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Riccardo senza buca

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Culto / Torna l’appuntamento con la rubrica di Francesco Bugnone, dedicata a uno degli eroi della storia dei derby

Dici Maspero e pensi a dei tacchetti che si muovono su un dischetto per ristabilire la giustizia divina, entrando nella storia dei derby e del Toro. Ma si può esaurire l’esperienza di un giocatore in granata in quel singolo gesto, sebbene immenso, o Ricky è stato grande al di là di quel momento epico? Avrei tenuto la sua figurina nel portafoglio come un santino, fino alla sua consunzione, se non avesse indotto all’errore Salas? Maspero sarebbe stato comunque un giocatore da ricordare anche senza buca? Solo nei fatti c’è la risposta.

PROLOGO

Estate 2000: è Gigi Simoni a volere Maspero a Torino, dopo averlo allenato a Cremona. L’ex grigiorosso arriva dopo una stagione negativa, passata fra Reggiana e Lecce, e con fame di rilancio. Ha trent’anni, c’è ancora tempo per tornare il giocatore che fece innamorare lo “Zini", ma all’inizio non ingrana e finisce ai margini. Sembra una di quelle storie col finale già scritto: il calciatore con un gran futuro dietro le spalle viene da noi per rilanciarsi e non ci riesce.Si parla addirittura di un prestito al Lecco in C1. Per una volta, il finale è diverso. Un allenatore intelligente che crede in lui come Camolese, un po’ di casualità (l’espulsione di Venturin contro il Ravenna) che gli spalanca le porte della titolarità nella partita che girerà la stagione, tanta abnegazione e capacità di cogliere l’attimo portano Maspero a ritrovarsi centrale nel gioco del Toro. Dargli la palla è come metterla in banca. Nelle storiche otto vittorie consecutive, che abbiamo già raccontato, Ricky è un fattore e segna per due volte e mezzo: nel finale contro il Cosenza, su punizione contro la Salernitana e, complice la deviazione di Bianchini, contro la Pistoiese. Il bello, però, deve ancora venire.

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CAPITOLO 1: TERNI

Lunedì sera, giornata 26. Se vinciamo al “Liberati” siamo secondi da soli, ma la lanciatissima Ternana di Agostinelli non perde in casa da un anno. I tifosi umbri puntano a creare un clima incandescente, i giocatori in campo, guidati da un Grabbi in rampa di lancio che, da buon ex gobbo, se la gioca come un derby, cercano di condizionare Farina fra tuffi e proteste. Il Toro di Camolese, però, è un Toro vero, fa spallucce e al 44’ fa abbassare le arie a tutti. Asta, da destra, crossa a uscire verso Schwoch, ma, all’appuntamento con il pallone, arriva prima Maspero che si inserisce dalle retrovie e, col mancino, calcia un proiettile di controbalzo  imprendibile per Balli e va a festeggiare verso il settore ospiti, inseguito da Stefan che fa il gesto delle orecchie.

Nella ripresa volano mazzate. Farina è clemente su alcuni falli da codice penale dei rossoverdi, poi espelle giustamente Fattori per fallo da ultimo uomo sul tarantolato Grabbi al 68’. Finale di lotta e di spaventi. Segna Adeshina, ma il gol è annullato per fuorigioco. Nel recupero Grabbi si presenta davanti a Bucci e va a terra, sembra fallo, ma Farina non fischia. Poi lo fa tre volte e siamo secondi, vedendo la A sì in lontananza, ma sempre più grande.

I tifosi umbri, che già all’andata colpirono un supporter granata che stava togliendo gli striscioni con una bomba carta, assediano i dirigenti in tribuna, tirando di tutto. Da quel momento in poi la Ternana calerà e Agostinelli stesso da allenatore promettente qual era non riuscirà più a svoltare la sua carriera.

Generalmente nei rarissimi casi in cui vinciamo per un episodio dubbio a nostro favore, un po’ mi sento in colpa. Mi sento ancora a disagio per la ladrata contro l’Empoli il giorno del Centenario, per fare un esempio. Qui no, qui godo per il clima che c’era in campo, per come si comportò parte del pubblico al 90’ e quanto vedo che esistono video di YouTube riguardanti la partita che hanno come titolo “Vergogna” e come sottotitolo “una città intera scippata dai padroni del calcio” godo ancora di più, pensando al clima in cui si giocò quella gara. E questo godere, senza una grandissima rete di Maspero, non ci sarebbe mai stato.

CAPITOLO 2: RAVENNA

Sei giornate alla fine, fa caldo, il Ravenna è praticamente retrocesso e senza stipendio. Per altre squadre ci sarebbe aria di scampagnata, per noi c’è aria di Castel di Sangro. Col passare dei minuti l’odore si fa sempre più mefitico. Bodart para tutto, Chomakov porta in vantaggio i padroni casa con una sventola su punizione allo scadere della frazione.

Siamo stanchi, la rincorsa, cominciata proprio un girone prima al “Delle Alpi” contro i ravennati inizia a farsi sentire e allora ci si affida ai piedi buoni, quelli di Maspero che, a una ventina di minuti dalla fine, cerca e trova il giovane Calaiò. Il futuro arciere colpisce la traversa, ma è il più lesto sul rimbalzo e pareggia. Un punto non sarebbe malissimo per come si era messa, ma una vittoria sarebbe una fortissima ipoteca sulla promozione. Al 91’ c’è un pallone ai venti metri e un centrocampista biondino che gli corre incontro, lo colpisce col mancino che meglio non si può e lo scaglia con tutta la forza che ha nel piede verso la porta avversaria. Il fendente si infila nell’angolino basso con Bodart immobile.

Maspero sa di avere segnato il gol che fa partire il conto alla rovescia e inizia a correre verso il lato opposto del campo a petto nudo, roteando la maglietta come se fosse una bandiera. Corre verso il settore ospiti in delirio, ma corre anche verso chi è rimasto a casa con l’orecchio incollato alla radio, chi nei club esulta buttando le sedie per aria. Corre verso qualunque granata stia esultando in quel momento e siamo tanti e siamo tutti. L’aria non è più quella di Castel di Sangro, l’aria è quella profumata della massima serie. Quella A che dopo Terni si stava solo ingrandendo, ora è qui, enorme, vicina, basta prenderla.

CAPITOLO 3: COSENZA

La A la prendiamo a Pescara col gol di Artistico e in casa contro il Cosenza di Lentini dovrebbe essere semplicemente festa, invece iniziano a diffondersi voce assurde sul futuro di Camolese, reo di aver schierato qualche giocatore non gradito alla proprietà. I tifosi mostrano su uno striscione il loro pensiero su un eventuale arrivo di Colomba al posto di Camoleone, i giocatori lo fanno al 57’. Schwoch lancia Maspero che segna in diagonale e guida, con Galante, la corsa all’abbraccio verso il tecnico dei miracoli. Noi siamo con lui. In quel momento, probabilmente, ai piani alti hanno capito cosa stessero per combinare.

E’ come se si sciogliesse un nodo, un groppo in gola che impediva la gioia completa. La gente invade il campo, si mette ai lati e assiste al gol di Mumo Peralta su assist di (indovinate un po’) Maspero e a quello inutile di Pisano su traversone di Gigi Nostro. A Salerno, nella gara che chiuderà il campionato, sarà ancora Ricky ad aprire le danze su punizione per una vittoria che blinderà il primo posto col record di punti.

CAPITOLO 4: DERBY

La buca è grande, ha risucchiato tutto e a volte ci dimentichiamo (no, non è vero, non ci dimentichiamo un cazzo, ma passa addirittura in secondo piano rispetto all’altro episodio) che Maspero ha segnato in QUEL derby e non un gol qualsiasi, ma quello del 3-3.

Ricky entra al 78’ per Lucarelli. Un centrocampista offensivo per un centravanti quando devi recuperare è scelta particolare, ma nel pieno della rimonta impossibile nessuno sta lì a farsi domande. Siamo tutti a dire “vi prego, ragazzi vi prego”, a lanciare cori, a crederci disperatamente. A guardare l’altra curva che è ammutolita dal gol dell’1-3 di Lucarelli, come se già sapesse, se già presagisse. Poi, all’improvviso, all’83’ Asta avanza sulla sinistra e pesca la terra di Ferrante col mancino. Il colpo di testa di Marco sembra già gol, ma Buffon ci arriva non si sa come. Così come non si sa come arrivi Maspero che, in scivolata, insacca quello che è il tap in più difficile della storia, con pochissima porta a disposizione. In curva non faccio nemmeno in tempo ad accorgermi che Buffon a momenti prende anche quello, perché sono sommerso dal delirio. Ricky esulta col ditino alzato. Non permetterà a niente e a nessuno di portare via il peso di quel gol.

CAPITOLO 5: UDINESE

Due sconfitte di fila a chiudere il girone d’andata 2001/2002 (una clamorosa e sfortunata in casa contro il Venezia e una a testa alta alla Roma a causa di un capolavoro di Totti) e il Toro è in zona retrocessione. L’Udinese in casa è occasione di rilancio, ma dopo il vantaggio di Lucarelli dal dischetto, Iaquinta pareggia allo scadere del tempo. Cristiano è scatenato, suona la carica e coglie un clamoroso palo a inizio ripresa, ma per una vittoria imprescindibile serve ancora altro, serve ancora Maspero. Ricky entra al 67’ e 2’ dopo, in una particolare inversione di ruoli, realizza: è Lucarelli a crossare morbidamente da destra, è il fantasista a tuffarsi di testa da centravanti vero e a siglare il 2-1. Non fa caldo come a Ravenna, si gela, ma Maspero si toglie lo stesso la maglia e la fa vedere alla Maratona festante. Lucarelli, incontenibile, farà il terzo poco dopo e i granata troveranno la prima di tre vittorie consecutive che faranno lasciar loro definitivamente il pantano della zona retrocessione per sognare addirittura un po’ d’Europa.

CONCLUSIONE

Esaminati questi episodi possiamo dire che Maspero sarebbe stato comunque nella storia granata senza la buca? La risposta è sì. Però, vedete, c’è un fatto. IL FATTO CHE LUI LA BUCA L’HA FATTA. E SALAS NON SE N’E’ ACCORTO E HA TIRATO FUORI DALLO STADIO. E IN CURVA CI SONO STATE SCENE DA GIRONE DANTESCO, MAGLIETTE STRAPPATE, GENTE CHE CADEVA E CHE ULULAVA. E HANNO FATTO LO STRISCIONE “MASPERO FA LA BUCA E LA JUVE…” CONTINUATE VOI CHE SONO SIGNORE. E quindi, a maggior ragione, Ricky sei nell’Olimpo. Per i tuoi piedi, per i tuoi gol e per quella tua idea geniale, degna di un film di “Amici miei” che è ancora una delle poche cose che ci può far sorridere quando pensiamo a un derby. Grazie.