Nell’anticipo della 28° giornata sono scesi in campo Napoli e Torino, che si sono spartiti il bottino pareggiando 1-1. Quella del “Maradona” è stata una gara dove il Napoli ha cercato di avere il controllo e di imporsi, ma in cui il Toro ha resistito caparbiamente, portando a casa un punto prezioso.
SOTTO LA LENTE
Sotto la lente: Napoli-Torino
I granata hanno dovuto fare i conti con diverse assenze, soprattutto a centrocampo, dove Juric è tornato a schierare il giovane Gineitis dal 1’. Il Napoli di Calzona invece, doveva pensare anche all’imminente gara di ritorno di Champions League contro il Barcellone, ma non ha fatto turnover, anzi, ha schierato gli uomini migliori.
Napoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Ostigard, Juan Jesus, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia.
Torino (3-5-2): Milinkovic-Savic; Djidji, Buongiorno, Masina; Bellanova, Gineitis, Linetty, Vlasic, Rodriguez; Pellegri, Zapata.
LA FASE DI SVILUPPO DEL TORO
—In fase di prima costruzione, il Toro ha dovuto fronteggiare una delle pressioni più intense del campionato: il Napoli è la squadra col PPDA più basso in Serie A, ovvero quel dato che misura in modo decrescente l’intensità del pressing di una squadra. A causa di questa pressione alta, gli ospiti hanno prediletto una costruzione diretta, facendo affidamento sui lanci lunghi di Milinkovic-Savic: una soluzione che contro la Fiorentina aveva portato i suoi frutti.
Il più delle volte il pallone era indirizzato verso una delle due punte, ma quando c’era spazio sulla corsia di destra, vendivano effettuati anche dei lanci sulla corsa di Bellanova.
Il pressing del Napoli era strutturato in modo che ogni riferimento della prima costruzione avversaria venisse marcato a uomo: i tre attaccanti stavano sui tre centrali, mentre le due mezzali marcavano Gineitis e Linetty. La posizione dell’esterno sinistro Rodriguez però, era molto più arretrata rispetto a quella di Bellanova, quindi Anguissa si allargava per marcarlo: a questo punto rimaneva libero un uomo a centrocampo, che doveva essere seguito da Lobotka, il quale a sua volta lasciava libero Vlasic tra le linee.
Il Toro ha cercato di sfruttare il posizionamento di Vlasic alle spalle della prima pressione, sia per sviluppare il gioco in verticlale, sia sulla catena di destra, in modo che potesse combinare con Bellanova.
Sulla catena di sinistra, invece, poteva essere sfruttata la posizione di Rodriguez, che rimaneva all’altezza della linea difensiva. Questo ha intensificato il pressing del Napoli sul lato destro e certe volte ha attirato fuori posizione il terzino destro Di Lorenzo.
In questo modo i granata potevano andare a giocare verticalmente alle spalle della prima pressione, cercando Zapata o Pellegri sulla corsa.
Alcune volte il Toro è riuscito a creare i presupposti per delle buone occasioni, ma come al solito, una volta arrivati nella trequarti avversaria, i ragazzi di Ivan Juric hanno faticato a creare veri pericoli.
LE ROTAZIONI DEL NAPOLI
—In fase di possesso l’obiettivo principale del Napoli è stato quello di effettuare delle continue rotazioni per disordinare il pressing a uomo del Toro, che contro il 4-3-3 avversario è riuscito ad adattarsi bene con le marcature. Molto spesso però, è stato coinvolto anche Meret nella prima costruzione, in modo che il Napoli potesse creare superiorità e sviluppare agevolmente il gioco.
Anche per i partenopei, l’obiettivo è stato quello di attirare il pressing nella propria metà campo, in modo da poter giocare in verticale verso Osimhen, e per far sì che ciò accadesse, anche l’ala sul lato del pallone ripiegava per tirare fuori il braccetto avversario. In questa circostanza Masina e Rodriguez sono fuori posizione e il Napoli può giocare lungo verso Osimhen o l’ala sul lato opposto, in questo caso Kvaratskhelia.
Per facilitare questo processo, il terzino lato palla tendeva a stringere a centrocampo, in modo da liberare la corsia per il ripiegamento dell'esterno alto. In questa situazione vediamo Mario Rui a centrocampo, che trascina Bellanova dentro al campo e libera spazio per Kvaratskhelia.
LA DIFESA DELL’AREA DI RIGORE
—Come abbiamo visto, il Napoli ha creato molti presupposti per sviluppare verticalmente il gioco, ma non sempre è riuscito a trarne vantaggi. Questo specialmente grazie ad Alessandro Buongiorno, che ha battagliato con Osimhen per tutta la partita: il difensore ha vinto 7 duelli difensivi su 13, ha commesso 4 falli e ne ha subiti 3.
Tuttavia, il Napoli ha trovato altre soluzioni per valicare la fortezza granata, ovvero i cross, di cui ben 5 sono terminati in area di rigore. In questa stagione il Torino non aveva mai concesso un numero così alto: le sovrapposizioni esterne o interne dei terzini azzurri hanno messo in grande difficoltà i difendenti granata.
Il gol del vantaggio dei campani nasce proprio da un cross di Mario Rui per Kvaratskhelia in area di rigore, il quale nasce a sua volta da una transizione positiva. Il Toro però, non si è tirato indietro e ha avuto una reazione immediata: sugli sviluppi di un corner, Sanabria si è inventato un gol bellissimo in rovesciata e si è sbloccato dopo un’astinenza che stava durando troppo. Pellegri invece, che uscendo dal campo ha favorito l’ingresso del paraguaiano, è stato autore di una prestazione di nuovo troppo opaca.
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Visto che il rendimento del numero 11 stente ancora a decollare, potrebbe essere l’occasione giusta per concedere più minuti al nuovo arrivato Okereke, magari già dalla prossima partita contro l’Udinese.
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