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Se Glik ingrana la quarta… Da qui non si passa!

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Renato Tubere

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Diciannove gol incassati in undici partite: troppi! E se la bella prestazione di domenica scorsa, con tutto il pubblico dell'Olimpico a spellarsi le mani per applaudire il Toro al fischio finale, facesse cambiare idea sul modulo di gioco a mister Ventura?

BENTORNATO CAPITANO! - Pochi lo hanno sottolineato ma domenica sera Kamil Glik è tornato a essere il martello implacabile che tanto piace al popolo granata. Di fronte non c'era la Pergolettese o uno dei tanti club di bassa classifica della nostra serie A. Di fronte c'era la Roma che fino a domenica non aveva fatto sconti a nessuno. Ebbene, finchè è rimasto in campo, un puntero tosto e assolutamente privo di timori reverenziali come Marco Borriello ha dovuto girare alla larga dall'area di rigore granata. Di questo diamo allora merito alla ritrovata vena del guerriero polacco! Azzardo una spiegazione sul motivo del suo improvviso miglioramento: a Glik piace di più agire in un pacchetto difensivo a quattro. Credo si senta molto più a suo agio rispetto a quando gioca sulla destra nella difesa a tre. Il senso della posizione, il modo più disinvolto con cui scarica il pallone, la maggiore puntualità con cui interviene a ribaltare le azioni avversarie: tolti quei minuti finali in cui tutta la squadra ha avuto paura di farcela a inchiodare i fortissimi giallorossi sul pareggio, Kamil è tornato a essere una saracinesca con bene in evidenza il cartello: “Da qui non si passa!”.

CAGLIARI, GRAN BRUTTO CLIENTE: MA ... - Prossima fermata per il Toro? Cagliari, stadio Sant'Elia. Daniele Conti, figlio del campione del mondo in Spagna 1982 e della Roma Bruno, festeggerà le 300 presenze in A col club del presidente Cellino. E' lui l'anima di un club costretto a girovagare per l'Italia senza un suo stadio, vittima delle assurde baruffe fra lo stesso Cellino e gli enti locali. Ma veniamo alla squadra che affronterà i granata domenica pomeriggio. Reduce da tre sconfitte consecutive – da incubo lo 0-3 casalingo contro una diretta concorrente alla salvezza come il Bologna – la compagine del confermatissimo mister Lopez deve cambiare registro. Soprattutto in difesa dove, guarda un po' il caso, i sardi hanno subito anche loro diciannove reti. Difesa friabile come un grissino? Cari granata, mettetevi alle spalle i ricordi negativi della scorsa stagione – furono due sconfitte per Ventura e i suoi assolutamente immeritate! - e puntate tutto o quasi sul talento cristallino di Alessio “Turbo” Cerci!

AUGURI, ROMBO DI TUONO! - Anche se in ritardo di un giorno permettetemi di fare gli auguri da queste colonne per il suo 69° compleanno al grande Gigi Riva. Chi è della mia generazione non cancellerà mai dalla memoria le gesta di questo hidalgo di Leggiuno, Varese. Se Cagliari e la Sardegna all'improvviso sono diventati famosi in tutto, ma proprio tutto il mondo, è anche e soprattutto per merito del mitico scudetto conquistato dal club isolano nella stagione 1969/70. Arrivato al Cagliari per caso, rifiutato dalle cosiddette grandi per uno scherzo del destino o molto più probabilmente per il suo carattere scontroso e impermeabile a qualsiasi compromesso, Riva divenne in tutto e per tutto cagliaritano e sardo d'adozione. Questo attaccante dal fisico potente aveva una caratteristica ben precisa: un sinistro esplosivo con cui bombardava da tutte le posizioni, con palloni decisamente più duri e meno malleabili di quelli con cui si gioca oggi, i malcapitati portieri avversari. Fu Gianni Brera, non un giornalista sportivo qualunque ma l'enciclopedia Treccani della storia del football, a dargli il soprannome immaginifico di Rombo di Tuono. In televisione allora fortunatamente davano poco calcio. Ecco perchè è dagli spalti sempre affollati di quei tempi memorabili e irripetibili per il calcio nostrano che si poteva cogliere il rumore per l'impatto del piede sinistro di Riva con la sfera e, subito dopo, il “ciuff” irridente della rete violata. Smise purtroppo di giocare a soli 32 anni, vittima di un paio di bruttissimi incidenti di gioco: il primo di questi, durante una gara della nostra nazionale contro l'Austria proprio nella stagione successiva a quella dello scudetto col Cagliari, gli costò una doppia frattura di tibia e perone. Non capirò mai perchè il difensore avversario che ne fu responsabile non venne arrestato, processato su due piedi e condannato a vita nelle stesse carceri dello Spielberg che ospitarono un secolo prima un certo Silvio Pellico! Auguri, carissimo guerriero di un calcio nettamente migliore di quello attuale: e goditi fino in fondo l'amore che noi sportivi veri e il popolo sardo ti abbiamo sempre tributato!

Renato Tubère

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