In occasione della 34° giornata di Serie A, il Toro torna in campo a San Siro, questa volta per affrontare l’Inter, che ha da poco vinto il suo 20° scudetto. Infatti, i nerazzurri scendono in campo con un piglio diverso, più alleggeriti, in un Giuseppe Meazza festante per la conquista della seconda stella. Pur non avendo nient’altro da chiedere al campionato, i campioni d'Italia hanno vinto di nuovo e il Torino è tornato a casa a mani vuote.
SOTTO LA LENTE
Sotto la lente: Inter-Torino
Simone Inzaghi non si è fatto problemi a schierare la solita formazione di sempre, con l'aggiunta di De Vrij e Carlos Augusto al posto di Acerbi e Dimarco.
Juric al contrario, ha cambiato diverse cose, non tanto in termini di uomini, ma più che altro le tendenze tattiche. Per provare a battere i neo campioni d'Italia serve un piano partita diverso dal solito, quindi il tecnico croato ha messo da parte il 3-4-2-1 per far spazio al 4-2-3-1, già utilizzato all'andata.
L'eccellente fase difensiva
—L’Inter in fase di prima costruzione utilizza il solito 4+2 con Pavard, De Vrij, Bastoni e Augusto supportati da Calhanoglu e Barella.
Per facilitare gli accoppiamenti Juric decide come detto di schierare il 4-2-3-1, con Lazaro alto a sinistra in marcatura su Pavard, Vlasic a destra su Bastoni, Zapata su De Vrij e Ricci che segue Calhanoglu a tutto campo. Quindi i due interni di centrocampo Ilic e Tameze si accoppiano con le due mezzali nerazzurre Barella e Mkhitaryan, Bellanova marca Carlos Augusto, Rodriguez marca Darmian e i due difensori centrali fanno altrettanto con Lautaro e Thuram.
L’Inter come al solito, effettua tante rotazioni per smuovere la difesa avversaria e il movimento più costante è quello di Calhanoglu, il quale scivola nella linea difensiva per sfruttare le sue capacità di regia e per cercare di disordinare le marcature a uomo.
Darmian e Pavard sono responsabili dello sviluppo sulla catena di destra: il numero 36 si piazza alto a destra in ampiezza, mentre il francese parte in posizione più arretrata. Spesso però, Darmian si abbassa o si accentra, permettendo a Pavard di effettuare delle sovrapposizioni pericolose.
A sinistra invece, il duello più importante è quello tra i due velocisti Carlos Augusto e Raoul Bellanova, col brasiliano che ha provato a sovrapporsi in campo aperto, ma che ha dovuto fare i conti col numero 19 granata.
Le soluzioni in fase offensiva
—Il Toro, facilitato dal modulo di partenza, in fase di prima costruzione si è posizionato col 4+2, con l’Inter che in fase di prima pressione si è dovuta adattare. Darmian è rimasto basso in marcatura su Lazaro, mentre Carlos Augusto è uscito in pressione su Bellanova, quindi i nerazzurri passavano al 4-4-2.
Come accaduto spesso quest'anno, Ilic è scivolato spesso nella linea difensiva, con l'obiettivo di creare superiorità numerica e di costringere l’Inter a fare una scalata lunga. In questo caso Barella non sa se uscire in pressione su Ilic o preoccuparsi del posizionamento di Rodriguez.
Un'altra cosa che ha messo in difficoltà l'Inter è stato il posizionamento di Samuele Ricci, schierato alle spalle di Zapata con il compito di posizionarsi tra le linee avversarie.
Da questa zona di campo, il numero 28 poteva inserirsi alle spalle della difesa...
...oppure venire incontro attirando Pavard e liberando spazio per Zapata: proprio così nasce la migliore occasione del Toro.
Per evitare tutti questi problemi, Inzaghi ha cambiato qualcosa: in fase di prima pressione si alza anche uno tra Darmian e Pavard, Barella rimane più centrale, quindi Calhanoglu può scivolare e marcare Ricci tra le linee. In questo modo l'Inter passa dal 4-4-2 iniziale ad un 3-1-4-2.
Per quanto riguarda il Torino, le soluzioni per creare occasioni negli ultimi 30 metri sembrano davvero limitate quando gli avversari non concedono profondità a Bellanova. Quindi, nonostante l’ottimo controllo della gara, nel primo tempo i granata non sono stati in grado di sbloccare il match.
La partita dopo l'espulsione
—Nella ripresa scende in campo un’Inter diversa, più concentrata e che riesce a manipolare meglio le marcature a uomo avversarie. Dopo soli 3 minuti i nerazzurri mandano in discesa la partita: Mkhitaryan e Calhanoglu scivolano sul lato sinistro liberando una linea di passaggio verso Barella a destra, che una volta ricevuto il pallone serve Lautaro in verticale. L'argentino viene incontro e Buongiorno lo segue marcandolo stretto, liberando però una prateria alle sue spalle.
Questo spazio viene fugacemente attaccato da Mkhitaryan; il suo marcatore Tameze non riesce ad assorbire il suo inserimento rapido, quindi è costretto a fare un fallo da ultimo uomo e viene punito con un'espulsione, benché sia molto dubbia.
Come vediamo, le marcature a uomo a tutto campo possono anche rivelarsi deleterie, liberare grandi spazi ed essere aggirate facilmente se non eseguite correttamente.
Con un uomo in meno il Torino non riesce più a marcare tutti i riferimenti, poiché un giocatore avversario rimane sempre libero, quindi si chiude nella propria metà campo nella
speranza di limitare i danni, ma le combinazioni nello stretto dei nerazzurri mandano in crisi la difesa granata.
Nell'azione del primo gol, i granata vengono attirati tutti in zona palla, il lato debole rimane sguarnito e Calhanoglu ha il tempo e lo spazio per coordinarsi e segnare un gran gol.
Nell'azione del secondo gol, Thuram effettua un uno-due con De Vrij al limite dell'area e Lovato, per evitare che il francese riceva il pallone alle sue spalle, commette un fallo netto e regala un calcio di rigore all'Inter, che Calhanoglu trasforma in rete.
L'avventura di Ivan Juric in terra piemontese sembra giunta al capolinea: dopo la famosa conferenza stampa di inizio febbraio, il Toro ha vinto solo 3 partite su 12, rispettivamente contro Lecce, Udinese e Monza. Anche con un Napoli in difficoltà e una Fiorentina rallentata dagli impegni europei, il Torino non riuscirà a raggiungere l'ottavo posto, che quest'anno valeva l'accesso in Conference League.
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