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Sbarco in Sicilia

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Sotto le granate / Speciale sulla gara di lunedì andata in scena contro il Palermo
Maria Grazia Nemour

Lunedì, il Toro si imbarca a Caselle – nebbia intorno, neve alle spalle – e sbarca nel calduccio della Sicilia, deciso a conquistarla.

Il bombardamento è stato fulmineo. Le primissime occasioni, tutte per il Toro.

Giusto il tempo di dire: ok, stasera vediamo giocare solo il portiere del Palermo, che tac! Chochev alza la testa e spiazza Hart. No, neanche Hart lo può prendere, quel pallone.

Un attimo di concentrazione per riorganizzare le armi e il bombardamento granata riprende più serrato di prima.

Ci prova Iago Falque e segna. Fuori gioco. Va bene così, si riparte subito.

Un Ljajic che, in quanto a tecnica, è ingegnere: prende le misure e perfora incroci impossibili da difendere. Uno spettacolo di precisione che va oltre la maglia per cui tifare, che fa di uno stadio, un teatro.

Benassi che non si accontenta di giostrare con maestria il pallone in centro campo e si propone davanti alla porta, per il terzo gol.

E in ultimo il centro di Baselli, rincorso e voluto da lui ma esaltato dall’esercito granata, che crede, in lui.

Non si sono visti gol di Belotti, nonostante la sua prestazione sia stata ineccepibile, come sempre. Belotti, il suo Palermo più bello se lo è portato a Torino, si chiama Giorgia.

Romanticherie a parte, l’innamoramento c’è stato per le azioni ben costruite, anche quelle non finalizzate. Tutte da tifare.

Certo, vincere con la Roma e la Fiorentina è stato sostanziale, parla delle nostre credenziali in campionato, ma la vittoria sul Palermo ha un sapore tutto suo, da intenditori.

Al Palermo va tributato l’onore delle armi, quello che si riserva a un avversario destinato a soccombere perché privo di punte di diamante (no, Diamanti proprio non basta) e di strategia, ma valoroso sul campo.

Un Palermo pronto a perdere ma che non ci sta, a essere considerato un perdente.

Noi del Toro lo sappiamo bene, quanto sia importante, l’onore della armi.

L’onore delle armi, noi, lo abbiamo conquistato una sera, a Pescara. Un pareggio che in campo spareggiava a -2 in quanto a giocatori ma che ha riesumato, scosso ed esaltato, l’onore del Toro.

Il bombardamento, lunedì sera, si è concluso al buio. E a dire il vero più che un’incursione notturna sembrava l’ultima partitella estiva sotto al lampione, le ombre lunghe dei giocatori a rincorrersi, la mamma che urla dal terzo piano di tornare a casa, che è tardi.

Comunque sia, la Sicilia è stata conquistata.

Pronti per la marcia sulla Lazio.

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