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columnist
La lunghissima partita del Torino contro la Spal ci ha mandato alcuni messaggi importanti. Le nostre gare a volte possono durare 150 minuti e chi non ha creduto che qualcosa potesse meteorologicamente mutare, che il terreno si bevesse litri di acqua come un anglosassone fa di birra, è tornato a casa troppo presto macchiandosi di pessimismo e sfiducia. Non è finita fino a che non è finita diceva "Yogi" Berra... Questa gara è stata metafora della vita del tifoso granata: sofferenza, incertezza, cuore ed alla fine (almeno questa volta) la vittoria. Abbiamo giocato contro un'ottima squadra di medio bassa classifica con alcuni calciatori di buon livello (Lazzari su tutti), mantenendo la concentrazione anche nei momenti meno felici.
Non è il caso di esaltarsi, i meccanismi di gioco funzionano ancora a singhiozzo, la condizione di Soriano e Zaza deve ancora migliorare, ma intanto abbiamo portato a casa i tre punti cosa che dubito l'anno scorso saremmo riusciti a fare. Certamente è migliorata la fisicità della squadra, meno la classe. Cosa fondamentale sarà rimanere uniti senza ammutinamenti o mugugni, così facendo, eviteremo di essere già in vacanza a gennaio. Che dire delle cessioni last minute di Niang e Lijaic? Adem avrebbe potuto darci una mano in qualche partita, magari subentrando dalla panchina, ma la società ha preferito cederlo e lui arricchirsi. Per fine mercato, Cairo, ha sempre qualche colpo in serbo...(battutona...).
Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.
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