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GRANATA DALL'EUROPA

Senza difesa

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Nuovo appuntamento con "Granata dall'Europa", la rubrica su Toro News di Michele Cercone: "Senza difesa si fa poca strada. Nel caso del Toro però oltre che la squadra ad essere senza difesa è la società".
Michele Cercone Columnist 

La gara di San Siro segna la terza sconfitta consecutiva, con il pesante bagaglio di otto gol al passivo e molti dubbi sul prosieguo del campionato. Senza difesa si fa poca strada. Nel caso del Toro però oltre che la squadra ad essere senza difesa è la società. E’ senza difesa Cairo che ha smantellato senza remore il reparto arretrato dello scorso anno sacrificando sull’altare del bilancio l’unico vero leader granata degli ultimi decenni e sbarazzandosi con noncuranza del migliore talento della squadra. Gli addii concomitanti e ampiamente previsti di Rodriguez e Djidji hanno creato ulteriori buchi rendendo di fatto un colabrodo il reparto che lo scorso anno aveva avuto il migliore rendimento. Senza difesa è anche Vagnati che oltre a non essere stato in grado di anticipare le mosse per coprire i prevedibili buchi, ha sprecato mesi preziosi per poi presentarsi con rincalzi chiaramente inferiori per qualità tecniche e atletiche.

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Il fatto che Vagnati abbia rabberciato la difesa con profili inadeguati ed i tempi biblici ha impedito a Vanoli di lavorare in ritiro alla costruzione di un blocco-squadra e le conseguenze sono ben visibili in campo. Vagnati e’ senza difesa anche per la scellerata serie di affermazioni da cui traspare quello che lui (e di conseguenza la società) pensa davvero del Toro. Vantarsi di aver convinto Adams a venire al Torino proponendolo come mera tappa per poi trasferirsi verso un team ‘importante’ racconta di due mondi ormai separati e inconciliabili: da una parte una società calcistica dalle scarse ambizioni, competenze, capacità e visione; dall’altra un mito del calcio italiano e internazionale il cui cuore sacro continua a battere (flebilmente) solo grazie ai suoi tifosi. Alla luce delle disarmanti frasi (pronunciate con lo stesso stolido orgoglio di ‘andiamo nel calcio che conta’ di cerciana memoria) diventa persino inutile provare a spiegare a Vagnati cosa sia il Toro.

Quello che invece il DT si guarda bene dal dire, è che se ormai il Torino FC è una squadra ‘non importante’ ridotta a mera succursale di quelle con vere ambizioni, la responsabilità è anche (e soprattutto) di chi in venti anni non ha saputo creare nulla più che un mediocre sistema di sussistenza, piallando sistematicamente visibilità e credibilità di uno dei club più prestigiosi d'Italia per storia e valori. Quello che Vagnati tace, è che per i giocatori l’appeal di una squadra dipende anche dai suoi risultati in campo nazionale ed europeo, e che per ottenerli, se non si vogliono spendere soldi, bisogna almeno avere idee e competenze sul mercato, come dimostrano squadre capaci di scovare e valorizzare fior di talenti. Dare uno sguardo alla lunga e avvilente lista di mezzi pedatori che hanno sfibrato bilanci e fegati dei tifosi negli ultimi anni potrebbe aiutarlo a individuare il responsabile di buona parte del problema. Alla fine, a pagare lo scotto della vacuità e dell’inconsistenza della società è paradossalmente Vanoli, l’unico che fino ad ora ha provato a fare e a dire qualcosa di granata. Il nuovo allenatore debutta in serie A ed avrebbe avuto bisogno di qualità in campo e di tempo per imparare. Si è invece ritrovato in mano un gruppo scremato nel talento e assemblato tardi, le cui lacune evidenziano ancor più la mancanza di esperienza e di adattamento del nuovo mister alla massima serie.

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Schierare titolare un Maripan in ritardo di condizione dopo lo scempio fatto vedere con la Lazio è stato un azzardo inutile (e forse eccessivo dopo i rischi già presi con la formazione senza capo né coda in Coppa Italia). Non coprirsi subito con un terzo centrale in 10 a San Siro contro l’Inter sa di suicidio annunciato, cosi’ come è stato un dispendio non necessario lasciare il trentaquattrenne Zapata da solo allo sbando in campo aperto in un finale di partita che non aveva più nulla da dire. Ma al mister alla fine si può imputare ben poco: deve fare fuoco con la poca legna di bassa qualità che la società gli ha messo a disposizione, e non è colpa sua se 65 milioni di introiti e mesi di trattative hanno partorito una difesa senza difesa. L’ultimo pensiero non può che essere speso per esprimere speranza e ammirazione per Duvan Zapata, che il cuore Toro lo ha sempre dimostrato in campo e che per rispetto della maglia e della gente granata nel finale di una partita ormai persa è andato stremato a combattere per quel pallone in più che forse agli occhi di chi non sa cosa sia il Toro non era neanche ‘importante’.

Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore. Mi esprimo a titolo esclusivamente personale e totalmente gratuito.

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