Dai tifosi per i tifosi. Toro News è lieto di presentare "RisorgimenToro", la nuova rubrica a cura di Massimiliano Romiti: avvocato, mediatore civile e commerciale, nonché uno dei soci fondatori dell'associazione ToroMio. Con lui si parlerà di azionariato popolare, ma anche di tifo e di passione per i colori granata: il filo conduttore che lega indissolubilmente tutti i tifosi del Torino.
RisorgimenToro
RisorgimenToro, la nuova rubrica di Massimiliano Romiti
Il punto di (ri)partenza. Ringrazio anzitutto gli amici di Toro News per avermi chiesto di curare una nuova rubrica, rubrica alla quale ho pensato di dare lo stesso nome con il quale in passato ho marchiato i miei interventi su questa testata. Per chi non mi conoscesse ho 50 anni di cui 34 mi hanno visto abbonato tra Curva Maratona, Curva Primavera e Distinti, di professione avvocato civilista, sposato con due figlie. Nel 2006, in occasione del centenario, folgorato sulla via di Superga, ho deciso di dedicare parte del mio tempo al Toro, ossia alla comunità sportiva che nel tempo si è aggregata intorno al Torino Football Club.
Partendo dal mio ambito ho quindi anzitutto fondato nel 2007 i Giuristi Granata – Toro Club Marco Filippi, in onore di un collega grande tifoso del Toro e successivamente insieme ad altri cari amici ho avviato l’avventura dell’Associazione ToroMio che, come spero molti sappiano, si occupa della promozione della partecipazione dei tifosi al Torino Fc e alla sua governance. Grazie alla fiducia accordatami da Don Aldo Rabino che mi presentò al consiglio direttivo della Fondazione Stadio Filadelfia, ho partecipato al periodo della ricostruzione del primo lotto quale volontario consulente sotto la presidenza di Cesare Salvadori, occupandomi poi per l’inaugurazione in particolare dei rapporti con i Toro Club; nel mentre partecipavo a volte ai lavori del Collegio dei Fondatori quale rappresentante della Associazione Curva Primavera e ho poi avuto anche l’onore quale Presidente dell’Associazione ToroMio di essere stato il primo Presidente dell’assemblea dei soci sostenitori della Fondazione Stadio Filadelfia. Ho spinto per la nascita dell’Unione Club Granata e ho più volte collaborato ed avuto incontri con il Circolo Soci Torino Fc, l’Associazione ex-calciatori granata e l’Associazione Memoria Storica Granata oltre che con le altre associazioni rappresentanti i tifosi all’interno della Fondazione, realtà alle quali sono legato proprio perché sono parte importante di quel mondo granata che tanto mi appassiona,
Più recentemente sempre nell’ambito di un progetto ToroMio mi sono occupato della promozione di una proposta di legge volta a promuovere la partecipazione popolare nel mondo dello sport, proposta attorno alla quale si sono raccolte altre 10 associazioni rappresentanti di altre importanti tifoserie le quali hanno costituito il Comitato NOIF “Nelle origini il futuro” di cui sono l’attuale Presidente. Non solo Toro ma Roma, Milan, Parma, Athletic Club di Bilbao, Cosenza, Modena, Rimini, Sassari, Acireale. Insomma tante realtà con in testa la valorizzazione della passione sportiva.
Tutto questo per dirvi non tanto cosa ho fatto ma in particolare per farvi subito capire perché l’ho fatto e cosa, più di tutto, mi sta a cuore. Il motivo per cui ho cominciato a buttarmi in tutte quelle cose alle quali ho accennato sopra è stato l’aver conosciuto nelle mie varie frequentazioni granata delle persone splendide che mi hanno spesso lasciato totalmente ammirato per generosità e dedizione. Una ricchezza che vorrei non appena si conservasse ma che invece addirittura crescesse. Perché? Perchè tutti i nostri giovani possano goderne anche in futuro. Questa meravigliosa umanità, questa ricchezza, da anni, in un certo senso, è sotto assedio. Non succede solo a Torino e nel Torino. La assedia anzitutto l’assoluta preminenza dell’interesse economico/personale che ha cominciato a pervadere il mondo del calcio dalla fine degli anni ottanta in poi. La assedia l’avanzata dei social che impone forme comunicative stringate e fondate sulla mera reattività. La assedia il progressivo indebolirsi di una vera cultura sportiva già abbastanza debole in Italia e fondata molto sull’associazionismo, anch’esso in crisi, e poco sulla scuola. La assedia infine il progressivo indebolirsi di una cultura comunitaria a favore dell’affermarsi di un individualismo ormai dilagante ma che lascia tutti più tristi, perché più soli. Per il Torino il canto del cigno di quello che io chiamo Toro, ossia l’unità tra il Torino Fc e la sua gente, lo sentimmo ai tempi di Borsano e di Goveani culminata nella Coppa Italia letteralmente “portata in salvo” dopo l’incredibile notte di Roma.
Con Calleri cominciò la vera dispersione del patrimonio Toro. Non mi riferisco infatti solo all’aspetto economico, giacchè questo era stato già dilapidato da suoi predecessori Mi riferisco ad un attacco portato al cuore del Club. Un assedio come si deve infatti non può che porsi come primo obiettivo quello di demolire le mura della città/comunità assediata. Da giovane universitario a quel tempo con un altro amico accompagnavo il mitico Piero Gai per aiutarlo a raccogliere interviste per la sua trasmissione su GRP. Spesso nei miei racconti accennerò a persone che mi fanno venire le lacrime agli occhi solo a pensare alla loro fenomenale umanità e Piero è uno di questi. Presso la storica sede del Toro di Pianelli, adibita ora in tempi recenti prima a scuola e poi a spa, alla presentazione del primo Torino di Calleri che ripartiva da Rizzitelli e Abedì Pelè, quel giorno, ero lì con lui. Dopo la presentazione fummo invitati a fermarci a pranzo dal neo-presidente presso il Ristorante del Circolo Soci che era collocato, in allora, all’interno della sede e dove sogno che ritorni in futuro. Ricordo ancora l’angoscia che mi prese allorchè sentii dire da Calleri a tavola che uno dei problemi del Torino era proprio il fatto che vivesse al di sopra delle sue possibilità e che ad esempio una sede così grande lui non riusciva proprio a capire a cosa potesse servire. Difatti, di lì a poco, la storica sede fu chiusa ed alloggiata in un mezzanino di P.za San Carlo, appena sufficiente per ospitare una segreteria e poco altro. Un luogo angusto dove non si poteva accogliere niente di più che qualche persona per volta.
In allora, giovane convitato seduto a fianco di Rizzitelli, di lì a poco ammazza-gobbi, me ne stetti zitto avvertendo però un colpo al cuore. Ma come? Oggi senz’altro mi alzerei e direi a Calleri che il perché di avere una sede così sta nel fatto di rispettare la dignità di un Club che ha fatto la storia del calcio in Italia e aggiungerei che in quella sede si sono consumate tante vicende di umanità appassionata e infine gli sottolineerei che occorre un luogo adeguato per ospitare l’energia di un Club come il Torino. Gli direi ancora che sempre in quel luogo, negli anni, si sono potuti incrociare insieme Presidenti, Dirigenti, soci del Torino quando ancora c’erano, ragazzi delle giovanili, atleti, tecnici e tifosi qualunque che vi si recavano anche solo per prendere i biglietti della partita. E che una sede del Toro dovrebbe sempre avere le proprio le caratteristiche aggregative di quella che aveva davanti e che aveva concepito quell’uomo di cuore e non di meri denari che era Orfeo Pianelli. Il Toro, se ci pensiamo, ha sempre visto pulsare più forte il suo cuore in 4 luoghi. Il luogo del Presidente: la sede. Il luogo della Passione: il Filadelfia Il luogo della Memoria: Superga Il luogo della Partita: lo stadio di turno. Tutti e 4 questi luoghi, con sfumature diverse, mostravano, nei loro diversi e magnifici scenari, quel fantastico mix tra la società sportiva granata e la sua gente (parola carissima a Don Aldo quando parlava di Toro e che per questo mi piace usare). Tra il 1993 e il 1994 viene chiuso il Filadelfia per inagibilità e abbandonata la sede, mentre il giovane prodotto del vivaio Bobo Vieri viene scambiato con Petrachi. Quando si dice demolire dalle fondamenta. Abbandonata la sede e demolito il Filadelfia il Toro, davvero, è rimasto senza dimora, la comunità dei suoi tifosi senza riparo. Come in un assedio la prima cosa che fa l’assediante è proprio quella di demolire le mura che difendono e custodiscono la comunità. Qual è allora il punto di (ri)partenza dopo che da allora sono passati quasi trent’anni? Gli effetti dell’assedio si vedono: un Filadelfia ricostruito ma inspiegabilmente ancora sprangato ai tifosi, uno stadio vuoto per Covid ma già da anni molto vuoto, una sede che è rimasta sullo stile di quella di Calleri.
Solo Superga è rimasta la stessa, a guardare torinesi e torinisti chiedendo loro di non mollare. Se potesse parlare ricorderebbe che essa stessa è lì sul colle perché i torinesi nel 1706 non mollarono affatto di fronte agli “stra” e “pre” potenti francesi ed in un colpo solo riuscirono a conquistarsi libertà e dignità regale ma ci riuscirono solo perchè riunirono insieme, una volta tanto, tutte le forze su cui potevano contare, senza se e senza ma. Non a caso la battaglia di Torino è considerata, per la stessa Italia, tutta l’inizio del Risorgimento, come suggerisce il quadro posto all’ingresso dello splendido omonimo Museo che abbiamo in città. Occorre ripartire, occorre ricostruire luoghi che già c’erano magari in forme nuove, per poi costruire altre cose, magari ancora più belle. Per prima cosa occorre ricostruire la comunità sportiva granata, occorre che diventi un’associazione molto numerosa e ben identificabile. Dovrebbe sorgere, a Torino come in ogni città, un presidio realmente popolare legato al proprio Club, formato cioè da tutte le componenti della società civile. I tifosi sono chiamati ad esprimere un qualcosa che finalmente non possa essere ignorato o manipolato, come invece ormai da troppi anni a questa parte capita alla tifoseria nel modo del calcio. Questo presidio per la sua consistenza dovrà essere piuttosto rispettato e considerato, anche a livello di governance della società sportiva, in quanto di fatto è questa l’unica reale vera base del business legato al calcio: la passione dei tifosi. Si riparte da qui. Una squadra vincente, insieme alla sua gente!
Avvocato e mediatore civile e commerciale. Socio Fondatore dei Giuristi Granata - Toro Club Marco Filippi, dell'Associazione Curva Primavera per la Fondazione Stadio Filadelfia e dell'Associazione ToroMio. Attuale presidente del Comitato NOIF "Nelle origini il futuro" che unisce a ToroMio associazioni di varie tifoserie italiane nella promozione di una proposta di legge che introduca la partecipazione popolare nel mondo del calcio e dello sport.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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