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columnist
Vai allo stadio, partita di cartello, di quelle che non si vincono da un quarto di secolo, esci contento per i tre punti certo, per il prestigio anche, ma soprattutto per la gioia di aver visto finalmente il Toro giocare "da Toro", a viso aperto contro una grande. Passa qualche giorno e l'euforia lascia spazio alla fredda analisi e nel quadro generale che ne esce fuori ti accorgi che è stata una gara dove la teoria del famoso film Sliding Doors avrebbe potuto essere applicata in maniera quasi scientifica: per tanti giocatori e' stata una partita che non ci sarebbe stata se avessero fatto scelte diverse o il corso degli eventi avesse preso un'altra piega.
E così incominci a fare un elenco e scopri che i migliori in campo del Torino avrebbero potuto non esserci su quel rettangolo verde. Barreca ha giocato perché Molinaro si è fatto male, Boye' perché Ljiaic, che invece avrebbe sicuramente voluto e potuto giocarla questa partita speciale, era anche lui fuori per infortunio. Se i due titolari ci fossero stati sarebbe finita allo stesso modo? Bruno Peres ha giocato con la maglia giallorossa dopo due anni in granata, ma forse quel colore gli e' entrato dentro perché sotto la Maratona ha fatto un regalo enorme ai suoi ex tifosi causando il rigore del raddoppio (e "gentilmente" la curva lo ha ringraziato dedicandogli un coro!). Castan contro la "sua" Roma ci avrebbe giocato comunque quest'anno, ma la classica sliding door di turno l'ha strappato da Bogliasco per regalargli una gioia immensa ed una bella rivincita sulla riva granata del Po. Che Hart conoscesse benissimo Dzeko dopo la comune militanza nel City si può fantasticare di dedurlo dalle parate con cui gli ha negato il gol a più riprese, ma quante possibilità c'erano fino ad agosto di vederli avversari nel campionato italiano ? E come non sottolineare ancora la vicenda personale di Boye', talentuoso e grintoso argentino strappato in tempi non sospetti a suon di commissioni finite nelle tasche di svariati procuratori sudamericani proprio dalle mani della Roma che lo aveva quasi acquistato dal River Plate. Anche lì, bastava un malinteso o qualche controversia del valore di poche decina di migliaia di euro e Torino-Roma il ragazzo l'avrebbe giocata (o guardata dalla panchina...) con la maglia giallorossa addosso.
Eh già, guardi una partita di calcio, godi per una vittoria convincente, per aver rivisto il Toro come te lo sei sempre immaginato e come qualche volta hai avuto la fortuna di averlo anche già visto in tutto il suo splendore e poi se ci pensi un po' di più scopri che si è trattato di un enorme groviglio di coincidenze e "sliding doors" la cui combinazione se variata anche solo di pochissimo avrebbe potuto portare ad un risultato molto diverso. E' la bellezza del calcio e dello sport in generale, cioè nient'altro che una rappresentazione semi-seria della vita stessa. In un gruppo di 25/27 giocatori le variabili legate alla forma, alla condizione psicologica, agli infortuni, all'amalgama sono talmente tante che è molto difficile avere certezze su ciò che è o sarà. Ed infatti l'ultima lezione in Toro -Roma arriva proprio da Iago Falque, un ex col dente avvelenato, magistrale nel calciare in maniera impeccabile il rigore, ma estremamente fortunato nel trovare la deviazione decisiva di Fazio sul gol del 3-1: il cosiddetto fattore C di sacchiana memoria resta sempre l'elemento determinante, nel bene o nel male. D'altronde fortuna e sfortuna non sono nient'altro che le due sponde della stessa sliding door...
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