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columnist
Sarò sincero. Sebbene sia tra coloro che ritengano sufficientemente fondata la nomea di “piangina” che Walter Mazzarri si porta dietro da tempo ormai immemore, sabato sera allo stadio mi sono arrabbiato quanto, se non più, di lui quando l'arbitro Fabbri non ha ammonito il giocatore viola che aveva fatto un fallo molto simile a quello che qualche minuto prima era costato il cartellino giallo a Thomas Rincon. Ora, ci sono poche cose che mi fanno davvero imbestialire e una di queste è proprio un arbitro che usa un metro di valutazione diverso all'interno della stessa partita. Siamo sempre portati ad individuare un arbitraggio di parte quando influisce palesemente sul risultato assegnando magari un rigore dubbio, ma il vero potere di un arbitro, ancor più adesso in tempi di Var, è proprio la possibilità di indirizzare una partita fischiando (o non fischiando) in maniera diversa verso l'una o l'altra squadra. Ecco perché, come a Mazzarri, anche a me ha dato molto fastidio il metro usato da Fabbri in parecchie occasioni di Torino-Fiorentina, in particolar modo in occasione dell'espulsione del tecnico toscano nel quale la giacchetta nera ha peccato di precipitosità e di parecchia arroganza.
Per non parlare poi dello scarso utilizzo del Var in tanti episodi dubbi in quasi tutte le partite giocate sin qua dal Torino. Giuste anche in questo caso le lamentele dell'allenatore granata: la tecnologia c'è, usiamola, perbacco!
Fatta questa doverosa premessa su quanto abbia apprezzato lo sfogo del nostro mister che non ha fatto altro che esternare ai microfoni della sala stampa quello che tutti noi quindicimila avevamo pensato allo stadio, c'è, però, un altro aspetto ugualmente importante da analizzare su quanto ci ha detto la prestazione del Toro sabato scorso. Belotti e compagni hanno giocato probabilmente la loro miglior partita stagionale ed essere usciti dal campo con un solo punto è sicuramente motivo di grande frustrazione. Contro la viola la fase difensiva, tolto l'infortunio del primo minuto sul gol di Benassi, è stata estremamente efficace concedendo quasi nulla agli avversari se non un paio di ripartenze potenzialmente pericolose. E anche la fase di possesso palla in proiezione offensiva è stata brillante fino alla tre quarti quando di colpo il meccanismo si inceppava lasciando spazio al nulla cosmico nel momento in cui era necessario costruire una vera occasione da gol.
La nota dolente è proprio questa. Si può criticare Belotti perché in un momento poco prolifico alla voce gol segnati, ma poi occorre un po’ di onestà intellettuale e riconoscere che sta giocando lontanissimo dalla porta e senza qualcuno dei compagni in grado di imbeccarlo sotto rete. Più volte si è notato contro la Fiorentina che era lui a portare palla dal centrocampo alla tre quarti oppure che era lui ad allargarsi, dribblare e crossare verso il centro dell'area di rigore. Neanche l'ingresso di Zaza ha migliorato le cose ed, anzi, il centravanti ex Juve e Sassuolo, invece di sfruttare la sua freschezza per fare da spalla al Gallo, è entrato molto male in partita (come a Bologna peraltro) non giovando per nulla né a Belotti, né all'attacco del Torino nel suo complesso. La manovra dei Granata, in generale, ha dimostrato di non avere molti sbocchi una volta portata l'azione sul limite dell'area avversaria: uno sterile giro palla tra gli esterni e i centrocampisti, ma pochi cross, e neppure molto ben calibrati, e zero idee su come “bucare” la difesa avversaria. Mi permetterei di suggerire a Mazzarri, con bonaria ironia, di provare Belotti di punta, visto che sembra che il Gallo faccia un po’ di tutto, dall'incontrista al rifinitore, tranne che il centravanti, suo vero ruolo. Il mister e il suo staff dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla maniera più efficace di rifornire Belotti o Zaza di palloni sfruttabili per fare gol. Rimettiamo la chiesa al centro del villaggio, come diceva Garcia, cioè, nel nostro caso, rimettiamo le nostre punte a fare le punte e forse qualche gol in più lo vedremo. Alla fine il calcio è un gioco semplice, non è che ci si possa inventare chissà che. Il vero problema, probabilmente, sarà capire chi riuscirà a far fare gol agli attaccanti: non Falque che tende a “costruirsi” le occasioni da solo, forse Soriano se riacquistasse un livello di forma e di convinzione decente, dubito Baselli e neppure Meite’ che si sta rivelando un grande acquisto ma non ha nelle sue corde la rifinitura. Vai a vedere che alla fine uno come Ljajic sarebbe servito eccome…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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