Sotto la lente

Sotto la lente: Torino-Bologna

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Il Toro fa di tutto per bloccare il Bologna, ma fa troppo poco per impensierirlo
Francesco Bonsi

Anche nel giorno antecedente alla commemorazione del Grande Torino, i granata non riescono a segnare e dunque neanche a vincere. La partita contro il Bologna è la quarta di fila in cui il Toro non riesce a trovare la rete, trattasi del nono 0-0 stagionale.

Questi non sono di certo numeri che ci devono rendere orgogliosi, perché se da una parte c'è una fase difensiva solida e impeccabile, dall'altra c'è una squadra che fatica a creare occasioni, a segnare, a gioire. Il Bologna ha dovuto far fronte alle assenze di Beukema squalificato e Ferguson infortunato: il 4-3-3 schierato da Thiago Motta è molto fluido e punta a disordinare le marcature a uomo dei granata.

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Il Toro torna al 3-4-1-2 con Vlasic (anche se al 28’ dovrà uscire per infortunio) dietro a Zapata e Sanabria; tornano in campo anche Vojvoda e Masina.

Le rotazioni del Bologna e le marcature del Toro

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Una delle squadre più fluide nelle rotazioni, e quindi più difficile da affrontare per il Toro è sicuramente il Bologna. Il piano dei granata era quello di marcare ogni riferimento a tuttocampo, anche se a volte ci sono stati degli obbligati cambi di marcatura in alcune zone del campo.

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Le rotazioni più frequenti le abbiamo viste tra terzini e centrocampisti, i quali avevano il compito di smuovere la prima pressione granata in modo da liberare spazi alle spalle. Non era raro vedere anche uno dei due difensori centrali sovrapporsi a centrocampo, ma molto più spesso si sono accentrati i terzini: in questo caso vediamo che Kristiansen si accentra, Posch si alza, mentre Freuler e Aebischer si abbassano nell’ipotetica posizione che dovrebbero ricoprire i terzini.

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Questo crea spazio a centrocampo poiché Vlasic e Ricci si aprono in marcatura, ma in questo caso è bravo anche Bellanova a stringere.

In questa situazione Posch si trova dentro al campo e Freuler si apre a destra privo di marcature, poiché Vlasic si preoccupa di coprire il centro.

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Questa è una situazione dove non si vede, ma il Toro è andato in difficoltà nelle marcature: Rodriguez è l’uomo più avanzato, la fascia sinistra si libera, Vlasic deve scalare, ma allo stesso tempo coprire le linee di passaggio centrali. Sulla sponda successiva a un rilancio lungo, Freuler riceve il pallone e si trova nella metà campo avversaria a palla scoperta. Nella campo avversaria, gli emiliani hanno conservato l'approccio relazionale che li ha contraddistinti per tutta la stagione, perché se in fase di costruzione i principi del Bologna sono prevalentemente posizionali, negli ultimi 30 metri vige più libertà di movimento e di interpretazione del gioco.

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Qui vediamo addirittura sette giocatori che stanno sovraccaricando il lato destro del campo: questo potrebbe apparentemente creare una congestione, ma durante la stagione il Bologna ha dimostrato di saper giocare nel traffico, grazie alla qualità tecnica di cui dispone.

In questa partita però, gli ospiti faticano a trovare spazi, dato che il Toro si compatta bene nella propria metà campo, nella precedente immagine vediamo addirittura tutti i giocatori sotto la linea della palla. Infatti, il 60% delle conclusioni del Bologna sono arrivate da fuori

area, rivelandosi poco pericolose.

I movimenti sulle catene e la costruzione diretta

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Come di consueto, i granata cercano di sviluppare il gioco lungo le fasce, formando delle catene laterali che implichino agli avversari di scomporsi e concedere vasti spazi. In primo luogo vediamo che nella costruzione 3+2, i due interni di centrocampo sono molto aperti,

poiché sono pronti ad aggregarsi alle rispettive catene laterali. Il Bologna non si scompone e marca a uomo, con le ali incaricate a svariare tra il braccetto e il quinto di parte.

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Il 42% delle azioni sono state sviluppate sul lato sinistro del campo, dove il Toro ha optato prevalentemente per il rilancio lungo. La costruzione diretta, come sappiamo, è una costante del gioco di Juric e in certi casi può rivelarsi efficace.

A sinistra la chiave è stata la massima ampiezza fornita da Rodriguez, che ha attirato l’attenzione di Posch, il quale ha lasciato più volte Zapata in uno contro uno con Lucumí.

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L’occasione definitiva arriva da una situazione simile: Posch si apre in marcatura su Rodriguez, mentre Zapata resta centrale, quindi si libera il mezzo spazio sinistro, fugacemente attaccato da Ilic. Il serbo, dopo essere arrivato sul fondo, metterà un ottimo cross per Sanabria, che stamperà la traversa.

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A destra era più conveniente fare densità, dato che Kristiansen ha concesso poca profondità a Bellanova. Sanabria si è abbassato spesso a muovere palla con Vojvoda, Bellanova e Ricci, attirando il Bologna in quella zona: il ruolo di Vlasic era quello di smarcarsi per andare a ricevere lo scarico e cambiare gioco.

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I cambi del Bologna nel secondo tempo

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Nel secondo tempo il Bologna ha provato più spesso a svuotare il centrocampo per far sì che venisse occupato da Saelemaekers, il quale ha giocato in una posizione molto più interna rispetto a Ndoye. In questo caso vediamo che Fabbian si apre, Freuler e Aebischer si alzano e si crea uno spazio a centrocampo che viene occupato dall’esterno belga.

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Per provare a cambiare la partita, Thiago Motta ha cambiato tutto il blocco offensivo. Sono usciti dal campo le due mezzali Aebischer e Fabbian al posto di El Azzouzi e Moro, mentre davanti Saelemaekers, Zirkzee e Ndoye hanno lasciato il posto a Odgaard, Castro e Orsolini. Nel finale il Bologna, rinvigorito dai nuovi entrati, ha aumentato l’intensità della pressione, mandando in difficoltà il Torino. In un paio di occasioni i granata hanno perso rischiosamente il controllo del pallone, regalando ai rossoblù due occasioni per vincere la partita.

La verità è che nessuno ha prevalso nettamente sull’altro: il Toro ha calciato qualche volta in più, mangiandosi quelle poche occasioni pericolose che si era creato, mentre il Bologna, condizionato anche dalle assenze, ha patito un po’ di più la solidità difensiva avversaria.

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