Un rebus di nome Rolando – “Qui non si scappa: uno fra Ventura e Bianchi è di troppo, la società decida una buona volta da che parte stare”. Il mio interlocutore è un caro amico, uno che mangia pane e Toro dai primi anni Settanta. Assieme abbiamo visto un sacco di concerti rock e di partite dell’era Giagnoni. Ah quell’assolo di Carlos Santana al Palaruffini, ti ricordi il derby quando Aldo Agroppi … Ma torniamo a bomba su questo suo sfogo. Le ultime due vittorie lo hanno soddisfatto - ci mancherebbe altro! - ma fino a un certo punto. Tifoso entusiasta ma molto esigente, lui apprezza i buoni risultati del mister genovese ma allo stesso tempo venera il capitano come un’icona. L’esordio spumeggiante di “trottolino” Barreto a Pescara? “Bravo è bravo, non lo discuto, ma è davvero integro fisicamente? Inoltre come si fa a rinunciare al più bravo colpitore di testa del campionato?”. Ribatto che, a mio parere, la presenza dell’uno non esclude quella dell’altro. Lui allora mi squadra dal basso in alto e mi fa: “Ma tu lo vedi uno come Bianchi farsi il mazzo in lungo e in largo per novanta minuti, tipo Meggiorini domenica scorsa? Io francamente no! Bianchi è un goleador, non sarà mai un attaccante di movimento!”. Di colpo anche per me la permanenza in granata di Rolly, uno che amo alla follia anch’io, diventa un rebus!
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‘Qui non si scappa: uno fra Ventura e Bianchi è di troppo’
Attenti alla Trenza! – Chissà se da qualche parte ad Appiano Gentile, quartiere generale dell’Inter a due passi da Como, campeggia il cartello con su scritto “Lavori in corso”? La crisi economica ha colpito duro su tutte le attività della famiglia Moratti: i cordoni della borsa sono desolatamente allentati, di daneè ghe n’è minga! Si è appena chiuso col trasferimento in Turchia ai ricconi del Galatasaray l’estenuante braccio di ferro con Wesley Sneijder. L’olandese, ormai un separato in casa di lusso per via di un contratto pluriennale da 6 milioni netti l’anno, si è dimostrato un talento sia nel battere i calci da fermo sia nel frequentare i locali notturni dell’ex Milano da bere con o senza moglie: una tipa molto bella ma anche parecchio ingombrante! Partito lui, anzi loro... chi arriverà? Un tempo non lontano i tifosi della Beneamata attendevano il responso della Sibilla Cumana di Foro Bonaparte: la folla di inviati speciali sempre addosso al patròn Massimo Moratti che fingeva di tacere e poi … zàc! Ecco immancabile l’identikit del nuovo arrivato: possibilmente sudamericano, perché d’italiani all’Inter a malapena accettano qualche giovane di belle speranze più Antonio Cassano da Bari-vecchia. Oggi invece mister Stramaccioni sa di poter fare affidamento in attacco solo sui gol del Trenza: in italiano, il Codino. Con la divisa del Boca Juniors Rodrigo Palacio ha conquistato 8 titoli, giocando 185 partite e segnando ben 82 reti. Dagli “xeneises” è poi passato al Genoa con una clausola ben precisa: se rivenduto ad altro club, Preziosi avrebbe garantito il 20% della sua eventuale cessione ai gialloblù di Buenos Aires. Così è stato quando, dopo tre campionati in rossoblù conditi da 100 presenze e 38 gol, la Trenza è stata ceduta per quasi 11 milioni all’Inter. Col colombiano Freddy Guarin, in una squadra che per altro ha perso parecchio smalto rispetto al girone d’andata, Palacio sta costruendo una bella coppia: da loro partiranno domenica pomeriggio i principali pericoli per Gillet e soci!
Milla: un leone davvero indomabile – 1990, Mondiali in Italia. Il Camerun c’è, e Roger Milla pure. Il leone indomabile ha ormai 38 anni: parte sempre dalla panchina, ma nei pochi minuti in cui entra trasforma letteralmente le partite. Il Camerun è la prima squadra africana nella storia ad arrivare agli ottavi di finale. Passa il turno e Milla segna ancora. E va a danzare attorno alla bandierina. Poi ci sarà la grossa delusione contro l’Inghilterra: inutile quel suo rigore del 2-1, i sudditi di Sua Maestà rimontano ottenendone un paio piuttosto dubbi. L’avventura di Milla finisce qui? Neanche per sogno! Quattro anni dopo va anche ai Mondiali in USA, stavolta i suoi leoni vengono sbranati dalla Russia per 6-1 ma il gol della bandiera, tanto per cambiare, è suo. Vuoi vedere che a 42 anni suonati il buon Roger appende le scarpe al chiodo per dedicarsi alla moglie e alla sua sterminata legione di figli? Ma neanche per sogno! Conquista una Coppa del Camerun mai vinta prima poi, dopo un paio di partite d’addio organizzate e annullate all’ultimo momento, via per l’Indonesia dove segnerà nel Pelita Jaja la bellezza di 23 reti in 23 gare disputate! Difficile smarcarsi dai difensori più giovani, ancor di più dalla voglia di tirar calci a un pallone: ah quanto ci manca un vecchietto terribile come te, caro Roger!
Renato Tubère
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