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Ripresa del calcio? Perché sì

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Il Granata Della Porta Accanto / Non voler prendere in considerazione l'ipotesi di far tornare a giocare aspettando non si sa bene quali tempi migliori è un po' da struzzi…
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

All'interno dell'interessante dibattito sull'opportunità o meno di riprendere, per portare a termine, il campionato di serie A, ieri su Toronews è apparsa una bella analisi di Nicolò Muggianu nella quale venivano elencate e approfondite quattro ragioni per non doverlo far ripartire per forza. Nonostante io nutra grande stima per il nostro Nicolò, non sono così d'accordo su tutte le tesi da lui portate, ma prima di dire la mia in proposito credo sia necessaria una premessa banale quanto opportuna. L'emergenza coronavirus è, come dice la parola stessa un'emergenza, quindi un evento eccezionale che nulla ha a che fare con la vita "normale". Il vero problema è che quando l'emergenza propriamente detta terminerà (e lo deve fare perché altrimenti non sarebbe più un'emergenza, ma uno stato di fatto consolidato) non riavremo più per lungo tempo, forse anni, le nostre vite come eravamo abituati a viverle. Nessuno sa esattamente quanto e come cambieranno, ma è certo, e lo dico con il cuore che sanguina dalla tristezza, che cambieranno. In questo momento siamo sconvolti dalle migliaia di morti e tutto appare più insignificante di fronte al dolore e alla morte: purtroppo la storia umana è piena di catastrofi, guerre, carestie ed ogni altra sorta di eventi drammatici, ma è la vita, cioè il bene supremo che possediamo, e il nostro istinto alla sua conservazione che da sempre guidano i passi di chi sopravvive nel difficile percorso del dopo. Mentre si lavora alacremente alla ricerca di un vaccino, va preso atto che comunque le misure di lockdown necessarie per ridurre al massimo i contagi non potranno durare troppo a lungo e allora il passo successivo sarà inevitabilmente quello di trovare un nuovo equilibrio per vivere al meglio senza far tornare a crescere l'epidemia oltre certe soglie che fino alla famosa "immunità di gregge" saranno endemiche. Tutti noi dovremo seguire regole più restrittive circa le nostre abitudini, ma sarà necessario trovare un modo per andare avanti: la gente dovrà andare al lavoro, vedere parenti e amici, far studiare i figli, praticare sport e dovrà fare tutto in modo tale da rispettare delle misure di sicurezza. 

https://www.toronews.net/columnist/il-calcio-cicala-ora-si-lamenta-e-chiede-aiuto/

Oggi contiamo i morti e  continueremo a farlo per lungo tempo, ma fermarsi completamente per un anno o due non è possibile, né pensabile. Senza addentrarsi troppo in questioni più grandi dell'intento originario di questa rubrica, anche il calcio, come tutte le attività umane si dovrà adattare a un nuovo modo di praticarlo nel suo contorno. Parlare di far ripartire un campionato non è un'eresia in termini assoluti: il calcio è, ahimè, anche un business e come tutti i business cercherà di rimettersi in moto per minimizzare i danni, né più e né meno di quello che vorranno fare tutte le altre attività economiche. La differenza è solamente che il calcio ha un'eco mediatica enorme, con tutte le polemiche che da ciò deriva…

https://www.toronews.net/columnist/calcio-e-toro-ce-bisogno-di-aria-nuova/

Nel momento in cui il Governo ci autorizzerà a tornare ai nostri lavori seguendo determinate norme igienico/sanitarie, anche le società calcistiche potranno riprendere gli allenamenti. Ed è giusto che sia così. Il calcio di alto livello è talmente pieno di risorse che non avrà difficoltà a mettere in pista tutte le misure per salvaguardare la salute degli atleti, che in effetti è la cosa più importante. Scendendo negli aspetti più terra terra, invece, sono stupito della paura di far terminare la stagione in estate compromettendo la stagione successiva: compromettendo perché? Se lo svantaggio è comune a tutti, in realtà non è uno svantaggio reale, ma una nuova condizione con cui fare i conti. Si arriverà all'Europeo del prossimo anno col fiatone? Allora saremo tutti nelle medesime condizioni perché anche gli altri partecipanti, cioè le altre nazioni europee, avranno avuto le stesse problematiche. E poi sapendolo in anticipo si potrebbero comunque prendere delle contromisure per accorciare la stagione successiva, ad esempio giocando solo un girone a cui far seguire una fase ad orologio come si fa ad esempio in alcuni campionati di basket oppure eliminando la Coppa Italia in modo da avere il massimo delle giornate a disposizione per comprimere tutto il campionato. 

https://www.toronews.net/columnist/voglia-di-normalita-voglia-di-toro/

Una soluzione ideale non c'è, ma non si può neanche sperare che il calcio sia l'unica cosa che tornerà ad essere tale e quale a prima. Qualcosa dovrà per forza cambiare nella sua organizzazione e non è detto che tale cambiamento ci piaccia. Anche gli stadi vuoti saranno un brutto spettacolo al quale dovremo inizialmente abituarci. Uno scenario al quale seguirà magari un successivo via libera all'accesso eventualmente condito dall'obbligo di lasciare un seggiolino libero tra un posto ed un altro, quindi di fatto dimezzando la capacità degli impianti. Insomma, lo scenario che si prospetta non è dei più allettanti, lo so, ma non voler nemmeno prendere in considerazione l'ipotesi di far tornare a giocare le partite di calcio aspettando non si sa bene quali tempi migliori è un po' da struzzi che mettono la testa sotto la sabbia. E poi al di là del business in sé, la ripresa del calcio può essere un aiuto inconscio per la gente a vivere la quotidianità con un pizzico di leggerezza in più. D'altronde tutti noi sappiamo quale ruolo nell'Italia del Dopoguerra svolse nell'immaginario della gente  il Grande Torino con le sue imprese entusiasmanti. Chi diceva che il calcio è la più seria delle cose meno serie non si sbagliava di molto e ad anche nel post Coronavirus non mi stupirei se si confermasse che è proprio così. 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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