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columnist
Io ho avuto quest’impressione domenica: stavano tutti al posto giusto, secondo le proprie inclinazioni, caratteristiche.
Per mesi mi sono chiesta come se la giocassero fra loro tattica e improvvisazione, nel nostro Toro. E poi domenica, tac!: equilibrio. Il Gallo non segna di testa, ma di cresta. La palla la indirizza dove vuole. Se il Gallo arriva lì, davanti, non c’è portiere che tenga, la cresta si rizza ed è gol. Male che vada prende la traversa, perché la vita è fatta anche di traverse. Ma va bene lo stesso. L’arbitro ci tiene a non passare per quello che tutela il centravanti della Nazionale e lascia che Alves gli si corichi addosso a più riprese. Un Falque puntuale che partecipa a ogni azione, uno che il centrocampo non glielo devono spiegare.
A difendere, i mancini. Moretti – visto il lungo, lungo curriculum – salta a destra, e Carlao prende posizione a sinistra. Uh sì che mi piacciono i mancini! Mi piacciono nonostante l’abbraccio di Carlao determini un rigore, e nonostante Moretti (e la difesa tutta) si lasci sbalordire dal gol di Han. Ma forse il più sbalordito è proprio lui, Han (e la Nord Corea tutta). E bravo Carlao, ora sappiamo che se in Francia ha giocato l’Europa League e a Cipro la Champions, non è stato per una coincidenza. Moretti non è lesso e Carlao non era un pacco della Befana. Le persone a volte sono così, se gli dai fiducia, ti sorprendono.Molinaro non mi dispiace, ma Barreca, tra corse, recuperi e gol sfiorati, è il mio terzino granata per antonomasia.
E poi Ljajic che torna a dare un senso al suo stare in campo con la maglia numero dieci, era dalla scenografica punizione contro il Palermo – tanto, tantissimo tempo fa – che aspettavo. E che trequartista sia, Ljajic. Acquah e Baselli sono come le due parti dei ringo, buoni da soli, eccellenti insieme. Talmente diversi per caratteristiche fisiche e psicologiche da riuscire a compenetrarsi e a dare equilibrio a un centrocampo mobile. Dove non arriva uno, può l’altro. Domenica il Toro giocava in azzurro, ma probabilmente Baselli ne vestirà presto un’altra di maglia azzurra, quella Nazionale. Quanto Toro in questa Nazionale, finalmente. Granata italiano. Acquah è l’amico che avresti voluto avere quando andavi a scuola e nell’intervallo ti stuzzicavano. Se c’è in giro Acquah, attaccarti è un’impresa. È la spallata del Toro, Acquah. Aggressivo, ma non così molesto da meritarsi il primo giallo, domenica. Il secondo sì. E secondo è anche il gol segnato, il secondo in tre partite. Acquah è l’uomo ideale per il gioco di Mihajlovic, pressing bellicoso e recupero palla impetuoso. Al momento ha la Coppa d’Africa nelle gambe, Acquah, dove l’abbiamo visto ballare, oltre che giocare. Un buon allenamento al ritmo e alla resistenza pure quello.
Domenica, espulso, abbandona il campo da lottatore rimasto imbattuto. Un dejà vu, la partita col Pescara. E vabbe’ teniamocelo irruente, il pragmatismo lo metterà qualcun altro. Mentre esce penso che è proprio un Toro, Acquah, e non vederlo in campo a caricare il Crotone, dispiacerà.
Maria Grazia Nemour - Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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