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sotto la lente

Sotto la lente: Torino-Lecce

Francesco Bonsi
Il Toro riesce a vincere una partita sporca e torna in orbita Europa

Dopo due deludenti pareggi ottenuti contro Salernitana e Sassuolo, il Torino torna a vincere battendo 2-0 il Lecce. Era da più di un mese che i granata non cantavano vittoria davanti al loro pubblico, seppur siano ancora imbattuti nel 2024. I pugliesi si sono dimostrati avversari ostici, sia quando andavano a pressare alti, sia quando si chiudevano nella loro metà campo, amplificando le già note difficoltà del Toro nel creare occasioni da gol. I padroni di casa sono stati comunque bravi a sfruttare le proprie individualità e la loro ottima organizzazione difensiva per portare a casa tre punti importanti, anche in ottica Europa. D’Aversa ha schierato il Lecce con il consueto 4-3-3, dove rispetto all’ultima partita erano presenti Gendrey, Dorgu, Blin, Rafia e Piccoli. Il tecnico abruzzese ha dovuto fare i conti con l’assenza di Banda, quindi ha deciso di schierare Oudin nella posizione di ala sinistra. Per quel che riguarda il Toro, Masina fa finalmente il suo esordio da titolare in difesa, Ilic torna a centrocampo affiancato da Ricci e davanti come partner di Zapata viene scelto a sorpresa Pellegri. L’inserimento di quest’ultimo giocatore nell’undici titolare trasforma il modulo in un 3-4-1-2.

Problemi e soluzioni in fase di costruzione

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Come anticipato da Juric in conferenza stampa, il Lecce non si è limitato a fare una partita attendista, bensì ha cercato di disturbare dal principio la prima costruzione dei granata. La squadra di D’Aversa è nota per essere la quarta in Serie A con il PPDA più basso (dato che misura in modo decrescente l’intensità del pressing di una squadra): nella seguente immagine vediamo il tentativo di andare a marcare a uomo ogni riferimento sul lato del pallone.

Sostanzialmente, il Lecce non ha apportato una pressione asfissiante, ma si è limitato a chiudere ogni linea di passaggio centrale e ogni sbocco laterale: quello che basta per mettere in difficoltà il Torino di Juric. In questo caso vediamo che Masina viene lasciato libero di impostare, ma senza nessuna opzione di passaggio nella zona centrale di campo.

Se poi il gioco veniva indirizzato sulle fasce, il terzino lato palla avversario usciva forte in pressione sull’esterno di centrocampo che andava a ricevere: Gendrey su Lazaro e Dorgu su Bellanova.

Sul lato destro, il Toro aveva la possibilità di sfruttare questo aspetto a proprio favore: quando Dorgu si alzava in pressione, si liberava uno spazio dietro di lui, quindi Bellanova poteva effettuare un dai e vai con Vlasic o Pellegri per attaccare lo spazio alle spalle del suo marcatore.

I granata però non potevano appoggiarsi solo a Bellanova, ma dovevano trovare anche altre soluzioni per scardinare le marcature a uomo avversarie. Nella seguente schermata vediamo tante rotazioni con lo scopo di mandare in confusione le marcature: Lovato sale a centrocampo, Bellanova si scambia di ruolo con Djidji e Ilic scivola in basso a sinistra.

Un movimento molto più frequente era quello di Ricci che scivolava nella linea difensiva: in questo caso si scambia con Djidji, che come visto nel precedente caso, si spinge in avanti per portare via un uomo.

L’ex Empoli era molto più utile quando scivolava sul lato sinistro: come vediamo Almqvist esce in pressione su di lui e in questo modo si libera Masina sulla fascia sinistra. Il marocchino viene poi servito con l’utilizzo del principio del terzo uomo.

 

In certi casi poteva essere prediletto il rilancio lungo da parte del portiere: questo permetteva di tagliare direttamente la prima linea di pressione, ma poi contro una difesa schierata la creazione di occasioni sarebbe diventata difficoltosa. In queste situazioni il Toro ha cercato molte volte il cross in area di rigore, a volte con buon successo, altre volte riuscendo a guadagnare un calcio d’angolo.

Le rigorose marcature in fase di non possesso

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In fase di non possesso il piano del Torino non è stato molto differente da quello adoperato dal Lecce: anche i granata hanno apportato un pressing uomo su uomo, che si alzava quando il gioco veniva indirizzato sulle fasce. Quando uno dei due terzini avversari riceveva il pallone, il quinto sul lato del pallone usciva in pressione alta, mentre quello opposto ripiegava nella linea difensiva.

Il Lecce ha provato ad appoggiarsi molto spesso sugli inserimenti rapidi di Almqvist, il quale è stato contenuto molto bene da Masina, che ha offerto una prestazione di alto livello.

Anche i giallorossi per mandare in crisi le marcature a uomo avversarie ha cercato effettuare molte rotazioni di catena: Oudin essendo un centrocampista tendeva a stringere molto la sua posizione, liberando spazio a Dorgu in ampiezza. Un po’ per limiti tecnici e un po' per l’assenza di uno sprinter come Banda, questi cambi di posizione non sono stati molto efficienti e il Torino si è difeso bene.

I lampi improvvisi nel secondo tempo

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Nel secondo tempo il Toro è riuscito a spezzare la parità grazie a grandi giocate dei propri singoli, specialmente di Bellanova. Essendo che entrambe le squadre marcavano a uomo, la partita si è giocata prevalentemente sui duelli individuali e Bellanova ha stravinto quello con Dorgu: in totale, il numero 19 ha vinto 7/8 uno contro uno, 2/2 contrasti e 3/4 duelli aerei. Dopo pochi minuti dall'inizio del secondo tempo, su una transizione positiva, Ricci riesce a mandare Bellanova in profondità.

Arrivato in area di rigore e dopo una serie di scambi mal riusciti con gli attaccanti, l’ex Cagliari ha fatto partire un tiro preciso da fuori area che si è insaccato in rete. Il fatto che Bellanova sia tra i quattro difensori nati dal 2000 in poi ad aver preso parte ad almeno cinque reti nei cinque grandi campionati europei (con un gol e quattro assist) dimostra che il ragazzo sia in grande crescita.

La scelta di inserire Pellegri nella formazione titolare non ha pagato, mentre l’ingresso in campo di Sanabria ha contribuito ad aprire un po’ di più la difesa avversaria.

La partita si chiude definitivamente con l'espulsione di Pongracic e con il raddoppio di Zapata, che è riuscito a trovare la rete su calcio d'angolo. Anche il colombiano è un giocatore completamente ritrovato: negli ultimi dieci gol segnati dal Toro ha partecipato attivamente sei volte con quattro reti e due assist. La vittoria non può nascondere quelli che sono i problemi dei granata in fase offensiva, ma può dare uno slancio importante in vista delle prossime quattro gare, dove le avversarie saranno Lazio, Roma, Fiorentina e Napoli. Da queste partite il Toro potrà capire quali sono le sue reali aspirazioni.