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Sogno Toro: campioni che non vogliano andare via

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La notizia che Cerci sarebbe stato convocato in Nazionale ha iniziato a prendere corpo prima della diramazione ufficiale della lista di Prandelli avvenuta domenica sera e a me è subito venuto da pensare scherzosamente: "Un giocatore del...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

La notizia che Cerci sarebbe stato convocato in Nazionale ha iniziato a prendere corpo prima della diramazione ufficiale della lista di Prandelli avvenuta domenica sera e a me è subito venuto da pensare scherzosamente: "Un giocatore del Toro in azzurro? Domani nevica". Ed in effetti così è stato! Una nevicata così copiosa a metà marzo a Torino non si vedeva da anni, per cui mi sa che lo zampino del ct forse ha contribuito davvero...

Al di là degli scherzi e delle inesattezze (perchè a vedere un giocatore del Toro in Nazionale ci stavamo già riabituando grazie ad Ogbonna), non può che far piacere ed inorgoglire sapere che uno dei nostri giocatori, per la qualità delle prestazioni fornite, sia stato considerato degno di far parte dell'élite del calcio italiano. Senza considerare che al di là di Cerci ed Ogbonna con l'Italia, anche altri granata fanno parte delle proprie nazionali: Gillet col Belgio, Birsa con la Slovenia, Basha (finalmente) con l'Albania e Steva con la Serbia. Tra tutti però non dimentico "Kamillone" Glik che oltre ad essere diventato inamovibile nell'undici titolare di Ventura ed idolo assoluto della Maratona, si sta ritagliando uno spazio importante anche nella nazionale della Polonia. Certo non stiamo parlando del Brasile o dell'Argentina, ma la Polonia è comunque una squadra ricca di talenti straordinari (Lewandoski su tutti) e Kamil sta diventando un giocatore di prima fascia colmando le proprie lacune (lettura delle situazioni, concentrazione, palleggio) ed esaltandosi nei suoi punti di forza (anticipo, colpo di testa, fisicità).

Molti danno il merito di queste convocazioni a Ventura che sicuramente grande parte ha avuto nel lancio o nel rilancio dei giocatori citati. Io credo che il suo merito più grande resti tuttavia l'aver portato il Torino a disputare un campionato relativamente tranquillo che ha permesso a tanti giocatori di poter dare il meglio di sé proprio perchè quasi mai costretti a giocare con la paura di sentire il terreno franare sotto i piedi in caso di risultato negativo. Una cosa apparentemente normale ma che al Toro negli ultimi decenni è capitata talmente di rado da far gridare quasi al miracolo...

E' chiaro che il Toro, squadra e società, sembra avviato su un cammino di crescita di cui non si può definire il traguardo perchè questo dipenderà da tanti fattori, soprattutto di disponibilità economico/finanziaria, però mi piacerebbe che il passo successivo potesse essere l'inversione di tendenza nella partenza dei giocatori di talento. Mi spiego. Ogbonna sembra essere destinato a partire nel mercato estivo per raggiungere una cosiddetta "grande", italiana o estera che sia. , ha sottolineato che il suo futuro è in bilico tra Toro e Fiorentina, ma che un giorno gli piacerebbe approdare in una grande squadra dai più individuata nella Roma a cui è legato per i suoi trascorsi giovanili e di tifo. Intendiamoci, le parole di Cerci non mi sorprendono e in un certo senso se fosse vero che il suo sogno è tornare alla Roma gli fa anche onore. Resta la considerazione amara che oggi come oggi il Toro è visto come un luogo di passaggio, una tappa per lanciarsi se si hanno ambizioni o rilanciarsi se queste sono state frustrate da precedenti esperienze poco positive. E' la realtà attuale del Toro: fascino della piazza importante e dal passato altisonante, ma valore di una qualsiasi squadra che una volta si definiva "provinciale".

E' qui che vorrei che cambiasse l'aria in casa nostra. Lasciamo perdere il nobile passato ai cui fasti non siamo (per ora) più destinati, ma costruiamo una società ed una squadra che possa essere un punto di approdo (non di arrivo per bolliti!) per giocatori di valore che riescano a trovare la loro dimensione con la maglia granata. Non è e non sarà mai la squadra dei Messi o dei Cristiano Ronaldo, il Toro: scordiamoci i campionissimi, non sono fatti per noi, né in fondo noi per loro. Immagino già i mugugni alla prima volta in cui un Cristiano Ronaldo togliesse la gamba in un contrasto... Quello che desideriamo sono giocatori forti tecnicamente ma che abbiano quelle doti che li facciano entrare in sintonia con l'ambiente granata: temperamento, grinta, personalità, attaccamento alla maglia. E soprattutto calciatori che dopo un'ottima stagione non dicano che vogliano andare in una "grande", ma che non vedono l'ora di ricominciare il campionato per ottenere risultati ancora migliori con la maglia del Toro.

Esiste una possibilità che questo accada?

In linea di massima sì, però devono esserci alcune condizioni che si verifichino contemporaneamente. In primis, un vivaio forte che faccia crescere giocatori legati alla maglia e desiderosi di affermarsi con quella addosso. Una serie di stagioni in crescita di risultati che ci piazzino stabilmente nella parte sinistra della classifica. Un progressivo aumento del tetto salariale che permetta ai più bravi già in rosa di adeguare il proprio stipendio (e quindi evitare fughe...) e al tempo stesso alla società di essere più competitiva sul mercato offrendo ingaggi più appetitosi. Infine una crescita dei ricavi derivati da botteghini, tv, merchandising solitamente proporzionale ai risultati sul campo della squadra. Se queste componenti si muovono parallelamente e la società investe intelligentemente con una programmazione seria, la prossima intervista di un giocatore granata alla prima convocazione in Nazionale ricalcherà quella della famosa multa di Bianchi quest'estate: "Questa è casa mia, io di qui non mi muovo".

 

Alessandro Costantino

Twitter: AleCostantino74

(foto Dreosti)

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