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SOTTO LA LENTE

Sotto la lente: Inter-Torino

Sotto la lente: Inter-Torino - immagine 1
I granata non reggono la potenza offensiva nerazzurra ed escono da San Siro a mani vuote
Francesco Bonsi

In occasione della 34° giornata di Serie A, il Toro torna in campo a San Siro, questa volta per affrontare l’Inter, che ha da poco vinto il suo 20° scudetto. Infatti, i nerazzurri scendono in campo con un piglio diverso, più alleggeriti, in un Giuseppe Meazza festante per la conquista della seconda stella. Pur non avendo nient’altro da chiedere al campionato, i campioni d'Italia hanno vinto di nuovo e il Torino è tornato a casa a mani vuote.

Simone Inzaghi non si è fatto problemi a schierare la solita formazione di sempre, con l'aggiunta di De Vrij e Carlos Augusto al posto di Acerbi e Dimarco.

Juric al contrario, ha cambiato diverse cose, non tanto in termini di uomini, ma più che altro le tendenze tattiche. Per provare a battere i neo campioni d'Italia serve un piano partita diverso dal solito, quindi il tecnico croato ha messo da parte il 3-4-2-1 per far spazio al 4-2-3-1, già utilizzato all'andata.

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L'eccellente fase difensiva

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L’Inter in fase di prima costruzione utilizza il solito 4+2 con Pavard, De Vrij, Bastoni e Augusto supportati da Calhanoglu e Barella.

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Per facilitare gli accoppiamenti Juric decide come detto di schierare il 4-2-3-1, con Lazaro alto a sinistra in marcatura su Pavard, Vlasic a destra su Bastoni, Zapata su De Vrij e Ricci che segue Calhanoglu a tutto campo. Quindi i due interni di centrocampo Ilic e Tameze si accoppiano con le due mezzali nerazzurre Barella e Mkhitaryan, Bellanova marca Carlos Augusto, Rodriguez marca Darmian e i due difensori centrali fanno altrettanto con Lautaro e Thuram.

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L’Inter come al solito, effettua tante rotazioni per smuovere la difesa avversaria e il movimento più costante è quello di Calhanoglu, il quale scivola nella linea difensiva per sfruttare le sue capacità di regia e per cercare di disordinare le marcature a uomo.

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Darmian e Pavard sono responsabili dello sviluppo sulla catena di destra: il numero 36 si piazza alto a destra in ampiezza, mentre il francese parte in posizione più arretrata. Spesso però, Darmian si abbassa o si accentra, permettendo a Pavard di effettuare delle sovrapposizioni pericolose.

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A sinistra invece, il duello più importante è quello tra i due velocisti Carlos Augusto e Raoul Bellanova, col brasiliano che ha provato a sovrapporsi in campo aperto, ma che ha dovuto fare i conti col numero 19 granata.

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Le soluzioni in fase offensiva

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Il Toro, facilitato dal modulo di partenza, in fase di prima costruzione si è posizionato col 4+2, con l’Inter che in fase di prima pressione si è dovuta adattare. Darmian è rimasto basso in marcatura su Lazaro, mentre Carlos Augusto è uscito in pressione su Bellanova, quindi i nerazzurri passavano al 4-4-2.

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Come accaduto spesso quest'anno, Ilic è scivolato spesso nella linea difensiva, con l'obiettivo di creare superiorità numerica e di costringere l’Inter a fare una scalata lunga. In questo caso Barella non sa se uscire in pressione su Ilic o preoccuparsi del posizionamento di Rodriguez.

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Un'altra cosa che ha messo in difficoltà l'Inter è stato il posizionamento di Samuele Ricci, schierato alle spalle di Zapata con il compito di posizionarsi tra le linee avversarie.

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Da questa zona di campo, il numero 28 poteva inserirsi alle spalle della difesa...

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...oppure venire incontro attirando Pavard e liberando spazio per Zapata: proprio così nasce la migliore occasione del Toro.

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Per evitare tutti questi problemi, Inzaghi ha cambiato qualcosa: in fase di prima pressione si alza anche uno tra Darmian e Pavard, Barella rimane più centrale, quindi Calhanoglu può scivolare e marcare Ricci tra le linee. In questo modo l'Inter passa dal 4-4-2 iniziale ad un 3-1-4-2.

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Per quanto riguarda il Torino, le soluzioni per creare occasioni negli ultimi 30 metri sembrano davvero limitate quando gli avversari non concedono profondità a Bellanova. Quindi, nonostante l’ottimo controllo della gara, nel primo tempo i granata non sono stati in grado di sbloccare il match.

La partita dopo l'espulsione

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Nella ripresa scende in campo un’Inter diversa, più concentrata e che riesce a manipolare meglio le marcature a uomo avversarie. Dopo soli 3 minuti i nerazzurri mandano in discesa la partita: Mkhitaryan e Calhanoglu scivolano sul lato sinistro liberando una linea di passaggio verso Barella a destra, che una volta ricevuto il pallone serve Lautaro in verticale. L'argentino viene incontro e Buongiorno lo segue marcandolo stretto, liberando però una prateria alle sue spalle.

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Questo spazio viene fugacemente attaccato da Mkhitaryan; il suo marcatore Tameze non riesce ad assorbire il suo inserimento rapido, quindi è costretto a fare un fallo da ultimo uomo e viene punito con un'espulsione, benché sia molto dubbia.

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Come vediamo, le marcature a uomo a tutto campo possono anche rivelarsi deleterie, liberare grandi spazi ed essere aggirate facilmente se non eseguite correttamente.

Con un uomo in meno il Torino non riesce più a marcare tutti i riferimenti, poiché un giocatore avversario rimane sempre libero, quindi si chiude nella propria metà campo nella

speranza di limitare i danni, ma le combinazioni nello stretto dei nerazzurri mandano in crisi la difesa granata.

Nell'azione del primo gol, i granata vengono attirati tutti in zona palla, il lato debole rimane sguarnito e Calhanoglu ha il tempo e lo spazio per coordinarsi e segnare un gran gol.

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Nell'azione del secondo gol, Thuram effettua un uno-due con De Vrij al limite dell'area e Lovato, per evitare che il francese riceva il pallone alle sue spalle, commette un fallo netto e regala un calcio di rigore all'Inter, che Calhanoglu trasforma in rete.

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L'avventura di Ivan Juric in terra piemontese sembra giunta al capolinea: dopo la famosa conferenza stampa di inizio febbraio, il Toro ha vinto solo 3 partite su 12, rispettivamente contro Lecce, Udinese e Monza. Anche con un Napoli in difficoltà e una Fiorentina rallentata dagli impegni europei, il Torino non riuscirà a raggiungere l'ottavo posto, che quest'anno valeva l'accesso in Conference League.

 

 

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