E' stata la notizia della settimana in casa Toro, inutile far finta di niente, ed infatti i rinnovi di Petrachi e Ventura, annunciati dal presidente Cairo all'indomani della vittoria della Supercoppa da parte della Primavera, hanno scatenato il dibattito tra i tifosi granata. Il tifo si è diviso più o meno equamente in tre fazioni: coloro che hanno plaudito al gesto dell'editore alessandrino sostenendolo senza se e senza ma, coloro che non erano contrari ai rinnovi, ma avrebbero aspettato di capire più avanti la portata dei risultati della squadra per agire di conseguenza e coloro che, pur riconoscendo grandissimi meriti a Ventura, sono dell'opinione che il mister genovese sia a fine ciclo e che sarebbe necessario un cambio in panchina (a giugno, ovviamente). Tre posizioni abbastanza chiare, ognuna con delle corrette motivazioni alla base e che nei fatti hanno probabilmente abbracciato idealmente ciò che è passato nella testa del presidente Cairo prima di prendere la sua decisione. Una decisione che però, a mio modo di vedere, è stata comunque abbastanza obbligata.
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Rinnovi di Petrachi e Ventura, unica mossa possibile per Cairo
In linea di principio la scelta della continuità ha parecchi vantaggi e, in relazione al momento poco felice in termini di risultati vissuto dalla squadra in questi ultimi due mesi, lancia un messaggio forte e chiaro a tifosi e giocatori: nessuno si sogni di remare contro perché su quella panchina anche nei prossimi due anni ci sarà seduto Ventura. Lodevole mossa da parte di un presidente che in passato è spesso caduto nell'errore di cambiare troppo. Io personalmente sarei stato più dell'idea degli "attendisti" , cioè di aspettare l'evoluzione del campionato del Toro prima di sciogliere le riserve su un rinnovo che, ripeto, per quanto fatto da Ventura e Petrachi nell'ultimo quinquennio e' meritato, ma capisco che il presidente Cairo in questo particolare momento non avrebbe potuto premettersi questo lusso. Se me lo sono chiesto anch'io più volte, lo avrà fatto anche Cairo: il progetto tecnico ha ancora slancio per alzare la famosa asticella o, come qualche scricchiolio degli ultimi tempi mostra, si è accartocciato su se stesso dimostrando una preoccupante involuzione piuttosto che i segnali di un nuovo vigore? A prescindere dalla risposta non era certo questo il momento della stagione in cui fare questa valutazione così profonda.
In tutta sincerità la squadra è compatta con l'allenatore e questo è un buon segno, oltre ad essere probabilmente uno degli aghi della bilancia nella scelta presidenziale. Il problema semmai è che, a parte Glik e Benassi, gli altri "pretoriani" del mister (i vari Moretti, Gazzi, Vives, Bovo, Quagliarella, ecc.) sono un po' in la' con gli anni e rischiano di non essere più l'affidabile colonna portante della squadra se dietro non si affermeranno vere e valide alternative, non tanto come peso nello spogliatoio, quanto come presenza in campo. La presunta attitudine di Ventura a lavorare coi giovani sarà messa alla prova cruciale, secondo me, da qui a fine stagione: se il mister avrà la capacità di far diventare realtà tutti coloro che scalpitano alle spalle degli ipotetici titolari allora il suo progetto prenderà nuova linfa e, al di là dei risultati di quest'anno, avrà un'ottima base per una nuova grande annata. In caso contrario invece, a giugno Ventura si ritroverà con i fedelissimi più vecchi di un anno e gran parte della rosa da rifondare, contando che qualche big tra Peres, Maksimovic, Baselli e Glik giocoforza partirà per finanziare il mercato estivo.
In sostanza la mossa di Cairo è più che comprensibile in tutti i suoi risvolti e ricorda un po' la scommessa di Cartesio sull' esistenza di Dio: se esiste davvero ho vinto, se non esiste avrei comunque perso. Se Ventura continua a far bene, bene il rinnovo anticipato, se fa male ci sarebbe comunque un grosso problema. Meno filosoficamente parlando poi, dal punto di vista del presidente ci sono da contare anche i vil denari: come non trattenere due collaboratori che in questi anni gli hanno fatto incassare milioni di euro in plusvalenze? E perché rischiare che la barca prenda una pericolosa rotta senza un capitano ed un ufficiale ben saldi e legittimati al comando? Di per sé due considerazioni più che sufficienti per far apporre una bella firmetta sul contratto a Ventura e Petrachi. Tanto nel mondo del calcio i contratti valgono meno della carta su cui sono scritti, si sa, e se un domani ci fosse la necessità (e non ce lo auguriamo...) di un cambiamento, non sarà certo un contratto nuovo di zecca ad impedirlo. Alla luce di tutto questo mi chiedo e vi chiedo: aveva davvero altra scelta Cairo?
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