosso.
Vedremo almeno se con Edera si proverà a studiare un percorso di crescita più consono alle aspettative dei tifosi. In un calcio dove se hai Ronaldo vinci altrimenti stai a guardare, creare una squadra a misura di ciò che i tifosi vogliono sarebbe comunque una gran vittoria. Più grande di qualsiasi scudetto del bilancio…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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