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Napoli in casa, difficile trasferta a Bologna, quindi di seguito l'una dopo l'altra: Roma in casa, viola al Franchi, derby in casa e giusto tre giorni fa Milan a San Siro. Dal 30 marzo a oggi sono questi gl'impegni in campionato - il primo di A dopo ben tre consecutivi di B - che il calendario riservava al Toro di Giampiero Ventura. Al termine di questo ciclo terribile un solo punto raccolto: una miseria? Dipende dai punti di vista. I limiti di questo Toro 2012/13 sono evidenti: mancanza di esperienza dei giocatori, incapacità di alcuni di loro d'interpretare al meglio le consegne del mister genovese e difficoltà di coesione fra i reparti. Aggiungiamo la scarsa convinzione nei propri mezzi di tutto l'ambiente, a partire dai tifosi. Basta pensare al mancato tutto esaurito nel pur piccolo stadio Olimpico in occasione della stracittadina di dieci giorni fa. Non si giocava un derby da anni, l'attesa doveva essere spasmodica al punto da colorare di granata tutto l'impianto di Corso Agnelli, e invece ... Se non è scarsa fiducia nei propri beniamini questa, ditemi allora cos'è! Ventura nel dopo-gara di domenica scorsa pareva un cane bastonato. Oppure un pugile che ha appena perso per KO un incontro che stava vincendo chiaramente ai punti. Forse che non si senta accettato dal pubblico troppo esigente di Torino? C'è da comprenderlo vista la facilità con cui ci si è dimenticati degli errori, anzi degli orrori perpetrati da alcuni suoi predecessori sulla panchina granata.
SIAMO ALLE SOLITE, CALIMERO! - Il Toro che non ti aspetti. Cambiando modulo e infoltendo il centrocampo Ventura approfitta dell'assenza pesante di Montolivo nel Milan per mettere in chiara soggezione 80 minuti o quasi la squadra attualmente terza in classifica. Darmian, Basha, Di Cesare, il Pelado e Cerci sembrano leoni al cospetto di avversari che non sanno fare due passaggi di fila, concedendo invece cinque chiare occasioni da gol e facendosi fischiare in molte occasioni dal proprio pubblico spazientito per il livello di gioco a volte penoso. Nel calcio vinci solo se gli episodi che ti procuri nei novanta minuti ti girano per il verso giusto. E infatti ... 66° minuto di Milan-Toro: dopo l'ennesima ripartenza al fulmicotone sull'asse Darmian-Cercesco Barreto a tu per tu con Abbiati tira a colpo sicuro una prima volta sotto misura. L'esperto n° 1 rossonero - che differenza fra lui e quella mozzarellona in carrozza di Marco Amelia, vero? - respinge alla bell'e meglio ancora addosso a Barreto che di puro istinto ribadisce nella porta che crede sguarnita. Ulteriore guizzo alla disperata di Abbiati che non si sa come rinvia la sfera addosso alla piccola punta brasiliana e poi incredibilmente sopra la rete della porta. Semplice fallo di fondo. Il sospiro di sollievo dei sostenitori del Milan - a proposito, complimenti a loro per il caldo minuto d'applauso dedicato al fischio d'inizio alla memoria degl'Invincibili granata - lo sentono fino in Piazza Duomo. Nel finale arriverà il guizzo di un SuperMario Balotelli fino a quel momento inguardabile - come quasi tutto il Milan del sopravvalutatissimo Allegri - a beffare la retroguardia granata fino a quel momento inappuntabile. Siamo alle solite, Calimero!
CON QUELLA FACCIA UN PO' COSI' ...- "... quell'espressione un po' così, che abbiamo noi quando battiamo il Genoa!". Chi scrive non cancellerà mai dalla sua memoria la sfida contro i rossoblu genovesi di quattro anni fa. Quell'impegno, a dir poco sospetto, degli ospiti come se si fossero giocati uno scudetto o una finale di Champions. Chissà se, al termine della gara di stasera, la bella canzone di Paolo Conte per una volta servirà come amabile sfottò verso i sostenitori ospiti e quel loro presidente che, in altre nazioni dove le regole del calcio professionistico vengono rispettate davvero, oggi di mestiere fabbricherebbe e venderebbe giocattoli?
Renato Tubère
(foto M.Dreosti)
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