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Calcio integrazione guadagni

Maria Grazia Nemour
Sotto le granate / Torna l’appuntamento con la rubrica di Maria Grazia Nemour: “ È un calcio di speculazione finanziaria che non conosce passione, figuriamoci la solidarietà verso il mondo che lo sostiene come fosse un figlio o verso le...

Assocalciatori dichiara: «Con la Figc siamo al fianco delle leghe per chiedere al governo provvedimenti speciali».

Sono d’accordo, sono necessari provvedimenti speciali, non so, tipo quelli per assicurare il buono alimentare da spendere in cene da Cannavacciuolo per i calciatori, procuratori, presidenti e dirigenti di Serie A. Di Sky, Dazn.

Che i giocatori si svalutino per la sospensione dei campionati mi può anche rattristare, magari qualcuno non è più un ragazzino, ha il contratto in scadenza, ma devo essere sincera, mi faccio uncruccio di tante ingiustizie, questa no.

Il nostro meraviglioso calcio è all’ultimo stadio del cancro di avidità, è stato capace di mettere a rischio la salute di migliaia di tifosi, oltre che dei giocatori, nelle ultime partite disputate.

I vertici del grande calcio non si sono preoccupati affatto di proteggere le migliaia di persone che a Bergamo hanno urlato felicità per l’ultima volta nella partita di Champions, ignare che poi il suono nelle orecchie sarebbe stato solo quelle delle campane, che per settimane avrebbero suonato a morto a ogni ora.

È un calcio di speculazione finanziaria che non conosce passione, figuriamoci la solidarietà verso il mondo che lo sostiene come fosse un figlio o verso le serie minori, i tanti “operai del calcio” che si reinventano ogni giorno per sopravvivere. Anche in questo tragico momento il potentato calcistico riconferma di avere un solo fine: il profitto.

Senza il minimo accenno di imbarazzo fa ventilare l’idea che il governo dovrà approvare dei provvedimenti speciali per salvarlo.

E diamogliela ‘sta cassa integrazione ai calciatori, procuratori, dirigenti. Occupiamoci di loro, che nessuno rimanga indietro in tempo di crisi, soprattutto quelli abituati a starci sopra, in testa.

Il calcio è qualcosa di profondamente diverso dalla Serie A, è fatto di bambini che vanno a dormire nascondendo il pallone sotto al letto, di persone che allenano i ragazzi sui campetti spelacchiati quando muori dal freddo o crepi dal caldo, di campionati autofinanziati per il gusto di appartenere a una squadra e giocare con quella maglia addosso. Di occhi lucidi, quando tiri fuori dalla scatola le scarpe coi tacchetti, nuove.

Io non so se l’impero del calcio sopravviverà inossidabile al passaggio della crisi sanitaria, economica e sociale che ci sta travolgendo. Se nulla cambierà nelle dinamiche mostruose che dominano il “calcio che conta” vorrà dire che anche le persone avranno compreso poco del messaggio di questo virus: cambiate tutto.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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