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Questo Toro merita un’altra chance!

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Il Granata della Porta Accanto/ Le stagioni non hanno mai andamenti lineari: gli infortuni non devono essere un alibi, ma in questo periodo stanno incidendo enormemente sulla continuità dei risultati
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Non mi tiro mai indietro quando c'è da evidenziare qualcosa che non va nella gestione del Toro, sia sul campo che fuori dal campo, così come non sono tenerissimo, di solito, nelle valutazioni sui singoli che siano il presidente, l'allenatore o i vari giocatori. Quello però che penso di non far mai mancare nei miei scritti è l'obbiettività e l'onestà di pensiero, per quanto sia possibile mantenerne una scrivendo di una passione così grande ed "insensata" come è quella per il Toro.

Indubbio essere delusi per un avvio di campionato che è stato, anche alla luce del calendario non impossibile, al di sotto delle aspettative in termini di obbiettivi dichiarati (Europa League), ma che, a onor del vero, nulla ha compromesso in funzione del raggiungimento degli stessi. Innanzitutto quello che mi sorprende è sentire tanti tifosi esprimere giudizi definitivi dopo appena 8 giornate con ancora 30 da giocarne: è vero, stiamo parlando di un quarto di campionato, ma non c'è nessuna legge matematica, né alcun algoritmo, che correla i punti fatti a quelli da fare. Prova ne è il Crotone che altrimenti l'anno scorso non si sarebbe potuto mai salvare se si fosse dato retta all'andamento statistico dei suoi primi due terzi di stagione. Il Torino ha 13 punti, ad appena un paio dalla zona europea: nulla è compromesso, così come nulla sarebbe già raggiunto se i punti fatti fossero 17/19 come potevano tranquillamente essere. In secondo luogo le stagioni non sono mai lineari, vivono di momenti, di periodi: di forma, di infortuni, di sfortuna, di fortuna, di episodi, di esplosioni di giocatori e di involuzione di altri. Si possono trovare delle costanti (il gioco, l'atteggiamento, l'aspetto ambientale, ecc.) ma poi quando si arriva in fondo al campionato qualunque risultato finale è figlio di tanti padri...

In questo momento il Torino non si esprime come le potenzialità della sua rosa farebbero presupporre, sebbene il punto sia proprio questo: qual è il reale valore della sua rosa? E, soprattutto, com'è composto l'assortimento di questa rosa? Se parlassimo di una rosa "da Champions", tredici punti sarebbero pochini (il Milan, per fare un esempio in questo senso ne ha "solo" dodici...), ma non credo che quello granata sia un roster da Champions, almeno non sulla carta. La sua rosa nel complesso è buona, ma è carente a centrocampo per i motivi che tutti conosciamo. C'è poi l'aspetto della valutazione della rosa in base al modulo con cui scende in campo la squadra di Mihajlovic: e qui qualche dubbio sugli esterni difensivi ci sarebbe così come sulla mancanza di un'altra punta di livello.

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A mio parere il nocciolo di questa balbettante stagione è legato all'indisponibilità di tanti giocatori nei momenti chiave di queste primi due mesi: gli infortuni non devono essere un alibi perchè fanno parte del gioco, ma intanto incidono, eccome se incidono! Ad inizio stagione sono mancati Baselli, Boyè e Lyanco. Il centrocampo sembrava comunque aver trovato la sua dimensione con Obi e Acquah a fare da diga assieme, o alternati, con Rincon. Senza Niang (ancora da acquistare) e Boyè, Berenguer è stato buttato prematuramente nella mischia per mancanza di alternative e, sebbene, non abbia impressionato in fase offensiva, nelle prime giornate ha dato molto equilibrio in fase difensiva (ricordiamo che l'anno scorso all'Osasuna giocava spesso da terzino). A quel punto è rientrato un Baselli ancora fuori condizione e contemporaneamente si sono fatti male sia Obi che Acquah lasciando a Rincon tutto il peso dell'interdizione. L'innesto di un inguardabile Niang ha tolto equilibrio alla fascia sinistra dove anche Barreca, causa infortunio, è uscito dalle rotazioni facendo venire meno a Mihajlovic un'alternativa di qualità su quel lato di campo. E se Boyè non riesce a ritrovare lo smalto della scorsa stagione (ma non dimentichiamoci che gli infortuni nel pieno della preparazione estiva sono i peggiori dal punto di vista della compromissione del recupero della forma ottimale), ecco che l'assenza pesante di Belotti è caduta in un momento in cui la squadra non aveva bisogno di perdere psicologicamente altre certezze.

Io sono ottimista e penso che dopo la pausa delle nazionali ad inizio novembre potremo finalmente vedere il vero Toro, quello che c'è nella testa del nostro mister. Le prossime difficili partite serviranno a testare invece quanta personalità ha il gruppo e quanto saprà essere squadra per affrontare sfide toste (Roma, Fiorentina, Inter) sebbene in carenza di organico.

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Infine una postilla su Mihajlovic. Alcuni ne paventavano addirittura l'esonero in questi giorni, ma penso che si tratti di esagerazioni: la discriminante di un esonero, oltre ai meri risultati, di solito è la verifica se la squadra segue o meno l'allenatore. Io credo che il gruppo sia col mister perchè a parte la gestione insensata dell'inserimento di Niang, tutti hanno avuto ed hanno le proprie chance di giocare, nessuno parte svantaggiato ed anzi, chi fa bene, conquista subito la fiducia dell'allenatore serbo. Errori ne ha commessi e ne commetterà, ma se la situazione non precipita, e non lo credo, è giusto dare continuità alla sua gestione. Per cambiare c'è sempre tempo...

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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