columnist

Sangue Milinkovic-Savic

Maria Grazia Nemour
Sotto le granate / Torna la rubrica della nostra Maria Grazia Nemour: "Sergej e Vanja sembravano destinati fin da bambini a una carriera da grattacieli tra i cestisti"

E fu così che, nell’ultima di campionato, debuttò in serie A anche il piccolo dei due fratelli Milinkovic-Savic, Vanja. Il piccolo di novantadue chili spalmati su due metri e due centimetri di altezza, che fanno del piccolo, l’estremo difensore il più alto della serie A, capace di contare i capelli pure a Donnarumma. Sergej e Vanja sembravano destinati fin da bambini a una carriera da grattacieli tra i cestisti, proprio come la mamma, giocatrice professionista di pallacanestro. Ma l’altro 50% del DNA Milinkovic-Savic, quello del papà, è attorcigliato a doppia elica intorno al calcio. I due fratelli serbi nascono in Spagna mica per nulla: il papà ha giocato lì, come centrocampista, fino al 2011, anno del ritiro e dell’iniziazione come allenatore. E fu così che, Sergej e Vanja, l’NBA iniziarono a guardarla di notte alla tv, e a riempire il giorno solo di calcio giocato.

E in questo quadretto di famiglia dove ognuno ha un pallone in mano, mettiamoci anche la sorellina  undicenne di Vanja e Sergej, Jana, ginnasta che si diletta agli anelli. Disciplina, allenamento e agonismo apparecchiati a tavola ogni sera, in casa Milinkovic-Savic. E con questa sana dieta mentale e fisica uno non si stupisce del piglio dei fratelli Milinkovic-Savic in campo, quello che non fa emozionare Vanja nel momento di calciare la punizione contro il Carpi nella partita di Coppa Italia del 29 novembre 2017, il suo esordio granata. Trenta metri di distanza e colpisce in pieno la traversa, sradicandola un pelo. Non segna, ma dimostra di avere stoffa granata a sufficienza per vestire la maglia del Toro. Conquista il web, tutti a cliccare sul video che lo consacra portiere-tiratore scelto. “Grande Vanja, calcia lui perché nessuno di noi ha un tiro così forte” dirà ai microfoni De Silvestri.

Ed è ancora Coppa Italia il 20 dicembre, quando, contro la Roma, Vanja lavora parecchio, ben dieci parate in novanta minuti. Di cui una da portare all’occhiello: il calcio di rigore di Edin Dzeko finisce bloccato tra le sue mani, non vede la rete. "Sul rigore ero sereno” commenterà Mihajlovic dopo la partita, “avevo detto che lo parava. Lui su 5 rigori ne para 3 sicuro. Può diventare un portiere molto importante". Mentre “Ammazza che parate...” sarà il commento letto sul labiale di Francesco Totti. Essere il fratellino di qualcuno che è grande, non è mai semplice, soprattutto se quella grandezza è valutata 170 milioni di euro, ma Vanja è un Milinkovic-Savic, se le mangia a cena, le sfide. E poi, Sergej è il primo sostenitore della grandezza del fratellino, il web lo testimonia.

Se Dostoevskij fosse nato 140 anni dopo, forse avrebbe scritto la storia dei fratelli Milinkovic-Savic invece di quella dei fratelli Karamazov, trovandola più curiosa. I fratelli iniziano a giocare insieme nelle giovanili serbe del Vojvodina. Poi, ognuno gira l’Europa tracciando la sua rotta, che avrà una meta comune, l’Italia. Per Vanja c’è stato il Manchester United,  che lo acquista per un milione e settecentocinquantamila euro ma che non lo vedrà mai giocare in Inghilterra, a causa del permesso di lavoro che Vanja non riuscirà a farsi rilasciare. Nel 2015 decide per la Polonia e firma un contratto quadriennale con il Lechia Danzica. Il 31 gennaio 2017 il Toro chiama e Vanja risponde, per due milioni e seicentomila euro infila la maglia granata. Anzi, quella verdone su verde, quella bruttina. Vanja non si fa mancare gli Europei 2014 con la Nazionale serba Under 19, i Mondiali 2015 con l’Under 20 e gli Europei 2017 con l’Under 21.

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Vanja è giovane, determinato, abilissimo nei tuffi e ha ampi spazi di miglioramento sulla presa del pallone, insomma, tutti i requisiti per diventare un grande portiere sono suoi. In fondo, se lo abbiamo visto poco, è perché quest’anno abbiamo goduto dell’immensa soddisfazione di avere sicur-Sirigu tra i nostri pali. Sarebbe stato interessante avere un’agenda fitta di impegni di Coppa e vederlo giocare tanto lì, Vanja. Ha meritato comunque di chiudere il campionato confermando di essere all’altezza, ma di voler ancora crescere. E il prossimo anno che si fa? Se Sirigu riusciremo a tenercelo stretto, Vanja meriterebbe di andare in prestito in qualche club interessante e giocare, giocare, giocare. Se Sirigu partirà, io inizierò un periodo di lutto, ma avremmo un portiere potente e in crescita con cui consolarci. Magari arriverà anche il maggiore dei Milinkovic-Savic, a Torino. E in quel caso il minore potrà insegnare qualcosa al maggiore: esiste una parte di Torino e di calcio che non si compra e non si vende, ti giuro Sergej, può sembrare impossibile, ma è così!

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.