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Roberto Mozzini (a sinistra) e Francesco Graziani (a destra, negli insoliti panni del portiere) durante la partita di Coppa Campioni tra Torino e B. Monchengladbach (1976)
Un'estate italiana
Gianna Nannini – Edoardo Bennato
1989 Virgin
Forse non sarà una canzone a cambiare le regole del gioco, cantavano Gianna Nannini ed Edoardo Bennato sulle note di Giorgio Moroder, nella canzone ufficiale dei Mondiali di Italia 90. Ebbero un grande successo e ancora oggi, a sentir menzionare le notti magiche del ritornello, torna alla memoria l'estate di tanti anni fa. Però quella canzone le regole del gioco non le cambiò. Ci hanno pensato, nei decenni a venire, gli ideatori di innovazioni continue destinate a sfornare un prodotto nuovo di zecca, lontano parente patinato di quello sport vero e un po' ruspante che ci faceva impazzire. Come ampiamente comunicatoci da tutti i media, è stato appena effettuato il sorteggio della nuova Champions League, strano evento complicatissimo in grado di trasmettere, a noi appassionati del calcio di una volta, un vago senso di mal di mare.
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Tenterò di riassumere, per chi non ha avuto ancora il piacere di scoprirla, la nuova competizione. La fase iniziale è costituita da un unico girone gigantesco di ben trentasei squadre. I contendenti si scontrano in una serie di parite secche, ma non in un troppo scontato e comprensibile tutti contro tutti. Ogni team ne incontra altri otto, soltanto otto, stabiliti dal sorteggione di cui sopra, giocando quattro volte in casa e quattro in trasferta. I punti fatti vanno a finire in un calderone generale. Chi fa più punti vince la Coppa, direte voi. Eh no, cari miei, troppo facile: a seconda della posizione che andranno a occupare nella classifica, alcune squadre verranno eliminate, altre, le migliori, confluiranno in un tabellone che si svolgerà in modo tradizionale a partire dagli ottavi di finale. Tutto chiaro, vero? Se avete risposto sì, buon per voi: siete pronti a godervi il calcio del futuro. Io, che trovo tutto ciò cervellotico e finalizzato a moltiplicare il numero delle partite, rimpiango la vecchia Coppa dei Campioni, quella che noi giocammo una sola volta, nel lontano 1976/77. Era sconcertante, nella sua semplicità. Riassumiamola per chi non c'era.
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Trentadue squadre, una sola per nazione. Due gare, una di andata e una di ritorno. Si cominciava dai sedicesimi di finale. Anche i campionati minori venivano rappresentati dal loro team vincitore e poco male se le squadre maltesi o lussemburghesi rischiavano di dover contare col pallottoliere i goal incassati. C'era la regola dei goal in trasferta, ormai accantonata, a riempire di strategia il doppio confronto. Abbondavano i risultati a sorpresa, che spesso erano irrevocabili. Qualche favorita veniva bloccata prima di raggiungere i quarti, senza possibilità di appelli. Nel 1976 noi, ovviamente, pescammo avversari terribili fin dal primo turno: riuscimmo a far fuori il temibile Malmö e cedemmo alla corazzata Borussia M'gladbach che avrebbe raggiunto la finale per poi perderla in gara secca, l'unica prevista dal regolamento, col Liverpool. Ci andò male, ma fu bello esserci perché rappresentammo noi l'Italia. Solo noi, perché quella era effettivamente la Coppa dei Campioni e ci giocavano solo i Campioni, non i secondi, i terzi, i quarti e i quinti classificati. In quello stesso anno si cimentarono nella sfida, mescolate a Real Madrid, Bayern Monaco e Benfica, squadre meno titolate quali la maltese Sliema Wanderers, la Jeunesse Esch del Lussemburgo o i nordirlandesi Crusaders. Non mi risulta che qualcuno si stracciasse le vesti se una compagine minore prendeva il posto che poteva essere destinato a club potenti e danarosi, costretti a consolarsi con la Coppa UEFA. Non si parlò nemmeno di lesa maestà. Forse era un altro mondo, e non lo sapevamo.
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore. Nel marzo del 2023 è uscito il suo nuovo noir a forti tinte granata "Giallo profumo di limoni. L'avvocato Alfieri in un nuovo caso tra Torino e Sanremo" (Fratelli Frilli Editori).
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