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columnist
Domenica sera, seduto davanti alla tv guardando un'incredibile finale del campionato europeo di basket Serbia- Slovenia, pensavo all'importanza del talento, del coraggio, dell'agonismo nello sport.
Il Toro, contro la Samp, ha espresso, solo a sprazzi queste virtù.
Sono felice per il ritorno del vero Gallo, ho rivisto la grinta e l'entusiasmo che parevano sopiti, per il gol fantastico di Baselli, un po' preoccupato per il secondo tempo con Edera, Gustafson e Boyè (involuto come non mai) simultaneamente in campo.
Sono sinceramente infastidito da questo refrain sul Toro che punta all'Europa: dobbiamo sperare di giocare tutto il campionato avendo un qualche obiettivo ed evitare di trovarci a gennaio non avendo più nulla da chiedere al campionato come capitò lo scorso anno, questo deve fare il Toro.
E prima di parlare degli obiettivi dobbiamo avere un'identità di squadra il più possibile definita e solida, con una testa e cuore ben miscelati, sperando poi che uno o due infortuni. Non condizionino completamente l'andamento della squadra tutta e del nostro campionato (l'unica punta che abbiamo di riserva è Sadiq).
È per questo che non ho accolto con delusione il pareggio con la Samp, perché i liguri hanno ben giocato ed il Toro ha fatto due errori gravi è vero, ma ha anche rischiato di vincere e poi ha incontrato una squadra ben organizzata che non ha rubato nulla.
Noi, tornando al basket, un Dragic o un Bogdanovic non li abbiamo però riducendo le leggerezze difensive ed organizzandoci meglio tatticamente potremo rimanere aggrappati fino alla fine (senza # però...) ai sogni.
Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.
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